Adam aveva passato tutta la mattinata a letto.
Sapeva di aver molto da fare, come la spesa, ritirare qualche soldo, pulire la sala, andare da Anne, parlare con i medici, studiare qualcosa.
Eppure si trovava a letto, immobile, con lo sguardo rivolto verso il soffitto, i muscoli in tensione, il gatto accanto a lui che, sornione, dormiva.
I pensieri gli martellavano la mente, un continuo richiamo ai suoi doveri, che giacevano in un angolo morto della sua memoria, silenziosi quanto invasivi. Respirava il minimo indispensabile, il rumore dei suoi respiri lo riconduceva alla realtà, sebbene ci restasse troppo poco per poter dire che fosse veramente efficace.
Non pensava, ma allo stesso tempo, non riusciva a far altro che pensare, astrarsi dal mondo tangibile.
È difficile da spiegare, soprattutto se non si è pratici di ciò di cui si sta parlado.
È una condizione strana, Adam lo sapeva. Si stendeva per quelli che a lui parevao pochi minuti, e la sua mente veniva invasa da ogni sorta di pensiero. A volte vedeva Clyde, Karen e tutti gli altri, li vedeva vividi ma allo stesso tempo non riusciva a visualizzarli ad interim, probabilmente non avrebbe saputo disegnarli o rappresentarli, e le loro voci erano le medesime per tutti.
A volte nemmeno li vedeva, anche se non riusciva a vivere senza. A volte si immaginava, immaginava accanto a se Jamie e Anne, eppure non riusciva a vedere per bene nemmeno loro, come se non li avesse mai conosciuti e tutto quello fosse solo frutto della sua immaginazione.
Una volta si era ritrovato a ipotizzare se tutto quello che stesse vivendo non fosse altro se non una simulazione, o forse un sogno, se tutto quello che faceva abitualmente, dall'andare al liceo, a fare le faccende, non fossero che un'illusione che lui aveva da solo creato per scampare a quello che in realtà faceva.
La sua mente viaggiava a tal punto che Adam non poteva più definirsi solamente portatore di una spiccata immaginazione. Lui sapeva che ciò che immaginava, provava, sperimentava, non era una cosa unica nel suo genere, non era l'unica persona della terra a cui succedevano cose del genere, ma sapeva anche che non era salubre, nè per lui, per la sua attenzione, nè per tutti coloro che lo circondavano.
Non sapeva come risolvere. Non lo sapeva davvero. Eppure, da solo non sarebbe riuscito a fare niente, si sentiva seriamente in colpa non appena veniva preso dai suoi pensieri, e non riusciva a fermarli proprio perchè, allo stesso tempo, si sentiva in colpa a fermarli, perché erano parte integrante della sua vita, senza di loro si sarebbe sentito vuoto.
Addormentarsi solo quando si è veramente esausti logora dentro.
Ti metti nel letto, pronto per dormire, gli occhi bruciano come se fossero infuocati, le membra si distendono, a volte la posizione fetale aiuta. La mente non si rilassa. Lei continua a lavorare, è come se gli occhi si strizzassero, e non ti addormenti. È come se vedessi tutto con una tonalità di grigio chiaro, la mente arranca, non riesce ad arrendersi al sonno. Non demordi, vuoi dormire, ne hai bisogno, ogni molecola del tuo corpo anela la possibilità di chiudere gli occhi, sentir svanire tutto, risvegliarsi il giorno dopo con un sentore di salubrità mentale.
Gli occhi si stringono, un mal di testa che di solito non hai aumenta, aumenta e aumenta. Probabilmente non vedi niente, la mente è troppo stanca per visualizzare le cose correttamente, ma non abbastanza da farti addormentare. Probabilmente si tratterà di una sessione in cui inventi nuove situazioni, nuove conversazioni, nuovi personaggi, o forse sei te, immagini cose su di te che non si realizzeranno mai, viaggerai in posti che non vedrai mai. I dialoghi procedono incontrollati, ancora e ancora, le voci rimbombano nella testa, vorresti non rigirarti nel letto per l'ennesima volta, ma lo farai, probabilmente le doghe scricchioleranno, aprirai gli occhi e vedrai bianco per qualche secondo, li hai strizzati troppo. Senti i tuoi personaggi, tangibili, le loro voci, delle battute che potrebbero fare, tutto. Sono vivi, sono veri, non ti stanno facendo chiudere occhio.
Ci riprovi, allora, sarà passata un'ora da quando sei nel letto. Stavolta, come prima cosa, cerchi di distendere gli occhi, non strizzarli. Non li strizzi, vedi veramente nero, forse adesso riesci ad addormentarti. Li strizzi senza pensarci, davvero, continui con le tue storie, chissà come andrà a finire, chi è il nuovo personaggio, una zia o una sorella? Potrebbe anche essere la fidanzata, o un'amica. Sei stanco, vuoi davvero dormire, la testa si fa pesante. L'unico modo per addormentarsi è creare ancora storie, scenari, personaggi. Il daydream che tanto eviti durante il giorno adesso diventa vitale, un po' perché ne hai bisogno, un po' perché senza di esso la mente non diventa esausta, non riesci ad addormentarti. Pensi di essere pazzo, ma non lo sei veramente. Pensi di avere la peggior patologia di tutte, magari di essere schizofrenico, potresti cascarci, ma no.
Probabilmente per una vita intera hai pensato di aver troppa fantasia, magari hai scritto libri su libri, a volte più deludenti di altri, ma il tuo te interiore ha sempre sognato una chiamata, una e-mail, un messaggio che ti dicesse che il tuo libro valesse qualcosa, che sono pronti a pubblicarlo e tu diventerai famoso. Non accade, hai solo molta fantasia, forse vuoi fuggire da qualcosa, qualcosa di brutto che ti attanaglia, ti rifugi in un mondo che ritagli su misura, voli via da una vita che a volte assume delle connotazioni drammatiche, e semplicemente non sei capace di confrontarti con la realtà, con la tangibilità.
Ti odi, ma sai che non c'è altro modo per resistere.
Ti odi perché a volte non riesci e basta. Non riesci a dormire, a seguire una lezione, a far parte attivamente di una conversazione.
La vita è dura, e tu la affronti così.
Speri che qualcosa cambi, che si trovi una cura per quello che hai, anche se per anni non hai mai pensato che potesse essere davvero un qualcosa, adesso ne hai la certezza, non sei l'unico. Lo capisci quando ti ritiri in te stesso, ti stendi sul letto, il telefono in mano e un gioco che puoi fare passivamente, e tutto, la tua stanza, tua madre, tutto sparisce.
Ti senti una persona migliore.
Eppure fa male quando ritorni in te, magari per colpa del citofono, della radio incessante, perché ti senti solo.
Tutto ciò che hai creato si smaterializza in granelli di sabbia e disappunto, non sai cosa fare.
Affronti la realtà, non ci riesci, sei esausto perché la mente viaggia e lavora senza sosta, non riesce a sostenere niente che non ti coinvolga veramente fino alla fine.
L'impotenza e lo sconforto sono la chiave di questa sofferenza, perché non valela pena astrarsi, se poi quando ritorni al reale, non vedi l'ora di tornare nel tuo posto felice.
È come un alcolista che ha quantità di alcol illimitato. Solo che ciò che fai tu è dentro di te, ed è risaputo che ciò che accade nella mente è più difficile da eliminare, piuttosto di una dipendenza sia fisica che psichica, anch'essa difficile da sradicare del tutto.
Pensi a tutto questo, ne vale la pena?
Aspetta, forse ti stai addormentando. Forse, se ora abbasso il rumore dei pensieri, riesco finalmente a dormire.
Finalmente ce la fai, tutto si affievolisce.
Dormi qualche ora, ti addormenti sempre più tardi.
Ti svegli e ti senti peggio.
Così, fino alla fine.
A volte arrivi a pensare che tutto ciò che fai ogni giorno sia solo una rappresentazione di quello che fai veramente. Forse viaggi talmente tanto con la mente che non riesci più a discernere cosa sia realtà e cosa no, anche se in realtà non è mai così perché lo sai benissimo. Il disagio cresce, un disagio mortificante che ti fa sperare sempre che tutto ciò finisca, anche se ciò che accade nella tua mente è la tua linfa vitale. Pensi sempre che sia solo una fase, anche se questa fase probabilmente dura da decenni. Niente attira così tanto se non i tuoi personaggi, i luoghi, le situazioni che fai ripetere e ripetere nella tua mente, cambiando sempre qualcosa come un regista altamente insoddisfatto.
I loro demoni infestano la tua testa, una coltre nera ti oscura la vista esterna, vedi solo ciò che accade dentro di te.
Adam scosse la testa vigorosamente, si alzò dal letto ma si sentì incredibilmente debole, così si rimise steso.
Non sarebbe mai cambiato niente, Clyde non se ne sarebbe mai andato. Doveva trovare il modo di tenerlo a bada.
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Nessuno è solo
General FictionÈ strano come tre fratelli di origini americane si ritrovino sbalzati nella realtà di una piccola cittadina del centro Italia. Ed è altrettanto strano e inaspettato il motivo per cui si trovino lì. Ognuno di loro ha dei sogni nel cassetto così come...