Capitolo 8 - La scintilla

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La mia immagine si riflette sullo specchio, accanto alla mia quelle degli altri. Un passo dopo l'altro, la musica risuona per tutta la stanza, le indicazioni di Sungdeuk sembrano l'unica voce nella testa di tutti noi, o almeno degli altri. Io non odo nulla, non vedo nulla, ma ormai è così da due anni. Per quanto andrò avanti? Finché non tornerò a sentire. Quando questo accadrà...non ne ho idea. Sinceramente, non ho idea di nulla, da troppo tempo per ricordare come ci si sente a comprendere ciò che ci circonda, cosa voglio davvero, quali siano i miei desideri.

«Pausa!»

La voce del coreografo mi trascina a terra, lontano dai miei pensieri. Una mano sulla mia spalla sembra volermi trattenere ancora, senza permettermi di calare nuovamente nel mio vortice di pensieri vuoti.

«Non eri a tempo, non è da te, sicuro vada tutto bene?» La domanda di Hobi mi coglie alla sprovvista e mi scoccia un poco, non voglio certo sentirmelo chiedere da lui.

«Non preoccuparti, è solo che ieri notte ho dormito poco,» lo guardo sorridendo, accenno pure una risata, sono diventato davvero bravo a fingere.

Mi allontano dallo hyung per poi uscire dalla sala prove, ho bisogno di sciacquarmi il viso, così magari mi dò una svegliata e smetto di pensare a mere inutilità. Entro in bagno e inizio a lavarmi il volto con una certa violenza, non che mi sia estraneo causarmi dolore da solo, ma odio questo mio aspetto che si manifesta in queste piccolezze. Sento la porta del bagno chiudersi, alzo immediatamente la testa per vedere chi sia.

«Jimin-hyung,» Jungkook mi guarda con quell'aria spensierata che tanto gli invidio, «ti ho visto un po' giù di corda e ho paura sia per la domanda che ti ho fatto prima...»

Veggenza. L'ho sempre chiamata così questa sua abilità: comprende ogni più piccolo aspetto di me. Non ne sono nemmeno sorpreso, solamente abbasso lo sguardo e mi asciugo il volto, lasciandolo parlare.

«...beh, in realtà te l'ho chiesto solo per Taehyung.»

«Taehyung?» Quel nome mi lascia di stucco, non capisco cosa c'entri: guardo il maknae confuso.
«A quanto pare sospetta qualcosa...è qualche settimana che mi tempesta di domande tipo "Ma dove va Jiminie a quest'ora?", "Dov'è stato finora?"...e sinceramente non so più cosa inventarmi,» l'espressione di Jungkook, così innocente e indifferente allo stesso tempo, in qualche modo m'intenerisce. Tutta questa faccenda di Taehyungie la ritengo di poco conto, credo sia facilmente risolvibile con una buona scusa:

«Ci penso io, poi a casa parlo con lui.»

Quell'effimera questione, a quanto pare, mi ha distratto fino a sera, per qualche ora il vuoto nella mia mente era scomparso. È ora di cena, abbiamo deciso di andare al barbecue tutti insieme. Namjoon, Seokjin e il maknae sono già fuori ad aspettarci, Taehyung e Hobi si sono fermati a comprare qualche bevanda ai distributori automatici fuori dalla sala prove.

A volte a Dio piace muovere le proprie marionette nei modi più strani. Alcune le tratta con cura, le sistema e cambia loro i fili diligentemente, senza permettere che si usurino nemmeno un poco. Altre le abbandona a loro stesse, le muove senza osservarle, i fili si spezzano uno ad uno e lui nemmeno se ne accorge. A me è sempre sembrato di essere una di queste marionette dimenticate. E al destino piace giocherellare con me, inventandosi le situazioni più disparate.

«Che hai oggi? La ragazzetta non ti ha soddisfatto abbastanza?»

Un altro filo si spezza, nonostante non ne abbia più. Yoongi è l'unico rimasto ancora nella sala prove con me e non poteva colmare il silenzio con asserzione migliore. Non rispondo. Mi limito a una risata, forzata e traboccante di dolore.

«È che sai, sembravi un po' giù di corda...»

Non lo vedo, ma so benissimo che si sta mordendo il labbro inferiore e ha lo sguardo preoccupato. È più di un anno che va avanti così: mi pugnala e nasconde la lama. Ci sono troppo abituato per giudicarlo, arrabbiarmi o inventarmi una risposta. Esco dalla stanza raggiungendo gli altri fuori dall'intero edificio. E anche stasera sarà il soju il mio migliore amico.

Straordinariamente ho bevuto meno di quanto mi aspettassi, almeno sono in grado di comprendere le mie azioni. A guardare gli altri, nessuno sembra essersi davvero ubriacato, è stata una cena tranquilla tra qualche risata, vera o finta che fosse, e la solita armonia che tentiamo sempre di creare. L'unico intruso, come sempre, è Yoongi-hyung. Se ne sta lì, in silenzio, seduto a un angolo del tavolo a fissare il suo bicchiere vuoto sul tavolo, gli occhi lucidi. Hoseok in queste situazioni sembra sempre sentirsi a disagio, quasi gli dia fastidio quest'aspetto dello hyung, se ne vergogna. Continua a sorridere come solo lui sa fare, ma appoggia sempre una mano sulla spalla del suo ragazzo o gli stringe la mano, sembra terrorizzato di perderlo. Non ho mai capito questo suo comportamento e di certo non riuscirò a capirlo ora, con l'alcol in corpo.

Mentre cerco una distrazione da quella coppietta, se così si può anche definire, noto Taehyung alzarsi da tavola per andare al bagno. Lo guardo distrattamente, finché non mi sento una gomitata sul fianco, è Jungkook che è seduto accanto a me. Giusto, devo parlare con Tae. Annuisco al maknae e mi alzo, raggiungendo il mio amico con naturale disinvoltura. Con lui e Jungkook mi sento sempre a mio agio, non importa cosa mi passi per la testa. Gli circondo le spalle con un braccio.

«Taehyungie!» Lo guardo sorridendo, con lui riesco a farlo così spontaneamente, chissà perché solitamente mi risulta così difficile.

«Jimin-ah...»

Il suo è un sorriso più incerto, non riesce proprio a tenere nascosto un segreto.

Entriamo insieme nel bagno, mi stacco da lui e straordinariamente prende parola per primo.
L'ho detto che al destino piace giocare. Io, Taehyung, lo volevo tenere fuori da tutto ciò. Non si merita il dolore. Tuttavia quell'innocenza mi trafigge dritta nel mio più grande punto debole.

«Da quanto tempo mi tieni all'oscuro?»

«All'oscuro di cosa?»

So bene la risposta, probabilmente ha scoperto una delle mie relazioni.

«Yoongi.»

L'ennesimo filo si spezza e una silenziosa scintilla brilla tra la cenere.

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