CAPITOLO 17

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«Ragazzi, non so voi, ma oggi mi sento galvanizzato»

«Marco, ti prego, non fare il nobiluomo con queste parole strane. Cioè, io non so cosa significa figuriamoci Jamie». Nadia era in piedi, appena fuori dal negozio, fumava con nervosismo una sigaretta che Jamie le aveva dato. Aveva capito che qualcosa con il suo fidanzato non stava andando quando l'aveva vista arrivare molto prima del solito, con una camminata molto veloce, ampie falcate seguite in coordinazione con le braccia.

Marco non era riuscito a creare un diversivo sufficiente, nemmeno parlare della sua imminente laurea riusciva a suscitare un interesse.

«Arrederò le vostre case, una volta che sarò laureato» ripeteva in continuazione, come in preda a un'eccitazione euforica, si metteva poi a elencare tutti i motivi per cui l'Ikea non era così male, con 699,99 euro ti fai un soggiorno, cara Nadia. Per noi è tanto perché non siamo veri e propri adulti e non guadagniamo un granchè, ma per gli adulti veri è poco. Iniziava a elencare tendine, accostamenti di colori e tipi di legno con un tale entusiasmo che i suoi colleghi non se la sentivano di interromperlo.

Marco allora si schiarì la voce. «Nadia, almeno te sei italiana, ma menomale che ci sono io. Galvanizzato deriva da galvanico, dal nome dello scienziato bolognese Luigi Galvani, che ha scoperto la stimolazione di un organo grazie all'applicazione di corrente, detta appunto galvanica. Poi, è ovvio che nel mio caso sto parlando di un signicato lato, ovvero che sono molto eccitato e colto da un improvviso dinamismo». Fece una pausa, un po' ad effetto, in cui Nadia si era quasi impietrita con la sigaretta a metà tra la la sua bocca e il suo mento.

«Secondo me ti droghi» esordì Jamie, prendendo ufficialmente parte alla conversazione. «Come puoi essere allegro qui, adesso, con questo freddo? Io per esempio sto già odiando questo giorno, ho il raffreddore». Il suo tono si fece rauco, come se si stesse rendendo conto di quanto fosse infantile, e che forse Marco era davvero contento per la sua laurea, e ciò gli dava una significativa spinta di forza vitale e Nadia, per chiedergli esplicitamente di darle una sigaretta, doveva aver passato qualche guaio.

«Il mio fidanzato ieri sera mi ha chiesto di sposarlo, e io ho esitato talmente tanto che ci siamo lasciati». Il silenzio calò, i due ragazzi, ancora fuori dal negozio insieme a lei e tremanti come foglie, si volsero verso di lei, ma Nadia fece finta di non accorgersene, continuò a parlare, un fiume di parole rempì le orecchie dei ragazzi prima ancora di quanto si erano figurati. «Insomma, stiamo insieme da tanto, anzi, stavamo, ma non pensavo minimamente che mi avrebbe chiesto di sposarmi. Poi io ho esitato perché non pensavo nemmeno che le cose andassero così bene, dopo tutto, anzi, quando mi ha invitata al ristorante, ieri sera, pensavo che fosse perché mi voleva lasciare. E devo dirvelo, ragazzi, al pensiero mi sentivo veramente bene, addirittura rinata. Poi si è alzato, si è inginocchiato, ha detto quelle due stronzate da film e io ho esitato. Davvero ragazzi, tutto il ristorante era in silenzio, aspettavano il mio sì. Eppure il sì non c'è stato, io me ne sono uscita con un imbarazzante mi dispiace e me ne sono andata. Non ho voluto nemmeno il passaggio di ritorno, non ho voluto niente. Ho pagato la mia parte, perché non ci tenevo davvero a farmi offrire la cena da lui, e me ne sono andata a casa di mia sorella. Non avevo nemmeno niente da mettere, è tutto ancora a casa del mio ex. Eppure non ho il coraggio di tornare, di vedere la sua reazione stampata sul suo viso, temo sempre che possa aggredirmi, o compiangermi, o chissà cos'altro. Io ho paura, ragazzi, e ne ho tanta»

Il silenzio aveva raggelato l'intero ambiente.

Jamie rabbrividì, cercando di non far scendere nemmeno una lacrima, perché Nadia gli ricordava Anne, così fragile e irrequieta, e Jamie non sapeva veramente se sarebbe riuscito a salvare sua sorella, ormai quasi non ne aveva più speranze, ma allo stesso modo aveva una paura folle di redarguire Nadia, di metterla sull'attenti, di farle capire che non fa bene trattarsi così, perché non si esce mai vincitori da una battaglia di quel calibro, che ci si ritrova perennemente vinti in un circolo mortale, e che da un giorno all'altro, settimana dopo settimana, si finisce per annientarsi del tutto.

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