Capitolo V - La Squartatrice

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Lia sghignazzò rumorosamente, la sua voce si fece distorta, come se fosse stata pesantemente modificata da un software in modo da occultarne l'identità.
"Avevo intenzione di divertirmi un po' con voi, prima di uccidervi... ma non mi lasciate altra scelta, se non quella di ammazzarvi adesso." il suo viso si inclinò in senso antiorario e i suoi occhi puntavano, intensamente, me.
"Scordatelo! Non perderemo contro di te, strega!" ormai ero rabbioso contro quell'essere paranormale.
La donna ricominciò a ghignazzare, i suoi denti però si mostrarono più appuntiti di prima, quasi come fossero zanne di lupo.
"Perché ti ostini a lottare una battaglia che non puoi vincere?"
"Non posso lasciar correre su una donna con poteri paranormali che si diverte a uccidere degli innocenti!", i ricordi dei miei genitori mi si presentarono come veloci diapositive, malinconiche e fuggiasche.
"Interessante..." raddrizzò il viso per qualche istante "finalmente avrò una preda divertente da cacciare." rivolse lo sguardo verso Giovanni "E tu, invece, perché non sei scappato quando potevi?" il mio compagno mi guardò, mi fece un cenno con la testa, per poi rivolgerla verso Lia.
"Siamo qui perchè abbiamo un caso da risolvere, siamo un duo, lui è rimasto ed è pronto ad affrontarti, e così anch'io!" provai un senso di fiducia nei suoi confronti che non provavo dall'infanzia, un legame che va oltre l'essere conoscenti.

La risata pesantemente distorta e inquietante della donna rieccheggiò all'interno di quel buio piano del parcheggio. Io e Giovanni rimanemmo fermi, con la schiena leggermente inarcata e le braccia aperte, pronti a qualunque attacco o diversivo della Squartatrice.
"Voi due siete davvero uno spasso, devo ammetterlo! Non vi lacererò soltanto i tessuti interni, non ve lo meritate." fece una piccola pausa per riprendere fiato, con gli occhi spalancati e iniettati di sangue puntati verso di noi "Anzi, la vostra morte sarà completa al cento per cento, darò pieno significato al mio titolo da Squartatrice!" le ultime sillabe della frase si ripeterono, sfumando sempre di più nel silenzio che era calato dentro il parcheggio.

"Che c'è? Non parlate più? Vi ho forse spaventati troppo? Forza, giochiamo..." continuò con un urlo di dolore: le sue vene e arterie uscirono dal polso destro in una cascata di sangue, intrecciandosi tra di loro fino a modellarsi come una lama, indurendosi grazie alla surreale coagulazione del suo sangue.
"C-Cosa?!" esclamò Giovanni, in preda al panico e con la pelle ancora più pallida di quanto non l'avesse già.
"Questa sarà la causa della vostra morte," leccò la 'lama' "vi piace?" fece un lieve sorriso e mi indicò con la punta delle vene fuoriuscite. Si accorse che mi ero immobilizzato in preda al terrore "Tu, Capelli Mossi, vuoi morire prima o dopo il tuo amico?".

Non risposi, chinai la testa, rivolgendo il mio sguardo al pavimento. Chiusi i pugni e cercai invano di smettere di tremare.
"Morire? No, non voglio morire," sussurrai "non voglio fare la loro stessa fine. Voglio vendicarli..." quasi mi rassegnai in preda al pesante sconforto e alla disperazione "Ma se morissi adesso, sarebbe tutto inutile e l'assassino dei miei genitori rimarrà in libertà...".
"Il tempo scorre, mia piccola preda, se non deciderai entro una manciata di secondi lo farò io per te".
Non risposi, continuai a fissare il suolo trattenendo le lacrime, mi sentii come se da un momento all'altro avessi potuto avere una crisi di nervi.
Chiusi gli occhi, uno squarcio si palesò nel buio generato dalle mie palpebre, sentii il braccio bruciare e caddi a terra per il dolore, aprendo gli occhi di scatto: La Squartatrice mi lacerò il braccio.
"Vincenzo!" Giovanni corse verso di me per soccorrermi, ma la donna, repentinamente, gli incise dei piccoli ma profondi tagli sulle gambe che lo fecero cadere a terra.
Intorno a me tutto scomparve, lasciandomi in un limbo ancor più buio del parcheggio.

"Vuoi davvero morire così?"
No...
"Sarebbe proprio patetico, non credi? Provare a vendicare i propri genitori e cadere alla prima difficoltà..."
Già, sono davvero patetico. Morirò qui e non importerá a nessuno.
"Ti arrendi così facilmente? E se ti dicessi che puoi continuare a vivere?"
Chi sei?
"Io sono te."
Non capisco...
"Sono la parte paranormale che risiede dentro di te. Permettimi di risvegliarmi e potremmo ribaltare le sorti della nostra vita!"
Ma guarda, una parte di me è esattamente la cosa che odio di più al mondo. Immagino di non avere altra scelta.
"Devi avere fiducia in me, e quindi in te stesso. Ti verrà spiegato tutto a tempo debito, lo prometto."
Allora... Risvegliati!

Mi alzai da terra, tamponando la lacerazione sul braccio destro con la mano sinistra, guardando negli occhi Lia.
"Come osi essere ancora vivo?" era turbata, la sicurezza che aveva mostrato sin dal primo momento stava svanendo lentamente.
"Tra pochi minuti potrò farti la stessa domanda, a meno che tu non sia già morta!" intorno a me si generò un cerchio di fiamme color viola scuro che, velocemente, si restringe fino a ricoprirmi. Urlai con tutta la forza che mi era rimasta in corpo, mentre una voce solenne rieccheggiava nella mia testa:

"Tu diventerai l'essere paranormale che servirà la luce sconfiggendo il male che risiede dentro i tuoi simili!"

Uscito dal fuoco violaceo, le mie ferite erano completamente guarite e, nei palmi delle mie mani, apparsero delle figure che non avevo mai visto prima, dai tratti antichi, come fossero state incise su delle tavolette d'argilla a caratteri cuneiformi; un cerchio con all'interno una goccia capovolta e due fori dentro di essa, come piccoli occhi. Mi inginocchiai, non curante della donna che, fluttuando, mi guardava con stupore e accennava un sorriso pregno di sadismo. Posai due dita sul collo di Giovanni, era svenuto.

Il Risveglio rese i miei sensi più acuti e riuscii a schivare il fendente verso il basso di Lia. Sentii un sibilo, una voce flebile che mi sussurrò:
"Tenebris, ripetilo e libera il tuo potere paranormale."
La donna rimase stupita dalla mia schivata fulminea, le scappò una risatina e si scagliò nuovamente contro di me.
"Tenebris!" urlai con tutta la forza che avevo in corpo. Attorno a me si proiettarono delle ombre, veloci e fugiasche, esattamente come gli esseri che popolarono il mio sogno quella mattina. Le ombre si mossero svelte verso Lia, ingabbiandola e bloccandone i movimenti.
"C-cosa?! Un umano che manifesta poteri paranormali? Impossibile!" la sua sicurezza era ormai sparita del tutto. La guardai dritta negli occhi, silenzioso, e mi avvicinai lentamente, alzando il braccio destro dove, attorno ad esso, le ombre stavano generando un arco, nero come la pece, dalla consistenza apparentemente dell'aria. La donna mi guardò, provando a sfondare la cupola di ombre che l'aveva imprigionata.
"Non mi lasci altra scelta, umano..." rientrò la lama rossiccia dentro il suo braccio e, con un urlo straziante, fece uscire un paio di ali sanguinose, formate anch'esse da vene e arterie, dalla propria schiena, creando degli enormi strappi sul vestito cremisi. Spiegò le ali con una forza tale da rompere la cupola e, guardandomi intensamente con gli occhi iniettati di sangue ma, paradossalmente, vitrei, disse:
"Basta giocare! Porrò fine alla tua vita adesso e mi ciberò della tua carne..." fece una pausa, la sua voce era ancora più distorta di prima "Ora muori!" si scagliò così prepotentemente su di me che non riuscii a schivare il colpo, venendo scaraventato indietro di svariati metri.

Mi ritrovai seduto a terra, con le spalle al muro, l'arco sparì e le altre ombre vennero annientate dai potenti colpi delle ali di Lia. La donna era a pochi centimetri di distanza da me, rientrò le ali e, in cambio, generò nuovamente la lama, puntandomela alla gola.
"Ferma!" una voce squarciò il silenzio, Giovanni era in piedi, tremolante per via dei tagli sui polpacci. Lia non si mosse, limitandosi soltanto a chiedere:
"Altrimenti? Come pensi di salvare il tuo amico?" sbandierando un orrendo sorriso a trentadue denti.
"Avvicinati e scoprilo, Squartatrice." smise di tremare, inarcando leggermente la schiena per ingaggiare il combattimento. La donna si sconcentrò, dandomi una finestra di fuga che colsi immediatamente, strisciando in fretta e furia per poi scattare e raggiungere Giovanni. Chiamai nuovamente le ombre a me:"Tenebris!", portando la mano di fronte il mio petto, col braccio teso, pronto a ricevere nuovamente l'arco d'ombra. Lia si gettò su di me per disarmarmi, ma fu troppo tardi: incoccai la freccia, tirai la corda e scagliai quel dardo oscuro dritto al cuore della Squartatrice. Giovanni rimase di stucco, stupito e contemporaneamente impaurito.

La donna, esalando i suoi ultimi respiri, mi indicò con la mano debole e tremolante e disse:
"Loro ti troveranno, farai meglio a scappare, umano paranormale...", la sua mano si appesantì e le cadde sul petto: la Squartatrice era morta.

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