𝑾𝒉𝒆𝒏 𝒚𝒐𝒖'𝒓𝒆 𝒚𝒐𝒖𝒏𝒈𝒆𝒓 𝒂𝒏𝒅 𝒍𝒊𝒇𝒆 𝒊𝒔𝒏'𝒕 𝒕𝒐 𝒉𝒂𝒓𝒅 𝒂𝒕 𝒂𝒍𝒍
𝑰𝒕'𝒔 𝒕𝒉𝒆 𝒇𝒂𝒏𝒕𝒂𝒔𝒕𝒊𝒄 𝒅𝒓𝒐𝒘𝒔𝒆
𝑶𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒂𝒇𝒕𝒆𝒓𝒏𝒐𝒐𝒏 𝑺𝒖𝒏𝒅𝒂𝒚𝒔
𝑻𝒉𝒂𝒕 𝒃𝒐𝒓𝒆𝒅 𝒚𝒐𝒖 𝒕𝒐 𝒓𝒂𝒈𝒆𝒔 𝒐𝒇 𝒕𝒆𝒂𝒓𝒔
𝑻𝒉𝒆 𝒖𝒏𝒆𝒏𝒅𝒊𝒏𝒈 𝒑𝒍𝒆𝒂𝒅𝒊𝒏𝒈𝒔
𝑻𝒐 𝒘𝒂𝒔𝒕𝒆 𝒂𝒍𝒍 𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒈𝒐𝒐𝒅 𝒕𝒊𝒎𝒆𝒔
𝑰𝒏 𝒕𝒉𝒐𝒖𝒈𝒉𝒕𝒔 𝒐𝒇 𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒎𝒊𝒅𝒅𝒍𝒆-𝒂𝒈𝒆𝒅 𝒚𝒆𝒂𝒓𝒔L'ennesima litigata, l'ennesimo Brian sfinito che sbatteva la mano sul tavolino guardando gli occhi tristi e gelidi del ragazzo che aveva di fronte. L'ennesima scenata di Roger, l'ennesima porta che sbatteva.
Come un loop.
Ormai era diventato d'abitudine litigare per le stesse sciocchezze.
Un tempo Brian avrebbe racchiuso il corpo tremante di Roger tra le sue braccia, lo avrebbe baciato e avrebbe detto "dimentichiamocelo, ti prego" sussurrando su di esse. E allora avrebbero fatto l'amore fino ad addormentarsi, i respiri irregolari, i capelli impregnati dell'odore dell'altro, le coperte fuori posto, le mani intrecciate e i cuori palpitanti di affetto e dedizione.
Ora non era più così.
Di solito Roger si sarebbe chiuso in camera, mentre Brian, dopo qualche lacrima senza emozioni, avrebbe sistemato il divano e si sarebbe coricato. Come d'abitudine.
Del resto erano soliti fare così negli ultimi mesi, passati a tirarsi sguardi di incomprensione e sorrisi sbagliati, quei sorrisi docili, mansueti, vuoti. Come tutto il resto d'altronde.
Ma quella sera no, Brian si era chiuso nella camera che entrambi condividevano una volta, e dove avevano condiviso emozioni astratte e splendide, buttandosi sul letto, nel lato che apparteneva a Roger e che profumava ancora di lui, racchiudendosi in se stesso, in posizione fetale.
E allora era scoppiato, aveva pianto. Sul serio stavolta. Non andava più. Lo sapevano entrambi, ma non volevano ammetterlo affatto. La verità era che l'uno, senza l'altro, non sarebbe riuscito ad andare avanti. Ormai si erano abituati alla loro presenza costanti, ed erano troppo fragili per soffrire, incrinarsi pericolosamente come un vecchio bicchiere di cristallo in un servizio d'epoca. Come quello che Roger, in un Natale passato da Brian, aveva fatto cadere involontariamente sotto gli occhi severi dei signori May.
Quel giorno avevano fatto l'amore nel bagno della casa dei genitori di Brian, all'oscuro di tutto e di tutti, perché non riuscivano a fare a meno l'uno dell'altro.
Le mani che vagavano ovunque, le labbra che si bramavano, i corpi che si attendevano, i cuori che si cercavano.
Era bello, si.
Ma ormai era impossibile far combaciare due pezzi di puzzle con due figure diverse ritratte sopra. Una volta forse queste figure sarebbero potute stare bene insieme, formare un disegno, un progetto, un' idea, ma ora no, non più.
Inutile dire che Brian voleva Roger, lo voleva come prima, più di prima, lo voleva con sé, ne necessitava come necessitava di ossigeno per respirare, di acqua per dissetarsi. E Roger era stato la sua acqua, il suo ossigeno, la sua sana illusione.
Ma il tempo non aspetta per nessuno, e lentamente muta le cose, muta i luoghi, muta i caratteri, muta le persone. Le sventra, le ribalta, le disegna, si diletta nel distruggerle così come nel ricomporle. Le invecchia, le sfigura, le spezza.
Quando si è più giovani e la vita non è troppo dura e l'amore non è capace di spaventare nessuno, nemmeno il tempo.
Di quando la fantastica sonnolenza delle domeniche pomeriggio, che ti annoiava fino alle lacrime, dava il via alle passioni più sconsiderate, laddove ogni momento era buono per fare l'amore e assaporare il corpo dell'altro con la più assoluta cura.
E ora che i loro corpi li conoscevano a memoria era tutto diverso.
Nelle domeniche si trovavano ora perenni pretesti, per distruggere i momenti buoni, e per l'amore c'era poco spazio, poco tempo, poca voglia. Solo il pensiero della vita da adulto aleggiava attorno, prima invisibile, poi perennemente presente, come una catena legata al collo, che dava uno strattone ogni qualvolta le emozioni scalciavano per tornare a galla, strozzandole sul nascere.
Ed era finita così.
Così terribilmente presto, così terribilmente male.
Così, senza dire nulla, senza avvertire.
Così.
Roger ora bussava alla porta. Brian lo sentì entrare, coricarsi accanto a lui, sospirare affannosamente, a causa forse del pianto, accarezzare ora il suo tiepido corpo sussultante, con un torpore ed un silenzio innati nell'aria della stanza velata dalla luce soffusa del lampadario appeso al soffito a cui mancava una lampadina.
"Dovremmo ricomprarla" diceva sempre.
Si stringeva a lui, gli baciava il collo, baci umidi che non sapevano che di lussuria e noia, null'altro più di qualche misera voglia del corpo dell'altro, e che altro fare se non assecondarli.
Ne aveva bisogno, e stavolta pensò solo per se, così come probabilmente fece Roger.
Con l'unico scopo di raggiungere l'estasi corporale personale.
Non fecero l'amore.
Il sesso lo odiavano entrambi.
Eppure quella sera non gli sembrò così sbagliato riempire quella stanza fiocamente illuminata da ansiti e gemiti vuoti, vuoti come i loro cuori, che non si riconoscevano, come le loro pupille che si guardavano, fisse, consapevoli e ignobili, come le loro mani, i loro movimenti, sempre uguali.
Una volta avrebbero accompagnato quel genere di serate da infiniti attimi di carezze e dolcezza, una coperta, qualche citazione superba e bellissima da parte di Brian, qualche canzone canticchiata a bassa voce da Roger, qualche sorriso fugace e qualche bacio rubato nel sonno.Non funzionava più, lo sapevano entrambi.
"Bri? Bri dove sei?"
Il biondo giovane corse per la casa, cercando il ragazzo ovunque.
Non sentiva più le stesse cose, ma tentava di riparare quei vuoti che aveva dentro con qualche sorriso in parte falso, in parte stanco, ma Brian questo non lo sapeva.
"Dai facciamo tardi su" sorrise entrando nella stanza da letto, vedendo il suo Brian ancora steso, mezzo insonnolito, con i capelli arruffati e le guance rosse.
Si sedette sulle sue gambe, posando la sua testa sul petto del maggiore e sentendo la sua mano accarezzargli la chioma. Una volta quel tocco lo avrebbe mandato in fibrillazione, ma era da qualche giorno che Roger non capiva cosa gli stesse accadendo.
Si tirò su, andando a lasciare un bacio rapido sulla bocca di Brian, che non contento lo attirò a se, trasformando quel bacio dolce in un movimento impudente e perverso delle loro labbra.
"B-bri... faremo tardi.. ci aspettano"
Il più grande prese Roger per i fianchi, stringendolo sempre più a se, con lo sguardo carico di desiderio vero.
"Che vuoi che succeda? Aspetteranno no?".
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𝙏𝙄𝙈𝙀 𝙒𝘼𝙄𝙏𝙎 𝙁𝙊𝙍 𝙉𝙊 𝙊𝙉𝙀 - 𝘘𝘶𝘦𝘦𝘯
Fanfic𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭'𝘪𝘯𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘦𝘳𝘤𝘪𝘵𝘢𝘳𝘮𝘪 𝘴𝘶 𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘪 𝘵𝘦𝘮𝘪 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘪, 𝘷𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘨𝘰 𝘥𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦...