VI

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Un rumore di passi, poi il silenzio.
Poi ancora dei passi e, alla fine, il cigolio di una porta.
"Mi chiedevo quando saresti arrivato qui caro Rufus"
"Mi stavo ponendo la stessa identica domanda My Lady" continuò prontamente l'uomo avvicinandosi alla donna e facendole il baciamano
La donna si alzò dalla poltrona rosata sulla quale sedeva poco prima dell'arrivo dell'uomo, poi andò a prendere la teiera e versò un po'del contenuto in delle graziose tazzine.
Rufus proferì parola:"Penso di averla vista guardando verso le finestre, sai?"
"Probabilmente...graziosa, non è vero?" sussurrò la donna sorseggiando il te.
L'uomo annuì, poi posò la sua tazzina sul tavolino, si aggiustò l'abito e concluse chiudendo la porta:"Con mio dispiacere, devo andare a porgere i miei saluti agli altri invitati, Oz per primo. Spero di rivederti durante la cerimonia, Lady Cheryl."
Gilbert, da sempre servitore del ragazzo aveva posto lui questa domanda poco prima di entrare al palazzo dei rainswort:"Sei agitato Oz?"
"Non molto. Sono solo un po' scosso ancora per ciò che è successo con Yura" confessò tutto d'un fiato.
Il ragazzo dai capelli corvini posò una mano sulla spalla del biondo:"Guardami" gli ordinò.
Gli occhi color ambra di Gilbert si specchiano in quelli verdi di Oz. Quegli occhi erano come pozze d'acqua: non riuscivi a scavarci dentro, se solo provavi ad immergerti in quell'acqua ne venivi risucchiato. Gli occhi di Oz, per quanto potessero essere magnetici ed intriganti erano come una barriera, spesso non si riusciva a capire quali realmente fossero le sue intenzioni, spesso non lo si comprendeva proprio: in quel verde si rifletteva l'immagine che il biondo aveva davanti, quegli occhi non erano lo specchio della sua anima. Soltanto Gilbert, con il tempo, era riuscito a rompere un pezzo di quello specchio, un piccolo frammento era andato perduto e, ad una parte dell'anima di Oz, veniva lasciata l'opportunità di venir fuori.
"Andrà tutto bene, finché ci sarò io con te non devi aver paura di nulla. Adesso entriamo." terminò abbracciandolo.
Il grande portone di villa rainsworth si aprì, i due ragazzi varcarono la soglia dopo aver salito i gradini che conducevano all'entrata ed entrarono.
Nel momento in cui misero piede nel palazzo, gli occhi di tutti furono su di loro, d'altronde era l'ingresso nella società del legittimo erede dei Vessalius. Il biondino si ritrovò catapultato in pochissimi secondi in un mondo totalmente differente da quello in cui aveva sempre vissuto: iniziò a stringere mani a tutti gli ospiti, ringraziarli e poi sorridere ai loro inchini in segno di riconoscenza.
Mentre gli ospiti erano interessati alla vita di Oz ed erano vogliosi di parlare con lui e porgli qualsiasi domanda, uno degli invitati più importanti girovagava ancora per il palazzo senza meta, o almeno così sembrava.
•🥀•
La ragazza sussultò sentendosi dire quelle parole, si voltò di scatto trovandosi davanti la persona dalla quale prima voleva scappare.
"Non pensavo che questo abito ti sarebbe stato così bene..." continuò lui prendendo le docili mani della ragazza.
Break la squadrò attentamente, si soffermò su ogni minimo dettaglio, non si fece troppi problemi, ormai per lui Sharon era come una sorella o almeno, lo era sempre stata. Osservandola si rese conto di quanto fosse cresciuta: non era più un uccellino che rimaneva sempre al suo fianco ed aveva paura di volare, adesso era libera. Non aveva più bisogno di lui, era diventata una ragazza forte, e solo in quel momento, quando lei alzò la testa ed i loro sguardi si incrociarono, si accorse di come potesse perderla da un momento all'altro. Non avrebbe sopportato che anche Sharon sparisse dalla sua vita, non così e non adesso.
"Esageri sempre" rise lei arrossendo.
"Non è vero" ribatté accennando un sorriso.
Si sentì un suono: erano appena scoccare le dieci, il ballo sarebbe iniziato a momenti. Sharon guardò la porta dietro di lei, sarebbe dovuta entrare eppure voleva rimanere lì con lui senza far nulla, ridendo e parlando come facevano sempre.
Le parole di Break, però, la riportarono con i piedi per terra ponendo fine a quella sua fantasia:"Adesso va, prima che ti diano per dispersa. Non sei neanche venuta a salutare Oz".
La ragazza annuì e fece per aprire le porte, poi si voltò:"Pretendo un ballo con te stasera, uno reale però! Non come quelli che facevamo in balcone qualche anno fa" rise lei entrando nella sala.
Il cappellaio rimase spiazzato: tentò di seguire la figura di Sharon fin quando le porte non si chiusero, poi ripensando alle sue parole un velo di tristezza ricoprì il suo volto. Spostò il suo ciuffo albino sfiorando con la punta delle dita il suo occhio rosso, poi sospirò.
Il ticchettio dell'orologio, poi un ghino:"Cosa succede? Lei non sa nulla, cappellaio?"

le lancette dell'orologio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora