Mark si avvicinò al punto in cui quella figura sostava. Non sapeva nemmeno se fosse un uomo o un indistinto cumulo di stracci, lasciati da qualche vandalo o da qualche persona distratta.
Sperava ardentemente fosse una persona disposta ad assecondarlo. Si umettava le labbra, desideroso di portare avanti quel suo folle gesto. Ogni volta guardava agitato il display dell'orario, sul cruscotto, nella speranza che il tempo si fermasse, che gli fosse concesso più tempo possibile per dare libero sfogo alla sua fantasia.
Accostò senza abbassare i finestrini, tentando di scrutare oltre lo spesso strato di pioggia, studiando ogni singolo movimento di quella nera figura. Si mosse.
Vide un volto alzarsi nella sua direzione, osservarlo per qualche secondo, o meglio, osservare la sua auto dubbioso. Probabilmente si stava domandavo chi potesse fermarsi a quell'ora di notte e con quelle condizioni alla sua postazione, chi potesse guidare un'auto tanto costosa. Gli venne da ridere pensando che probabilmente lo aveva scambiato per un vecchio stempiato e con la pancia. Si guardò nello specchietto, un unica licenza di vanità, prima di mediare con quella figura.
Lo vide scendere da quel muro e distendere le lunghe gambe magre, sottili, avvolte in jeans strappati, che probabilmente non erano nemmeno tagli voluti dal brand. Lo vide guardarsi ancora una volta intorno incerto e poi si avvicinarsi.
Mano a mano che si avvicinava lui poteva distinguere i tratti del suo giovanissimo volto. Una pelle chiara, quasi bianca. Un viso giovane, di un ragazzo poco più piccolo di lui. Occhi splendidi felini, sembravano attraversare i suoi finestrini oscuranti e rinforzati per colpirlo dritto al cuore. E una bocca... una fatale ed attraente bocca a cuore. Rosea e sensuale, femminile. Sembrava poco più alto di lui, magro, forse troppo. I vestiti lo ingombravano e sembravano essere parecchio logori e vecchi. I capelli erano di uno strano colore, castano, scuro, come tinti, ma la forte pioggia e l'effetto bagnato avevano scurito la chioma, che ricadeva in ciocche composte sul volto pallido e magro. Arrivò fino a pochi centimetri dal finestrino della sua auto, prima che Mark si decidesse ad abbassarlo, per mostrarsi a lui. Rimase fermo immobile, guardando il nero della sua auto, lasciandolo immaginare chissà quale oscura presenza nell'abitacolo, lasciando che l'immaginazione del ragazzo corresse più di un toro lasciato libero nell'arena. L'attesa avrebbe reso tutto ancora più eccitante.
Adesso che lo aveva trovato non lo avrebbe lasciato andare. Sentiva che quel ragazzo gli piaceva e molto. Non gli importava nulla della sua storia o delle sue origini. Quel suo corpo, quel suo volto, simile ad un felino ed attraente come una donna lo avevano catturato. Era lui quello che voleva.
Pigiò il tasto alla sua destra, sui comandi che azionano i finestrini e abbassò quello del passeggero, lasciando che il mondo all'esterno penetrasse all'interno. Lasciando che il ragazzo scoprisse cosa celasse quella macchina.
