CAPITOLO 10

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Anne sentì la mancanza dei fratelli quella notte. Non tanto perché non stava bene, ma perché oramai non era più abituata a stare senza di loro. Persino la notte precedente erano rimasti a dormire, ma dovette riconoscere che anche loro dovevano riposarsi.

La cena le venne somministrata sul tardi, tanto che lei se ne era dimenticata. Non aveva molta voglia di mangiare e, nonostante il vassoio fosse abbastanza ricco, non mangiò pressoché nulla.

Adam le aveva portato uno dei tanti libri che doveva ancora iniziare, così prese il telefonino e aggiunse il titolo a una lista molto più lunga della media.

Lei amava leggere perché riusciva a non pensare, a immedesimarsi nei personaggi e a lasciare fuori il suo. Tutte le emozioni che provava,lei le rifletteva. Era felice quando anche il suo personaggio era felice, triste o innamorata quando anche lui lo era.

Uno psicologo una volta le disse che leggere così tanti libri in così poco tempo era indice di scarso coinvolgimento sociale, ma ad Anne non importava. Sapeva di non avere molti amici, sapeva anche che non voleva farsene e che andava bene così com'era. Lo psicologo invece continuò per la sua tangente, trenta libri all'anno sono troppi, cerca di uscire.

Non sapeva dove andare. Non sapeva con chi andare. Per cui restava, si faceva trasportare dalle vicende altrui, sognandosele persino la notte. Tutto aveva un che di magico, e lei la magia la sentiva veramente. Non aveva bisogno di nient'altro. Con i suoi libri visitava galassie lontane, scuole di magia, campi per semidei, e ancora centrali di polizia, castelli erranti e hotel per eroi defunti. Lei era felice così. Affinava molto sia il lessico che la lingua, dato che trovare un libro in inglese era come trovare un panda vero al centro commerciale. Era lei che insegnava la lingua ai fratelli, era lei che li correggeva. Come poteva terminare la sua opera, leggere di meno, solo per farsi degli amici? Lei non piaceva alla gente. Quei pochi che si avvicinavano scappavano. Solo i fratelli le rimanevano accanto, ma lei aveva iniziato a sospettare che fosse solo perché, appunto, era loro sorella e non potevano fare diversamente. Lei nemmeno immaginava l'amore infinito che Jamie ed Adam provavano per lei, e di come si facessero segretamente in quattro per farla sentire felice e bene con se stessa. Lei non sapeva quanto, anche in quell'istante, loro stessero in pena per lei. E forse è meglio anche così, sennò si sarebbe sentita addirittura incolpa per aver dubitato di loro.

Era una notte buia, triste e silenziosa. Sentiva le voci dei medici così come quelle dei ricoverati, le urla, le risa isteriche avviluppate nelle mura bianche della struttura. Anne non aveva il coraggio di muoversi, scrutava i dintorni della sua stanza di tanto in tanto, guardinga, affacciandosi cauta alla porta. Si dondolava sul letto, lasciandosi cullare dai tremolii del materasso ormai vecchio e con le doghe deboli come un vecchio morente. Di tanto in tanto si prendeva le punte dei capelli ancora viola e le studiava, mettendole prima contro la luce del lampadario, e poi contro il dito. Vedeva come la sfumatura cambiava, e in tutto questo non riusciva a pensare ad altro se non ai suoi fratelli, e di quanto si stesse lei annoiando in quella camera anonima, se non per il libro che aveva sul comodino e per il laccetto usato a mo' di segnalibro che le davano un minimo sentore di casa.

Iniziò a piovere. I lampi scintillavano mandando bagliori che illuminavano la stanza, sempre più buia e impersonale. I tuoni rimbombavano, Anne se li sentiva suonare dentro, forti e possenti da toglierle il respiro. Il vento ululava, le foglie volavano, i vetri tremavano dentro l'intelaiatura. A lei non faceva paura il temporale, in effetti la rilassava. Si sentiva al sicuro, come lo era stata poche volte nella sua vita.

Impossibile negare che fosse malinconica. Non poteva negare che se non avesse ecceduto, a quest'ora sarebbe a casa in mezzo ai due fratelli a guardare Game Of Thrones come ogni settimana. Era, tutt'al più, rammaricata di essere di nuovo al centro dell'attenzione, rammaricata di fare ancora una volta preoccupare i suoi fratelli, rammaricata di averli delusi.

Nessuno è soloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora