Capitolo 1

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Di camere da letto, piume, imbarazzi e gallinacei

Nome autore: angelachichi96
Titolo contest: Capsule Contest
Personaggi: Vegeta; Bulma; Son Goku
Luogo: Camera da letto di Bulma e Vegeta
Oggetto: Penna (intesa anche - e in questo caso - come piuma)
Titolo della storia: Di camere da letto, piume, imbarazzi e gallinacei

Non aveva mai amato l'estate. Anzi, dire che non l'aveva mai tollerata era quasi un eufemismo.
Era un tipo riservato, lui. Un tipo a cui piaceva starsene ben nascosto fra le mura della sua amata Gravity Room, e non pseudo sdraiato su di un'affollatissima spiaggia, con i nervi a fior di pelle, praticamente nudo, in balia del sole cocente e di un'orda di donne e ragazzine infoiate che nel vederlo passare davano fondo alle loro scorte vitalizie di saliva.
Era una cosa a dir poco deplorevole, una cosa che lo mandava in bestia, e che aveva visto fare solo alle donne terrestri, fra l'altro.
Ma per nessuna ragione anche solo lontanamente plausibile o immaginanile le avrebbe permesso di andare da sola in quel luogo di perdizione, perché sapeva benissimo che portare con sé quel marmocchio che le somigliava tanto non sarebbe servito a far desistere l'intera popolazione maschile presente sul pianeta dal metterle gli occhi addosso. E lui, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, e men che meno a lei, non poteva proprio sopportare un simile affronto. Perché lui era il principe dei saiyan, lui era il grande Vegeta, l'ultimo discendente della sua dinastia, e non poteva assolutamente permettere che un sentimento così sciocco e terrestre come la gelosia intaccasse il suo animo da guerriero. Oh, proprio no!
Eppure, al contrario dei suoi pronostici o qualsivoglia propositi, era proprio a causa di quel...di quello se la sua bellissima, muscolosissima, bianchissima schiena aveva deciso di somigliare ad una piastra pronta per cuocere la carne.

"Stupida donna! Guarda cosa è successo per colpa tua!- aveva urlato il povero, coraggioso, forte e temerario principe dei saiyan a quella terrestre dai capelli turchini che stava trafficando nell'armadietto del bagno adiacente alla loro camera da letto.
"Guarda che non ti ha costretto nessuno a venire in spiaggia con me! Sei tu che ti ostini a fare il geloso da quando sei tornato dal pianeta dei Kaioshin! E poi, come potevo sapere che il fiero principe dei saiyan avesse la pelle delicata come quella di un bambino?"- aveva asserito Bulma, avvicinandosi al letto munita di crema antiscottature e tanta buona pazienza.
"Tsk...Io non sono delicato!" - era stata la prevedibilissima reazione di sua maestà che, in barba a quello che aveva appena sottolineato, stava cercando di non muoversi dalla sua posizione prona davvero sconveniente per evitare di urlare come una donnina.

Quella terrestre era a dir poco impossibile. Finiva sempre col fargli fare tutto quello che voleva, e nonostante fossero trascorsi più di otto anni dal giorno in cui l'aveva accolto in casa sua quando tutti lo avevano respinto, continuava a domandarsi come fosse in grado di farlo cedere ogni volta.
Bulma non era una donna come le altre. Non che lui fosse un grande esperto in materia, ma la conosceva abbastanza bene da poter garantire che lei non fosse una di quelle oche che spesso cercavano di abbordarlo durante una delle sue passeggiate esplorative per la città. E per fortuna non era isterica come quella gallina della moglie di Kakarot!! Tutti si domandavano perché quest'ultimo avesse scelto di rimanere nell'aldilà l'ultima volta che era passato a miglior vita, e davvero non capiva perché lui fosse stato l'unico a comprenderne la ragione.
Bulma era diversa. Era paziente con lui, ma anche irascibile. Era coraggiosa, ma non così impavida come spesso voleva far credere, ma raramente si tirava indietro davanti alle difficoltà. Era un genio che si dilettava a costruire marchingegni di ogni genere, era un'ottima madre, una brava cuoca, una moglie premurosa e ultimo, ma non ultimo, era tremendamente, immensamente, incredibilmente sexy.
Era proprio per questo suo ultimo pregio che non riusciva a smettere di guardarla.
Sebbene fossero rientrati da un bel pezzo a casa, e nonostante la gravidanza le avesse ammorbidito e arrotondato fianchi e ventre, quel succinto costumino blu che aveva ancora addosso aveva rischiato di farlo morire di infarto una volta resosi conto di quanta poca pelle fosse in grado di coprire.
Inutile sottolineare che aveva provato a minacciarla in ogni modo per farle indossare qualcosa di più decente, ma ovviamente era stato bellamente ignorato, e quasi provocato, a voler essere precisi.

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