Capitolo 1.

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Luglio 2018
Firenze.

Il mio grande giorno è finalmente arrivato , un giorno che ho aspettato tanto , un giorno che ho desiderato arrivasse il prima possibile , altre volte , mentre mi disperavo tra appunti e libri , pensavo non sarebbe mai arrivato .

E invece ce l'ho fatta .

E' il giorno della mia laurea.

Architettura , quello che ho sempre voluto fare.

"Blue , tesoro, ci sei?"
Chiede mio padre bussando allo stipite della porta della mia camera.
"Sono arrivati tutti , sono giù che ti aspettano."
Aggiunge guardandomi con sguardo fiero e già commosso.

"Non piangere papà , o farai piangere anche a me."
Rispondo sistemandomi un boccolo biondo , liscio il tessuto dei pantaloni a palazzo rossi , sistemo la camicia nera nei pantaloni e prendo la giacchetta abbinata ai pantaloni anche se so già che morirò di caldo.

"Non sto piangendo."
Risponde quando lo prendo sottobraccio per farmi aiutare a scendere le scale , ho dei tacchi non troppo alti ma non vorrei rischiare di rompermi una caviglia il giorno della mia laurea.
Sento un brusio provenire dalla cucina , segno che ci sono svariate persone e difatti quando arrivo ci sono i miei nonni paterni , zio Riccardo con zia Anna , mio fratello Tommaso con Chiara , Paulo con Oriana ed Alicia e poi Federico , bellissimo , con un meraviglioso smoking che gli fascia perfettamente il corpo , bellissimo , bellissimo da far male.

"Blueeeeee."
La voce di mia sorella Sofia mi fa sorridere , si dimena dalle braccia di nonno Giuseppe perché vuole venire da me, sorrido e mi avvicino prendendola tra le mie braccia dopo aver dato un bacio a mio nonno , osservando quegli occhioni azzurri contornati da qualche ruga che ormai amo tanto , un bacio fra i ricci rossi mogano di nonna Caterina e poi mi dedico a Sofia che si è appoggiata alla mia spalla.

"Che c'è amore mio?"

"Devi andare via?"
Mi chiede triste.

"No amore , non devo andare via , dobbiamo andare alla mia laurea."

"Anche io vengo?"

"Certo , anche tu."
Mi butta le braccia al collo ridendo felice e io la tengo stretta a me , sentendo il bene che le voglio farmi quasi esplodere il cuore.

Abbraccio per prima Alicia , senza bisogno di dire molte parole , Alicia è qualcosa di indescrivibile per me . E' come la madre che mi è stata negata negli ultimi anni. Mi accarezza , le bacio la fronte ma non usiamo parole superflue.

Saluto i miei zii che mi abbracciano commossi , poi saluto Paulo , sempre con la mia peste in braccio.

Ho conosciuto l'argentino ormai un anno fa , quando ho accompagnato Federico a Torino per le prime  settimane , non sono uscita molto se non per portare fuori Wendy e Spike o fare la spesa , una sera Federico mi ha portata a cena , al sushi di Roberta Sinopoli , c'erano un paio di persone della squadra , fra cui Paulo , è stato il primo a rivolgermi parola, mi ha fatta ridere , poi la settimana dopo è rimasto a Torino con me ,dato che aveva una squalifica da scontare, abbiamo passato il weekend insieme legandoci in modo indissolubile.

"Grazie di essere qui."
Gli sussurro all'orecchio.

"Non avrei mai potuto perdermi questo giorno che ti sento nominare da quando ci conosciamo."
Ridiamo, non diciamo più nulla e saluto Oriana che ho conosciuto a Novembre , nel weekend della festa di compleanno di Paulo , è stata la prima volta che l'ha portata in Italia , avevano una partita ed allo stadio era spaesata , non sapeva nemmeno una parola d'italiano , io lo spagnolo lo sapevo bene dato il mio quarto anno di liceo a Buenos Aires , Paulo mi aveva chiesto per favore di starle accanto  in questa realtà che non le apparteneva e alla fine le sono rimasta vicina alla partita , alla festa , nei giorni seguenti. 
C'era anche Alicia , quella santa donna di Alicia , a cui ho imparato a volere un gran bene anche se solo un briciolo di quello che lei vuole realmente a me.

Sei la strada che porta alla vita.- Federico Bernardeschi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora