Capitolo 6

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Mabel decise di fare quattro passi, voleva schiarirsi le idee, prendere un po' d'aria.
Tornò dopo un'ora, poco più.

"Hey" l'accolse Bruce, che sembrava vagamente nervoso, ma si fingeva tranquillo, quasi allegro, di fatti le sorrise con estrema cordialità.

"Hey" fece eco lei, facendo qualche passo verso il salotto, dove già si trovava lui, in piedi e rivolto verso l'entrata.

"Come stai?" le chiese, avvicinandosi a lei con fare piuttosto amichevole, consapevole che fosse successo qualcosa con Leon. Lo aveva trovato sdraiato sul pavimento del corridoio, era già capitato che facesse qualcosa di simile mentre lei non c'era; lo aiutava a pensare quando si sentiva depresso o roba del genere, a Bruce non importava un ficosecco del motivo per il quale fosse così strambo, semplicemente risultava parecchio fastidioso uscire da una camera e trovarlo lì, gli faceva saltare i nervi.

"Boh" brontolò Mabel, andandosi a sedere su di una poltrona, in una posizione scomposta, con le gambe divaricate e la testa retta da un braccio, a sua volta poggiato sul bracciolo della stessa. Confusa, sbigottita, stralunata, chi più ne ha più ne metta.

"Ti va di parlarne?" si sedette sul bracciolo sinistro della medesima poltrona, chinandosi appena verso di lei, mentre teneva le mani congiunte incastrate fra le ginocchia.

"Non saprei da dove iniziare" si giustificò Mabel, che stava tentando con tutte le sue forze di mettere insieme i pezzi. Di capire chi lei fosse, chi fossero le persone attorno a lei, e metabolizzare le cose che aveva appena appreso.

"Da dove vuoi" la spronò lui, alzandosi dalla poltrona, facendo qualche passo verso la cucina.

"Ti porto un bicchiere d'acqua" la informò, non le chiese se la voleva, più semplicemente si impose, certo che lei non avrebbe rifiutato. Mabel non rimase ad aspettare, si alzò per seguirlo.

"Leon mi ha raccontato di avermi picchiata con l'aiuto di altri cinque ragazzi" disse rapidamente lei, evitando lo sguardo di Bruce, mandando giù il bicchier d'acqua che le porse.
Bruce sorrise sotto i baffi, aspettava solo un passo falso di Leon per poterlo fottere, era perfetto.

"Leon è un ragazzo molto sincero" la informò Bruce, profondamente sarcastico, prendendole di mano il bicchiere vuoto per poggiarlo all'interno del lavandino della cucina. Bruce poggiò i palmi sul top, facendovi leva, poggiandosi ad essa con la schiena.

"Leon è un ragazzo molto stupido" sottolineò Mabel. Era stato stupido a mettersi contro di lei, era stato stupido a farle del male, a picchiarla, era decisamente la persona sbagliata contro la quale mettersi. Era stato ancora più stupido a dirle di averlo fatto, sarebbe stato molto più conveniente per lui fingere che non fosse accaduto niente, di non averla nemmeno sfiorata, raccontarle una storiella romantica e smielata come aveva fatto Bruce e togliersela di mezzo. Invece no.

"Anche" confermò Bruce, scuotendo la testa, senza riuscire a nascondere un sorriso beffardo che cominciò a campeggiare sul suo viso.

"Non riesco a capire se questo significa che posso fidarmi o che non posso fidarmi" Mabel non avrebbe voluto sfogarsi con Bruce, non era certa di potersi fidare di lui, probabilmente non avrebbe dovuto, però lo fece ugualmente, o di quel passo sarebbe impazzita.
Bruce sospirò pesantemente, perché stava per difendere il soggetto che meno sopportava sulla faccia del pianeta, però lo fece.

"Puoi fidarti di lui, puoi fidarti di me, di Spike, di Brian" la rassicurò, accarezzandole una guancia con la mano destra. Stranamente, Mabel non si ritrasse, a testimonianza del fatto che avesse bisogno di aiuto, di ciò che Bruce era sempre pronto a darle in qualsiasi situazione.

"A quanto mi hai detto, ci ho messo anni a fidarmi un briciolo di te, e non abbastanza da non seguirti quando ho avuto un dubbio. Non capisco come dovrei fare a fidarmi ciecamente di voi in quarantott'ore" Mabel aveva ragione, lo aveva seguito, ed aveva anche fatto bene, lo aveva colto in fallo. Era diffidente per natura, divenuta ancora più diffidente per deformazione professionale, e adesso... adesso non si poteva fidare nemmeno dei suoi occhi e delle sue orecchie, dei suoi ricordi inesistenti.

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