<<... Dopo la battaglia, ho portato Giovanni all'ospedale, dandogli quanta più assistenza possibile e, una volta fatta sera, sono tornato a casa. Ho salito le scale di corsa, arrivando in una manciata di secondi e sbattendo la porta rinforzata dietro di me, generando un boato che rieccheggiò per tutto il condominio. Raggiunta la cucina, in penombra, ho acceso la luce e mi son guardato nei palmi delle mani: i simboli erano scomparsi. Inoltre, sentivo i miei sensi affievolirsi, insomma, il mio Risveglio Paranormale stava per concludersi e da lì sarei ritornato alla normalità.>>
Scrissi ciò sul mio nuovo taccuino, preso appositamente per le indagini sui casi paranormali, lunedì 16 Gennaio 2023. Dopo aver riletto più volte il piccolo foglio dove il mio racconto aveva preso forma, chiusi repentinamente il piccolo quadernino con le copertine in pelle e provai a dormire. Non ci riuscii, sprofondando in quell'enorme rovo nero che furono i miei pensieri quella sera. Rimasi in un perenne stato di conflitto, sentendomi tra due mondi diversi, parte di loro ma, contemporaneamente, parte di nessuno. Quel pomeriggio diventai, anche se per poco tempo, un essere paranormale, e ciò tormentò i miei pensieri la sera a venire. Fare parte della stessa "razza" di colui che uccise i miei genitori... ciò mi faceva schifo. Dopo svariate ore, i miei occhi non ce la fecero più e si chiusero da soli, permettendomi di sprofondare in un sonno irrequieto che continuò per poco, fino a venir interrotto, tutto d'un tratto, dal frastuono irritante della mia sveglia.
La mattinata scolastica a venire passò più lentamente del normale, un po' per via dell'orario estremamente pesante e noioso, un po' per l'assenza di Giovanni, con cui mi sentivo ogni giorno sempre più vicino. Ad appesantire ancora di più il tutto, furono i ripensamenti su ciò che mi successe il giorno prima all'interno di quel parcheggio, che sperai, invano, di dimenticare al più presto. All'ultimo frastuono tremolante della campana, corsi via da quel grigio e opprimente istituto scolastico, dirigendomi in un altrettanto grigio ospedale, dove Giovanni era ricoverato. Presi il treno, notando quasi subito che, negli schermi LCD dove passavano le notizie più recenti, non c'era alcuna traccia della Squartatrice, soltanto un vago <<Trovato essere paranormale malevolo ucciso all'interno di un parcheggio>>, sentii la pelle accapponare. Nonostante la notizia fosse stata così apparentemente generica, sapevo stessero parlando di me. Nella mia mente si materializzarono innumerevoli pensieri, negativi e alimentati dall'ansia, finchè una ragazza non mi si avvicinò e, guardandomi con curiosità, mi chiese:
"Ti vedo turbato, qualcosa non va? Posso aiutarti, se vuoi..."Il suo enorme ciuffo corvino le copriva l'occhio sinistro, mentre il destro sembrava un piccolo smeraldo.
"N-no... non è niente, davvero." le risposi con noncuranza, il chè la fece innervosire, così si sedette accanto a me, con un leggero e forzato sorriso.
"Avanti, è palese che qualcosa ti preoccupa, aprirti con qualcuno può aiutarti a capire qual è davvero il problema." avvicinò la sua mano alla mia, finchè non fu così vicina da toccarla, allora la ritrassi dal bracciolo del sedile.
"Hai ragione... ma non vedo comunque perché dovrei parlarne con te, non ci conosciamo e sono sicuro che non capiresti." risposi con un tono sgarbato in modo da chiudere la discussione.
"Sei Vincenzo Yami, giusto?" quel suo sorrisetto forzato sparì dalla sua faccia, lasciando spazio ad un solco dritto, formato dalle sue labbra, dello stesso colore di due petali di fiore di ciliegio.
"Come mi conosci? Non ti ho mai vista..." domandai, confuso. Ormai la mia nube di pensieri riguardo il caso della Squartatrice s'era dissolta per lasciare spazio alla ragazza enigmatica che avevo davanti.La ragazza accennò un sorriso, coprendo l'occhio sinistro, oltre che con i capelli, utilizzando la mano ma, nonostante il suo tentativo, riuscii a intravedere dei piccoli raggi di luce verde acqua provenire dalle fessure delle dita.
"Dovevo aspettarmelo... sei un essere paranormale, eh?" le chiesi con un velo di disprezzo, mentre i miei occhi tornavano sullo schermo, spento per inattività, del mio cellulare.
"Potrei rivolgerti la stessa domanda... Be', ormai è inutile nascondermi, hai già capito che ho un potere paranormale." spostò il folto ciuffo, mostrandomi l'occhio sinistro, con l'iride nera e la pupilla verde scuro, l'esatto opposto dell'altro "Ecco, tramite il mio occhio veggente posso avere un identikit dettagliato delle persone. Ciò mi è possibile grazie alla connessione neurale che c'è tra loro e i propri profili in rete." arrossì leggermente, imbarazzata, come se non volesse dare l'impressione che si stesse vantando "In più posso vedere l'aura di chi ha dei poteri paranormali... Ma la tua è diversa da tutte le altre, sembra più debole."
"Tutto ciò non spiega perché tu ti sia avvicinata a me..."
"Credevo fosse ovvio, mea culpa, perdonami." portò una mano sul suo petto, facendo un cenno veloce con la testa, per poi ricominciare a guardarmi negli occhi "In diciassette anni non ho mai visto nessuno con un'aura come la tua, voglio capire perché è così, se me lo permetterai." accennò un sorriso, porgendomi la mano.Guardai il suo braccio teso verso il mio e, con una lieve risata per non far sembrare la mia prossima frase troppo rude, le dissi:"Be', prima che io possa permetterti qualunque cosa, dovresti prima presentarti, non credi?".
La ragazza arrossì di getto e il suo sorriso scomparve per lasciar spazio a un'espressione imbarazzata.
"E-ecco, mi chiamo Michelle Orakuru, piacere di conoscerti...", il braccio le iniziò a tremare leggermente.
"Il mio nome già lo sai, ma fa niente. Vincenzo Yami, piacere." le strinsi lievemente la mano "Allora, come pensi di studiare la mia aura?" la ragazza si riprese dall'imbarazzo e la sua pelle tornò nel suo normale rosa candido.
"Passando del tempo con te, è ovvio." rispose con leggerezza "Però non ti fare strane idee! Non saremo soli."
"O-ok, certo..."<<In arrivo a: Centro Sanitario di Neo-Eden 3>>
Guardai Michelle, dicendole:
"Pare che dovrò scendere tra poco." misi le mani in tasca e mi alzai, sentendo subito dopo la sua piccola mano che mi tirava per la manica.
"Hey! Non abbiamo ancora finito!" aveva aggrottato la fronte per darsi un'aria autoritaria ma la sua struttura, bassa e docile, la tradì.
"Che vuoi dire?" le chiesi perplesso.
"Se scendi adesso, come facciamo a rimanere in contatto?" prese in manoil proprio telefono e, senza lasciarmi il tempo di rispondere, esclamò, con un lieve sorriso:
"Forza! Scrivi il mio numero."
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Society's Paranormals [In Riscrittura]
Paranormal"Il crepitio della pioggia che si scaglia sulla finestra, il ticchettio ritmato dell'orologio appeso nella porzione di muro al di sopra della lavagna e il mormorio dei miei compagni di classe: ecco la mattinata tipica di una sezione di paranormologi...