Parte 1

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Freddo.
Il corvino percepisce solo il freddo che gli passa lungo la spina dorsale, mentre è coricato per terra.
Coricato sulla superficie di qualche pianeta, di qualche galassia, magari fuori dalla sua conoscenza.
Il respiro è affannato, stanco, stressato, privo di forze. Ma riesce ancora ad emettere lunghi sospiri per ringraziare, chiunque ci sia li sopra a vegliare spiritualmente su di loro, che la sua incolumità è ben conservata. Gli occhi si chiudono, lentamente, mentre è cosciente che sente un fluido caldo, quasi rilassante, che scorre dall'addome fino ai fianchi, decorando il suo corpo con varie strisce rosse e permanenti.


Si sveglia di soprassalto. Riconosce subito quella stanza. E' la sua vecchia cameretta della sua vecchia casa, nonostante non ci abbia vissuto così tanto a lungo da ricordare ogni dettaglio. La prima cosa che fa è alzare un sopracciglio e guardarsi intorno, prima di dedicarsi al vestiario che porta. E' la tuta delle spade.
Ma la prima cosa che si chiede è... cosa ci fa, esattamente lì, in quella vecchia stanza di quella vecchia casa?

Bambino.
Sente il pianto di un bambino. Subito si volta, intravedendo in mezzo la stanza priva di decorazioni e mobili, una culla bianca e rossa. Si alza finalmente dal letto dove si è risvegliato, avvicinandosi, ma fino ad un certo punto. Si blocca a causa di un piccolo muro invisibile, come se non potesse superare un limite di vicinanza, ma alla fine riesce a vedere chi o cosa c'è all'interno della piccola culletta.
La occupa un bambino, con un piccolo e carino ciuffo corvino, proprio come quello dell'ex paladino rosso. Già, proprio come lui.
In un letterale battito di ciglia, si ritrova a fissare quella culla da un'angolazione differente; si trova a guardarla da dietro, mentre il bambino viene prelevato dal suo lettino da due lunghe braccia viola.
Lo sguardo segue quelle braccia, segue ogni suo singolo movimento, fino a quando non vede il volto di quella donna che riconosce quasi subito, nonostante lo abbia visto solo poche volte. E' proprio lei. E' sua madre.
Il cuore subisce una piccola perdita mentre il respiro accelera appena sente il proprio nome detto in modo dolce, felice, tranquillo. Una figura terziaria appare al fianco della donna e del bambino. Un uomo normale, dai vestiti un pò sgualciti, ma normali.
Suo padre.

Il ragazzo dai costumi alieni appena li vede tutti e tre assieme, ha un crollo fisico, che lo fa cadere in ginocchio, e tenere gli occhi chiusi per la paura di continuare a vedere.

Non appena riapre gli occhi, non trova più le assi di legno che coprono quella superficie terrestre.
Ora vede dell'erba.
Alza la testa, ed in seguito si rimette in piedi.
Si guarda attorno cercando di capire dove si potesse trovare, ma non trova nulla, fino a quando non si gira alle sue spalle e vede un piccolo cortile di una scuola elementare.

Urla. Urla di bambini che invogliano altri due bambini a prendere a botte un piccolo ed indifeso ragazzino più grande di loro di qualche mese, che poverino è a terra, dolorante e adesso senza un dente da latte.

Si avvicina al bambino non appena tutti gli altri bambini hanno sciolto il cerchio. Occhi viola. Ciuffo corvino. Un nome e cognome. Keith Kogane. Il bambino improvvisamente si alza, pulendosi la bocca dal sangue, con la manica lunga della maglietta.
Però questo piccolo futuro paladino, si ferma e si volta "guardando" se stesso da grande, come se stesse cercando di capire quali sarebbero state le sue imprese nel futuro a venire. Il Keith grande, indietreggia appena sente i propri occhi su di se. Si gira velocemente ma va a sbattere contro qualcosa che prima non c'era.

Un edificio enorme e metallico, pieni di garage enormi che contengono tantissime navicelle spaziale che arrivano, partono, che fanno giri di prova.
Si tocca il naso emettendo un suono di dolore massaggiando piano piano il setto nasale, con movimenti circolari, ai lati.

«Sleep Tнrυ Ur Alαrмѕ»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora