tu:
Ero da lui per qualche giorno, e decidemmo di andare a prenderci un aperitivo fuori la sera così, ci mettemmo in macchina e lui alzò la musica. Nel suo CD ci sono molte canzoni che mi piacciono, e in un attimo ci trovammo a cantarle insieme. A squarciagola, come due giovani innamorati alle prime armi.
Ci fermammo, arrivati al locale e scendemmo dalla macchina. Lui mi guardò e mi prese la mano, delicatamente, sorridendomi. Arrivati al locale ordinammo, ma continuavamo a guardarci, complici. Eravamo proprio due complici. Quei due ragazzi che si guardano, sorridono, si stringono le mani, e va bene così. Senza troppe sdolcinerie.
Finimmo, e lui pagò, anche per me. Non trovo sia stato scontato, perché le cose, io, ho sempre dovuto pagarmele da solo.
L'ho ringraziato infinite volte, ma lui sorrideva, rassicurandomi che l'aveva fatto con il cuore.
Arrivati in macchina, eravamo fermi ad un parcheggio senza nessuna macchina accanto. C'eravamo solo noi. Noi e il nostro amore.
Decidemmo di metterci nei sedili posteriori, e iniziammo a parlare.
Parlammo con il cuore in mano, come non è mai solito fare. Come solo con chi vuoi passare il resto della vita, parli.
L'amore è lui che mi disse che aveva paura. Aveva paura di tutto quell'amore. E l'amore ero io, che gli dissi di aver paura di non ricervelo più, tutto quell'amore. Si mise quasi a piangere, e io facevo lo stesso. Stringendolo a me. Non volendolo lasciare più.
L'amore è lui, che mi ha presa così, nonostante me. L'amore sono io, che l'ho preso così, nonostante lui.
L'amore è lui che si secca se mi trascuro. Che mi incoraggia quando sto per mollare e che mi capisce più di quanto lo faccia io, senza avere la presunzione di farmelo sapere.
Ecco, credo che l'amore sia questo, credo che io e te, caro Hoseok, siamo la rappresentazione del vero amore.
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