Capitolo IX - Richiesta

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Camminammo per due isolati, per poi svoltare e imboccare un vicolo, i lampioni con le loro luci verdi illuminavano a malapena e tutto aveva un'aria così tetra. La ragazza dai capelli corvini sedeva sui dei gradini, posti di fronte una saracinesca ricoperta di disegni e scritte, come tatuaggi osceni. Si alzò, sistemando il ciuffo nero in modo da lasciare l'occhio destro libero di vedere.
"Vincenzo! Credevo non ti saresti più fatto sentire." la sua intenzione era quella di rimproverarmi, ma la sua statura minuta e docile la tradiva, lasciando intendere tutt'altro "Spero che PiEffe... Emh, volevo dire... Spero che Pierfrancesco non abbia causato problemi all'interno del locale."
"Be', diciamo che la conversazione non è stata tra le più allegre. Il tuo PiEffe non si è nemmeno presentato e mi ha detto subito di venire qui. In più, da Wok Two ero con un mio amico e lui l'ha fatto rimanere lì." misi le mani in tasca. L'ansia che pian piano si era generata dentro di me svanì in fretta, ma non del tutto.
"Emh" si avvicinò a lui "in sua difesa posso dire che non è tra le persone più socievoli di Neo Eden 3. In più, non ha fatto venire il tuo amico per un semplice motivo: altre persone sarebbero nient'altro che una distrazione. Ho bisogno soltanto di te, insomma."
Deglutii, la situazione era abbastanza ambigua e svariati pensieri spaziarono nella mia mente. Michelle si fece avanti e mi afferrò la mano, stringendola tra le sue.
"Hai un potere paranormale, giusto?" mi chiese, mentre l'occhio coperto dai capelli emanava una brillante luce verde acqua, che riuscivo a intravedere tra le lunghe fila nere.
"Ecco..." Nonostante in quel periodo continuavo a rinnegarlo, capii che non avrei potuto continuare per sempre "Sì, ne ho uno. Si è soltanto manifestato una volta, durante uno scontro."
"Scontro verbale o fisico?" chiese frettolosamente la ragazza, mentre i suoi occhi percorrevano il mio corpo, dalla testa ai piedi e viceversa.
"Fisico, parecchio intenso aggiungerei."
"Tipo questione di vita o di morte?" si soffermò a guardarmi negli occhi per qualche istante.
"Esatto." la ragazza non sembrava voler mollare la mia mano e, in disparte, con le braccia incrociate e il piede appoggiato al muro, Pierfrancesco ci osservava silenzioso.

"Un potere sopito, quindi... interessante..." bisbigliò la ragazza tra sé e sé.
"Potresti mettere al corrente anche me? O chiedo troppo?" le domandai, spazientito.
"Oh, sì! Come avevo sospettato, il tuo potere paranormale è in stato dormiente. Quello scontro di cui mi hai parlato, quando è avvenuto?" i suoi occhi si stabilirono sul mio viso, senza lasciarmi la mano.
"Il mese scorso, non ricordo esattamente il giorno..." mentii. Pensai che sarebbe stato meglio non far capire in che giorno risvegliai il mio potere, in modo da non lasciare indizi alla ragazza su ciò che successe alla Squartatrice, ormai diventato un fenomeno mediatico che durò svariati mesi.
"Capisco. Quindi il tuo potere si è risvegliato per via del forte shock. Scusa la mia mancanza di tatto ma... la situazione era critica?" il suo sguardo era intenso, lasciandomi intuire che quella informazione fosse davvero importante per lei.
"Ecco, sì... Stavo quasi per morire..." ebbi non poche difficoltà a terminare la frase.
"Ho letto molte teorie su umani in grado di risvegliare poteri dormienti, ma non c'era alcun fondamento scientifico. Però ammetto che, nonostante fossero tutte congetture, l'argomento mi ha sempre affascinato parecchio. Finalmente ho un esemplare di ciò che quelle pagine consideravano come essere mitologico!" sorrise a trentadue denti, era davvero allegra.
"Mi scuso in anticipo, ma non posso darti una dimostrazione del mio potere..." feci una breve pausa, grattandomi la nuca, leggermente imbarazzato "... Ecco, non so risvegliarlo nuovamente."
Il sorriso della ragazza, stranamente, non si interruppe.

"Non ti preoccupare. Come ho già detto, l'argomento mi ha sempre affascinata e, seppur in linea totalmente teorica, ho già pensato a una situazione del genere. Troverò un obiettivo per te, in modo da stimolarti a far risvegliare il potere, anche inconsciamente!"
"Hey, calma! Vuoi mettere a rischio la mia vita per i tuoi studi? Assolutamente no!" provai a togliere la mano dalla stretta di Michelle, ma lei iniziò a stringere più forte.
"Ti difenderò io!" i suoi occhi erano spalancati.
"E come? Il tuo potere non è offensivo..." le domandai, distogliendo lo sguardo come per mostrare interesse.
"Emh... Ecco..."
"Come pensavo, l'hai detto soltanto per convincermi. Rifiuto."
"N-No!" divenne pallida in viso, evidentemente questi studi risultavano molto importanti per lei.
"Ci penserò io! Dopotutto, devo un favore a Michelle." Pierfrancesco si diede una spinta col piede che poggiava sul muro e si ritrovò a pochi passi da me.
"Come faccio a sapere che, in caso di pericolo, tu mi difenderai?"
"Andiamo, se tu morissi, cosa ci guadagnerei? Per le ricerche di mia cugina servi vivo." fece un ghigno, decisamente poco affidabile. Per natura, continuavo a diffidare e il posto in cui mi trovavo non aiutava di certo.
"Ti prego, Vincenzo..." sentii la presa di Michelle allentarsi, le sue mani si separarono dalla mia, ma i suoi occhi non distolsero lo sguardo diretto verso il mio viso. Titubante accettai:"V-va bene..." alla mia frase seguì una lunga, silenziosa pausa.
"Grazie, davvero." sorrise, abbassando per un attimo il capo in segno di riconoscimento, poi si avvicinò a Pierfrancesco, chiedendogli:"Puoi riaccompagnarlo nel locale da dove siete arrivati?"
Il ragazzo dal ciuffo corvino fece un cenno con la testa, si avvicinò a me e, dandomi una spallata, mi invitò ad andare con lui.

Il sole era già tramontato e il cielo stava repentinamente sfumando dal ciano al blu scuro. I lampioni si accendevano man mano che passavamo al di sotto, illuminando temporaneamente il marciapiede di pietra dalle cui fessure zampillavano erbacce, come la coda di un fuoco d'artificio dal quale scoppiavano innumerevoli scie bianche.
"E così siete cugini, eh?" chiesi a Pierfrancesco, cercando di conoscerlo meglio. Nonostante il mio cinismo quando si tratta di sconosciuti, non perdo mai l'occasione per fare conoscenza o stringere un'amicizia.
"Già, di secondo grado, ma pur sempre cugini."
"Lei ha dei poteri paranormali, ne hai anche tu?"
"No." la sua risposta evasiva mi impedì di dire altro, chiudendo la conversazione. La camminata di ritorno, da quel momento in poi, nonostante i miei tentativi di iniziare un'altra conversazione, fu davvero silenziosa.

Entrammo da Wok Two, diedi una rapida occhiata al locale, accorgendomi subito dell'assenza di Giovanni.
"Be', grazie per avermi accompagnato." non era necessaria la scorta da parte sua, ma ringraziai comunque.
"Di nulla. Michelle mi ha già detto che hai il suo numero, ti farà sapere entro dopodomani chi sarà il vostro prossimo obiettivo."
"Nostro? E poi, come fai a saperlo?" chiesi perplesso.
"Certe cose non vanno necessariamente dette, non credi?" si sistemò gli occhiali con un lieve sorriso, fece un veloce cenno col capo e abbandonò il locale.

Decisi di tornare a casa. Un turbine di pensieri spirò per la mia mente, portando dubbi e preoccupazioni su ciò che avrei dovuto fare per Michelle, una ragazza che conoscevo appena. Avrei potuto rifiutare, certo, ma non volevo ferirla. In secondo luogo pensai che lei sarebbe stata un ottimo membro per i Saeva Fatum, ma dovevo parlarne con Giovanni per una seconda opinione. Entrai a casa, procedendo spedito verso la mia stanza. Mi gettai sul letto, col telefono in mano pronto per chiamare Giovanni.

Gli raccontai ciò che successe in quel vicolo angusto.
"Allora... che ne pensi di questa ragazza, Michelle?" gli chiesi finalmente.
"Non saprei, non mi convince. Perché vuole studiare i tuoi poteri? Magari non lo fa soltanto per passione, ci hai mai pensato?"
"Be', in realtà no..." rimasi senza parole, era inattaccabile.
"Certo che a volte sei proprio ingenuo, te l'hanno mai detto?" proseguì la frase con una risata amichevole "Per quanto riguarda il prossimo obiettivo, ovviamente verrò con voi. Non ti lascerò solo con quel ragazzo, Pierfrancesco a quanto ho capito, e questa Michelle, che conosci appena."
"Se te ne fossi tirato fuori, ti avrei comunque costretto a venire, non credi?" dissi amichevolmente.
"Perché dovrei tirarmene fuori? Siamo una squadra adesso! Anzi, stringiamo un patto!"
"Un patto?"
"Sì: ci supporteremo a vicenda, non importa quanto sia grave o difficile il problema. Che ne pensi?"
"Mi piace."
"È deciso allora! Adesso, mi raccomando, avvisami quando Michelle ti scriverà. Voglio sapere ogni dettaglio."

Continuammo la conversazione per qualche minuto, per poi chiudere all'unisono. Si era fatta già sera, così decisi di cenare in fretta, improvvisando qualcosa con pochi ingredienti trovati nel frigo, per poi andare a dormire. Mi sdraiai sul letto, mentre il crepitio della pioggia accompagnava i miei occhi che, velocemente, mi facevano scivolare nel sonno.

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