Capitolo IV - Incontro

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Mi avvicinai al tavolo dove sedeva il mio futuro compagno d'indagini, mi seguiva con lo sguardo e un perenne sorriso lieve. Dopo aver tirato a me la sedia del tavolo, Giovanni si mise a parlare, non curante della forchetta di plastica che stava sprofondando nel groviglio di noodles e brodo all'interno della sua confezione che portava il nome di Wok Two stampato a caratteri cubitali rossi.

"Eccoti! Scusa se ho iniziato senza di te ma non ce la facevo più ad aspettare, i noodles mi chiamavano!" fece un sorriso più accentuato e, con la mano, mi invitò a sedermi di fronte a lui.
"Oh, hai ordinato? Non vorrei stare qua a divorare il mio pranzo mentre tu rimani a fissarmi come un pesce lesso." ricambiai guardandolo male, poi risposi:"No, non ho fame, mangia pure." e intanto mi tolsi la felpa, dal momento che all'interno del locale imperversava una cappa di calore esagerata.

Giovanni si gettò sul box di noodles, mangiando ad un ritmo sorprendentemente veloce.
"W-Wow, di solito mangi sempre così di fretta?" gli chiesi con un tono a metà tra lo stupito e l'impaurito.
"Per niente, in realtà. Per finire un pasto ci metto parecchio tempo, invece i noodles li mangio in pochissimi minuti" smise di ingozzarsi per rispondermi, la bocca ormai era incorniciata dal brodo, mostrando uno spettacolo decisamente poco decoroso.
"Comunque..." mi guardai attorno, sperando che Giovanni non stesse attirando l'attenzione di nessuno "sono qui per parlare delle indagini, come puoi immaginare.", non mi rispose, si limitò a posare il box la cui forma ricordava uno sproporzionato bicchiere di carta, ormai vuoto. Prese un tovagliolo e si pulì con scrupolo la bocca, passando lentamente il pezzo di stoffa sulle labbra fissando la propria immagine riflessa sullo schermo spento del suo Huawei X20.

Una volta posato il cellulare, mi guardò fisso negli occhi mentre inarcava la schiena, poggiando il gomito destro sul tavolo e usando la mano come sostegno per la testa.
"Sì, le indagini! Allora, nei file che ti ho mandato l'altro giorno sono presenti numerosi fenomeni paranormali, ma questo penso che tu l'abbia già capito... o no?"
"Certo che ho capito!" risposi istintivamente.
Dopo una risata continuò:
"Un nome ha destato la mia curiosità: Lia Locis, chiamata anche 'La Squartatrice'! Il suo modus operandi è semplice-" lo interruppi di colpo per continuare la sua frase:
"Addesca le proprie vittime su Tinder, corretto?" riuscii a spiazzarlo per la prima volta.
"Questo non era presente all'interno dei file, vedo che ti sei interessato anche tu."
"A dire la verità, ho sentito una donna e il suo pallosissimo soliloquio su questa vicenda e, per pura coincidenza, ho trovato una notizia al riguardo subito dopo. Tutto ciò mentre venivo qui."
Giovanni si mise di nuovo in posizione eretta, si sistemò i capelli e incrociò le braccia.
"Una serie di coincidenze interessante. Visto che sai già un po' di cose taglierò corto. L'ultimo omicidio della Squartatrice risale a ieri sera, di fronte al pub presente giusto dietro l'angolo. Noi andremo lì a cercare indizi.", rimasi ad ascoltarlo per poi rispondere con un secco:
"Quando?"
"Adesso, ovviamente!" si alzò in piedi, gettò di corsa tutto il contenuto presente sul vassoio rosso scarlatto, senza accorgersi d'aver urtato un cliente facendolo imprecare sottovoce.
Non curante della persona appena colpita, si avvicinò repentinamente e, senza fermarsi, sussurrò, con tono freddo:
"Forza, andiamo."

Una volta arrivati di fronte al pub, mi fermai a osservare l'entrata, composta principalmente da vetro smerigliato e legno di noce. L'insegna recitava:"Bacco's Pub", con un sottotitolo alquanto singolare:"Pub - Discopub - Meeting Sites Point".
Mi voltai verso Giovanni, ripetendo ad alta voce il contenuto dell'insegna, ricevendo come risposta:
"Esistono punti d'incontro per i siti di..." si fermò per un attimo, cercando invano di evitare il gioco di parole "... incontri?", alzai le spalle, non ne avevo la più pallida idea.
"Comunque, è meglio entrare e chiedere informazioni, stare qua fuori non ci porterà da nessuna parte" dissi, dopo una breve pausa.

Entrammo nel locale, passando per la porta in legno con una maniglia di ferro, unta e quasi arrugginita. L'aria all'interno del pub era pesante e a tratti tetra, con le luci al neon ormai attempate che, a intervalli irregolari, si spegnevano per riaccendersi dopo pochi istanti. Io e Giovanni ci fissammo per qualche attimo, stavamo entrambi pensando di abbandonare subito il posto, ma un qualcosa ci trattenne, provammo un brivido lungo la schiena quando una coppia ci passò accanto per uscire dal pub. Provai a capire chi fossero quei due individui, rispettivamente un uomo muscoloso col capello quasi rasato e una donna minuta, poco più alta di me (circa un metro e settanta) dai folti capelli biondi, intervallati a sottili strisce argentee.
"Il mio sesto senso... quella donna è collegata alla Squartatrice in qualche modo!" mi sussurrò Giovanni, sistemandosi la ciocca blu elettro che gli era appena caduta davanti l'occhio destro.

Seguimmo quindi quella coppia, uscendo subito dal pub e attirando l'attenzione del barista al bancone che, lo vidi con la coda dell'occhio, ci tirò un'occhiataccia. Camminammo dietro i due adulti, seguendo la loro scia di profumi pomposi, passando per svariati vicoli più o meno illuminati, fino ad arrivare davanti un parcheggio abbandonato. La struttura era vecchia e logora, col cemento che si scrostava dai muri mostrando le travi di ferro arrugginite che, saltuariamente, terminavano in degli speroni corrosi. L'edificio era composto da cinque piani, con lunghi rampicanti e piante d'edera che scendevano come rami di salici piangenti, fino ad arrivare al piano terra dove, nello spazio tra il cemento delle pareti e il ciottolato sul pavimento, erano presenti fili d'erba d'un verde spento, a contrasto col bianco acceso di una manciata di denti di leone cresciuti lì. La coppia entrò nel parcheggio, scomparendo tra le tenebre, innaturali, che si erano stabilite al suo interno. Li cercammo per una decina di minuti, perlustrando velocemente il piano terra, per salire poi fino al quarto piano, ma non c'era nulla da fare: si erano come volatilizzati.

"E adesso?" mi chiese Giovanni con tono abbattuto, come se stesse per gettare la spugna da un momento all'altro.
"Facciamo un altro giro, continuiamo a perlustrare la zona, non possono scomparire nel nulla!" io, invece, ero determinato a scoprire di più sulla faccenda. Volevo egoisticamente sentirmi superiore al distretto di polizia paranormale che, in circa due mesi da quando la Squartatrice iniziò la sua serie di omicidi, non aveva raccolto alcun indizio né sulla sua identità né sul suo modus operandi.
"Sì invece, possono. Non puoi ragionare razionalmente dinanzi ad una donna con poteri paranormali! I parasbirri non sanno nulla sul suo conto, è già qualcosa il fatto che noi siamo un passo avanti a loro sapendo il suo nome...", ascoltai attentamente e gli domandai:
"Come hai fatto ad ottenere una tale informazione?".
"Tramite una visione." normalmente avrebbe sorriso, ma la sua bocca rimase leggermente inarcata, con le punte verso il basso "Lei è solita usare nomi falsi su Tinder, grazie alla mia chiaroveggenza so per certo che il suo vero nome è Lia Locis, come ti ho già detto da Wok Two.", ancora una volta mi stupì quel suo dono paranormale, facendomi quasi sentire inferiore a lui. Ci fù una pausa, un silenzio prolungato, che rese l'atmosfera ancora più cupa. La luce del sole faticava ad entrare tra le fessure nei muri lasciando il terzo piano del parcheggio in perenne penombra, invece, laddove i posti auto erano illuminati, la calda luce solare veniva attraversata dal pulviscolo atmosferico, lento e composto da granelli di polvere straordinariamente spessi.
"Mi affido a te" gli poggiai la mia mano sinistra sulla sua spalla "continuiamo a perlustrare o torniamo al pub?", non rispose subito.
"Direi che è meglio fuggire." una voce femminile, dal timbro estremamente alto, squarciò il silenzio, seguita da un tacchettio veloce e ritmato. Io e Giovanni ci girammo di colpo verso la fonte del rumore dei passi, dove pochi attimi prima una voce a noi sconosciuta s'era fatta sentire. Scrutammo tra le tenebre e, dopo qualche istante, una figura dalle forme femminili emerse dalle ombre. Man mano che la donna si faceva avanti, il colore del suo vestito otteneva colore, rivelandosi rosso con piccole striature nere.
"C-Chi sei?" domandai urlando con voce tremolante.
"Oh, ma che maleducata" la donna si fermo, ormai l'unica parte coperta dalle ombre era il viso "non mi sono ancora presentata!", si sistemò i guanti neri che presentavano delle macchie scarlatte sulle punta delle dita.
"Prima però... potrei sapere i vostri, di nomi?" ci chiese, senza muoversi.
"Devi ancora rispondere alla domanda." rispose Giovanni, con tono freddo, quasi gelido.
"Va bene, va bene." fece un passo avanti e continuò con un ghigno che accentuò il più possibile in modo da renderlo facilmente visibile attraverso l'oscurità "Mi chiamo Lia Locis, ma ho anche diversi soprannomi, il più conosciuto è..." la interruppi urlando, involontariamente:
"La Squartatrice!"

"Esatto, vedo che già conoscete il mio nome. Adesso posso sapere i vostri? Sarebbe davvero un peccato segnare 'due ragazzi anonimi' sul mio registro." il suo ghigno sfociò in una sonora risata sadica, facendomi rabbrividire.
Mi presi di coraggio e le risposi:
"N-non serviranno, perché noi non finiremo sul tuo registro!"
"Oh, non è carino da parte tua." il suo ghigno si interruppè in un istante. Lia si sollevò da terra e si avvicinò ancora di più a noi. Il suo corpo fluttuava, con i capelli che, sfidando anch'essi la forza di gravità, le facevano da sfondo dorato con rare strisce d'argento, esaltando ancora di più il rosso del vestito e delle piccole macchie sui guanti.
"Finisce qui, eh?" mi chiese Giovanni, ormai rassegnato al triste destino e, in perfetta antitesi, la mia risposta fu piena di grinta:
"Assolutamente no! Non hai avuto visioni sulla nostra morte, anzi, ci hai visti con altri ragazzi. Non è ancora tempo di morire!".
"Hai ragione... non mi arrenderò!" urlò, guardando dritto negli occhi vitrei la Squartatrice.

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