𝐿𝑖𝑎𝑟 - "𝐷𝑒𝑎𝑟𝑐𝑢𝑟𝑦"

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𝑰 𝒉𝒂𝒗𝒆 𝒔𝒊𝒏𝒏𝒆𝒅 𝒅𝒆𝒂𝒓, 𝑭𝒂𝒕𝒉𝒆𝒓

𝑭𝒂𝒕𝒉𝒆𝒓, 𝑰 𝒉𝒂𝒗𝒆 𝒔𝒊𝒏𝒏𝒆𝒅
𝑻𝒓𝒚 𝒂𝒏𝒅 𝒉𝒆𝒍𝒑 𝒎𝒆, 𝑭𝒂𝒕𝒉𝒆𝒓
𝑾𝒐𝒏'𝒕 𝒚𝒐𝒖 𝒍𝒆𝒕 𝒎𝒆 𝒊𝒏? 𝑳𝒊𝒂𝒓
𝑶𝒉 𝒏𝒐𝒃𝒐𝒅𝒚 𝒃𝒆𝒍𝒊𝒆𝒗𝒆𝒔 𝒎𝒆, 𝒍𝒊𝒂𝒓
𝑶𝒐𝒉, 𝒘𝒉𝒚 𝒅𝒐𝒏'𝒕 𝒚𝒐𝒖 𝒍𝒆𝒂𝒗𝒆 𝒎𝒆 𝒂𝒍𝒐𝒏𝒆?
𝑺𝒊𝒓𝒆 𝑰 𝒉𝒂𝒗𝒆 𝒔𝒕𝒐𝒍𝒆𝒏, 𝒔𝒕𝒐𝒍𝒆𝒏 𝒎𝒂𝒏𝒚 𝒕𝒊𝒎𝒆𝒔
𝑹𝒂𝒊𝒔𝒆𝒅 𝒎𝒚 𝒗𝒐𝒊𝒄𝒆 𝒊𝒏 𝒂𝒏𝒈𝒆𝒓
𝑾𝒉𝒆𝒏 𝑰 𝒌𝒏𝒐𝒘 𝑰 𝒏𝒆𝒗𝒆𝒓 𝒔𝒉𝒐𝒖𝒍𝒅
𝑳𝒊𝒂𝒓, 𝒐𝒉 𝒆𝒗𝒆𝒓𝒚𝒃𝒐𝒅𝒚 𝒅𝒆𝒄𝒆𝒊𝒗𝒆𝒔 𝒎𝒆
𝑳𝒊𝒂𝒓, 𝒐𝒐𝒉, 𝒘𝒉𝒚 𝒅𝒐𝒏'𝒕 𝒚𝒐𝒖 𝒍𝒆𝒂𝒗𝒆 𝒎𝒆 𝒂𝒍𝒐𝒏𝒆?

Tenevi gli occhi chiusi, così come i pugni.
Non volevi vedere e non ne avevi la minima voglia.
Le chiese ti avevano sempre fatto quello strano effetto.
Non credevi affatto in Dio, né mai lo avresti fatto.

Entrasti come intimorito, intimorito dalla grandezza di quella cattedrale, imponente e vasta, capace di farti sentire piccolo come non ti eri mai sentito in vita tua, come un animale in gabbia. Camminasti lentamente, guardandoti attorno, il cuore batteva rapidissimo, oppure era fermo, non saresti stato capace di dirlo.
Tutto in quel luogo sembrava giudicarti.
Bugiardo.
Le statue con le dita marmoree puntate tutte esclusivamente contro di te.
Bugiardo.
Gli occhi di ghiaccio degli affreschi sacri, pieni di colori accesi e pregni di storia, sembravano riconoscerti tra gli altri, e ti guardavano con insistenza.
Bugiardo.

"Ha bisogno di aiuto?"
Ti voltasti.
Che io sia dannato, pensasti, come se ignorassi di esserlo già.
Quella figura che si stagliava angelica tra le colonne purpuree e pallide ti guardava, era giovane, una carne forse un po' troppo fresca da tentare, non è vero, Signore?
Il ragazzo ti si avvicinò. Sembrava essere così a suo agio in tutta quella imponenza, appariva docile e dedito a Dio, visto da uno sguardo distante e lontano, come quello di tutti, là dentro.
Tutti tranne te.
Forse i suoi capelli erano un tantino lunghi dall'ultima volta, ma nessuno sembrava preoccuparsene.
"Io... sento il bisogno di confessarmi, ha idea di chi potrebbe occuparsene qui?"
Dicesti, a bassa voce, quasi vergognandotene.
Lui sembrò capire e annuì, intimandoti di seguirlo.
Camminaste per il grande corridoio centrale, fino a quando lui svoltò a sinistra, verso un confessionale ligneo e abbastanza misero per quel luogo.
Lui sembrò capire cosa tu stessi pensando.
"Qualunque cosa tu abbia fatto, il perdono di Dio è immenso".
Bazzecole, pensasti.
Ti inginocchiasti, una volta che lui si fu sistemato nella celletta adibita al suo ruolo. Disse qualche rapida formula in latino, per poi tacere e aspettare un tuo segno.
Tu avesti paura, Farrokh.
"Ho peccato, caro padre.. ho peccato, peccato molte volte.. ho alzato la voce preso dalla collera nonostante sapessi che non avrei mai dovuto. Eppure non sono mai stato bravo a trattenermi".
Egli sembrava assorto nei suoi pensieri, ma in quel momento non te ne accorgesti. Era ilare e allo stesso tempo idilliaco, mentre lo guardavi, attraverso la rete che vi divideva.
Aspettasti qualche secondo, lui voltò la testa nella tua direzione, sorrise tranquillo e disse, ignaro

"Vai avanti"

Sorridesti, forse un sorriso perverso, forse un sorriso normalissimo.
Poi scandisti:
"Ho ucciso molti uomini, ne ho violentati alltrettanti, ho guardato la loro carne sporcarsi del loro stesso sangue malato. Ma non l'ho fatto per me, per il mio puro piacere personale.
Oh no Signore, l'ho fatto per tutti i poveri bambini che ogni benedetto sabato, dalle tre del pomeriggio, erano costretti a soccombere ai loro malati desideri perversi, desideri di uomini apparentemente inviolabili, senza peccato. Ho bestemmiato Iddio mentre lo facevo, guardandoli contorcersi dal dolore mentre soffrivano dei loro stessi sbagli."
Sussurrasti in preda alla più violenta eccitazione. Ora lo guardavi, guardavi lui che incrociava terrorizzato i tuoi occhi, iniettati di sangue probabilmente. Tremava, il ragazzo, tremava, sapeva di cosa tu stessi parlando.
Lui sapeva.
Fece come per dire qualcosa ma le parole gli si strozzarono in gola.
Godevi a vederlo così, che annaspava nella sua stessa aria, che cercava qualche scusa assurda per scappare da quella cabina, da quella chiesa, da quella città.
Continuasti, con lo stesso tono tranquillo con il quale avevi iniziato, qui il bugiardo non eri tu, era lui.
"Oh, Padre, ma non mi pento di tutto questo, anzi, sa perché sono qui?"
Sembrò sussurrare un 'no'.
Probabilmente stava anche piangendo, pregava, pregava quel Dio al quale tante volte aveva rinunciato per soddisfare i suoi più peccaminosi desideri.
"Sono qui per te. John Richard Deacon.
Non so se ti ricordi di lei, Kashmira, Kash per gli amici - sussurrasti a denti stretti - aveva solo dieci anni, padre, dieci fottuti anni. Lei era mia sorella.".
Lui ora era pallido come le statue. Le stesse che ora puntavano il dito contro di lui.
Bugiardo, sembravano dire.

Immediatamente lo vedresti uscire, gettarsi fuori da quel confessionale, correre con una mano davanti alla bocca verso la sagrestia.
Lentamente allora ti alzasti, e lo seguisti.
"Oh no, Padre, non ti farò del male" sorridesti, mentre lui correva ancora. Arrivò alla sagrestia, le mani che gli tremavano, la aprì, voleva chiudersi dentro.
Troppo tardi John, sono qui.
Si gettò ai tuoi piedi, implorò perdono, pianse.
Lo prendesti per la collottola, lo tirasti su alla tua altezza e sorridesti, dolcemente, con un'espressione tranquilla sul viso.
"L-la p-prego.."
E lo baciasti.

Sembrò sussultare, ma non si staccò, anzi, portò le mani alle tue guance, chiudendo gli occhi e smettendo di singhiozzare in un'azione di sconsiderato aiuto, di supplice, di implorante.
Assurdo, pensasti.
Ti staccasti, lo guardasti negli occhi, rossi dal pianto. Era davvero bello, ma non si meritava di vivere.
"John.." sussurrasti.
Sembrò ascoltarti.
John ti ricordi quando mi dicesti che mi avresti amato sempre e comunque, che mi avresti protetto.
Ti ricordi quando, davanti ai tuoi amici, facesti cadere il mio pranzo, dicendo 'i cavalli mangiano a terra!'.
"John.. tu non ti ricordi vero?"
E improvvisamente sembrò illuminarsi.
Una luce tremenda e fioca, triste e spaventata.
Le tue labbra gli erano sembrate così familiari, i tuoi occhi così.. così casa.
Ormai era troppo tardi, John.
"F-Farrokh.. non sapevo che.."
Lo zittisti, rapido, indolore per lui, dolorosissimo per te.
Dopotutto lo amavi.
Aveva ancora gli occhi aperti, ciechi, le labbra fredde.
Si, lo baciasti ancora.
Togliesti poi il tuo coltello dal suo costato e te ne andasti.

Ora anche tu avevi gli occhi chiusi, nessun coltello stavolta, solo del sano e amaro dolore, non respiravi nemmeno più.

Bugie, padre, bugie.

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Hey salve a tutti!
So che è diversa rispetto alle solite one shot che vi propongo, ma mi andava di scrivere qualcosa di diverso.

𝙏𝙄𝙈𝙀 𝙒𝘼𝙄𝙏𝙎 𝙁𝙊𝙍 𝙉𝙊 𝙊𝙉𝙀 - 𝘘𝘶𝘦𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora