Mark dispose la videocamera proprio davanti al letto, in modo che riprendesse tutta la scena senza bisogno di doverla spostare o di particolare acrobazie.
Osservò Tia, disteso sul letto, le gambe a penzoloni e le braccia aperte, sembrava rassegnato al suo destino. Si compiacque, più era rassegnato e sottomesso, più avrebbe accettato tutto quello che aveva in riserbo per lui.
Si tolse a giacca, lasciandola cadere sulla moquette. Tia era ancora immobile, in trance. Aspettava una mossa da parte sua.
-Sali sul letto.- Gli ordinò. Tia sentiva la sua volontà totalmente annullata. Da quando quel piccolo oggetto nero aveva accesso la piccola spia rossa la sua mente aveva smesso di lavorare. La sua coscienza aveva deciso di abbandonarlo al suo triste destino nel quale lui, per avidità, s’era ficcato con le sue mani.
Salì sul quel letto a gattoni, portandosi vicino ai cuscini, lasciando in bella mostra i suoi glutei, fasciati e strizzati in quei pantaloni stretti ed insoliti per un ragazzo. Mark gli si avvicinò, prendendolo per i fianchi e arrestandolo in quella posizione, a quattro zampe, con la faccia rivolta alla sponda del letto.
Adesso Tia era davvero nei guai. Le mani di Mark scivolavano lentamente sui suoi fianchi, fino ai glutei, passandovi sopra, saggiandone la morbidezza sopra il tessuto, come se stesse sapientemente prendendo le misure. Con una mano continuava a palpeggiare il suo fondo schiena, mentre con l’altra risaliva lungo il suo corpo. Afferrò il collo del ragazzo sollevandogli la testa.
Il solo tocco di quelle mani era in grado di far perdere il controllo al più piccolo, sentiva le braccia tremanti, deboli. Non in grado di reggere ancora per molto il peso del suo stesso corpo.
Mark sollevò il ragazzo, voltandolo verso la telecamera, non voleva che le prime scene del suo video filmassero la sua schiena.
Adesso davanti all’obbiettivo c’era Tia. Il volto era una maschera d’eccitazione e di perdizione, totalmente sotto il volere di quelle mani che senza alcun ritegno toccavano il suo corpo da sopra i vestiti. Palpavano ed esploravano, saggiavano quello che il ragazzo avevano da offrire, mentre gemiti soffocati uscivano dalla sua bocca.
Il biondo sfilò il maglioncino e la canotta del ragazzo con un solo gesto, scoprendo alla telecamera quel corpo latteo e perfetto.
Le mani di Mark corsero immediatamente su quel corpo nudo e indifeso. Le sue mani toccavano dove altre prima di lui erano state. Seguivano la linea addominale, appena accennata su quel ventre piatto e magro. Le costole segnate da un’eccessiva magrezza ed i capezzoli rosei. Stuzzicò quei bottoncini, fino a farli inturgidire, stringeva e pizzicava, passava la mano e premeva forte, lasciando senza fiato il ragazzo.
Mark diede un occhiata alla telecamera. Stava riprendendo tutta la scena, stava riprendendo in primo piano un giovane prostituto ansimante e gemente sotto i suoi tocchi e lui che giocava col suo corpo.
Il solo pensiero lo eccitò ancora di più. Sentì la sua virilità premere nei pantaloni, sentiva quella stoffa troppo stretta e scomoda e sentiva che anche gli stracci del ragazzo erano un intralcio da togliere.
Fece girare bruscamente il ragazzo. Erano l’uno di fronte all’altro. I loro nasi uno contro l’altro e le loro fronti si toccavano. Il respiro di Tia soffiava sulla bocca di Mark che non resistette a baciare ancora una volta quelle labbra, troppo provocanti per non rispondere. Morse violentemente fino a non sentire il sapore metallico del sangue e levarlo con la lingua.
Si staccò dal ragazzo, lasciandolo cadere sul letto, la testa oltre il bordo cadeva all’indietro lasciando il collo esposto. Quel pallido lembo di pelle e vene su cui il biondo non esitò a lasciare marchi indelebili. Morse la tenera carne appena sotto l’orecchio, passò ad incidere proprio sul pomo d’Adamo, strozzando un grido del ragazzo. Lasciò baci e segni su tutto il collo, come rossi segni di bruciature, come se le sua labbra fossero fuoco.