Il crepitio della pioggia che si scaglia sulla finestra, il ticchettio ritmato dell'orologio appeso nella parte di muro al di sopra della lavagna e il mormorio degli studenti: ecco la mattinata tipica di una sezione di paranormologia e Vincenzo, come ogni giorno, rimaneva seduto da solo e in silenzio, in fondo alla classe, scrutando con cinismo e disprezzo i propri coetanei.
È sempre stato un ragazzo emarginato dal resto della classe, venendo definito "strano" e ignorato da tutti. Veniva considerato dagli altri solo per chiedere aiuto durante i compiti in classe o le interrogazioni, per via della sua intelligenza, decisamente fuori dal comune.
Mentre gli altri erano intenti a urlare, insultarsi e agitare i pugni alzati, Vincenzo rimaneva composto in fondo all'aula, come al suo solito, senza compagno di banco. Guardava fuori dalla finestra, non che ci fosse molto da guardare. Un piccolo giardino con qualche alberello su cui erano incisi disegni osceni, circondato da cipressi ben più alti che impediscono di vedere oltre. Il ragazzo, immerso nei suoi pensieri, fissava le gocce d'acqua che, lente, scivolavano sulla superficie trasparente della finestra, unendosi ad altre in qualche occasione.
La confusione del cambio d'ora si placò velocemente quando due studenti, appiccicati alla porta per vedere se il professore Kibo stesse arrivando, corsero verso i propri posti, imitati dal resto della classe. Vincenzo distolse lo sguardo dalla finestra. Il professore non era da solo!
Accanto a lui, uno studente magro e con la pelle chiara, in perfetto contrasto con i capelli totalmente neri - eccezione per una ciocca blu elettro - scrutava la classe, i suoi occhi neri e spenti viaggiavano tra gli studenti, fermandosi quando incrociarono lo sguardo di Vincenzo.
«Vi presento Giovanni Nokoribi, il vostro nuovo compagno di classe!» il professore diede una pacca sulla spalla al nuovo studente e indicò il posto vuoto in fondo alla classe «Puoi sederti lì, accanto a Vincenzo Yami. È un ragazzo tranquillo, non dovresti avere problemi.»
Il ragazzo annuì, scivolò con leggerezza tra i banchi scolastici e si sedette accanto a Vincenzo, intanto il professore Kobo stava sistemando la propria valigetta in pelle sulla scrivania, preparandosi a iniziare la lezione.
Il silenzio che si era creato con l'arrivo di Giovanni si ruppe quasi subito, sibili sfrecciavano lungo l'aula nel mormorio generale.
«Mi mette i brividi!»
«E quei capelli blu? Sembra un drogato...»
«Mah, che malato.»
Il professor Kibo ristabilì il silenzio. Giovanni, noncurante di ciò che sentiva dire dai compagni, cominciò a seguire con attenzione la lezione.
Vincenzo non poté fare a meno di notare il modo in cui prendeva e posava i libri e la postura, perfettamente composta. Vide anche che Giovanni era particolarmente interessato alla lezione, che invece lui riteneva noiosissima, e questo lo fece sentire un po' invidioso perché, per quanto gli piacesse la materia - Storia del Paranormale - col professor Kibo era arrivato al punto di odiarla.Finite le lezioni, Vincenzo si avvicinò a Giovanni più di quanto già non fosse, e provò a rompere il ghiaccio.
«Hey, perché hai deciso di iscriverti in un istituto di paranormologia?» si accorse, mentre parlava, che non era poi così bravo nel socializzare con qualcuno.
«Chiedi a tutti i nuovi arrivati il motivo della loro scelta?» accennò un sorriso, che sparì subito dopo, dando spazio ad uno sguardo intenso «Hai presente i recenti casi paranormali? Neo-Eden 3 è sempre stata una città senza individui del genere, fino a qualche tempo fa.»
Vincenzo fece cenno di sì con la testa.
«Ecco. Ho avuto...» iniziò a sussurrare, guardandosi intorno come se temesse che qualcuno potesse sentirlo «... delle visioni, esperienze paranormali.»
«Hai la mia curiosità adesso.» Vincenzo rise, come se ciò che avesse sentito fosse stato detto con goliardia, quando in realtà era il contrario. «E dimmi, che tipo di visioni hai avuto?»
«Ciò che ha portato gli individui paranormali qui a Neo-Eden 3 è un'enorme minaccia per noi. Sto parlando di alieni, esseri di altri pianeti!» Giovanni si guardava attorno freneticamente, verificando che nessuno stesse origliando.
Il sorriso di Vincenzo sparì.
«Come fai a saperlo? In più, ti stavi guardando attorno, non vuoi che nessuno sappia ciò che hai detto, ho ragione?»
Giovanni annuì.
«Allora perché sei venuto a dire tutto ciò a uno come me, che hai appena conosciuto?»
Giovanni si alzò, mettendosi la mano destra in tasca.
«Molto semplice, Vincenzo Yami.» il ragazzo ancora seduto si stupì, Giovanni aveva sentito una volta sola il suo nome e l'aveva già memorizzato «Ti ho già visto. In una mia visione.» sorrise.
«Che vuol dire?» Vincenzo si alzò di scatto, senza distogliere lo sguardo dagli occhi spenti di Giovanni.
Dalla tasca, il ragazzo dai capelli neri uscì un bigliettino di carta stropicciato e lo posò sul banco.
«Adesso devo proprio scappare. Ti lascio il mio numero. Chiamami e ti spiegherò meglio più tardi. Ci sentiamo!» fece una V con l'indice e il medio.
Vincenzo non arrivò in tempo a ricambiare il saluto che Giovanni scomparve nella folla informe di stupendi davanti ai cancelli scolastici.
Prese il bigliettino, registrò il numero sul proprio telefono e si incamminò verso casa a sua volta.
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Society's Paranormals [In Riscrittura]
Paranormal"Il crepitio della pioggia che si scaglia sulla finestra, il ticchettio ritmato dell'orologio appeso nella porzione di muro al di sopra della lavagna e il mormorio dei miei compagni di classe: ecco la mattinata tipica di una sezione di paranormologi...