A poem for you too (2/2)

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HARRY

Harry cercò con tutte le sue forze di continuare a camminare come se niente fosse successo. Louis continuava a parlargli, al suo fianco, ma lui annuiva a intervalli irregolari, sperando di azzeccare il momento giusto. La sua voce, che sino a pochi minuti prima era un suono melodioso e rassicurante, adesso era solo un ronzio indistinto dal chiacchiericcio attorno a loro, dal rumore del lago o dalle fronde degli alberi.

Il suo cervello recepiva solo l’immagine del biondo assolutamente attonita e sconvolta, e quella di Louis, che li aveva presentati. Una sgradevole sensazione di panico, assolutamente nuova per lui, gli rendeva difficoltoso respirare, camminare e ascoltare. Attorno a lui c’era solo il nero più opprimente, una voragine in cui stava affondando, un tunnel di sfortuna e terrore che gli stava risucchiando tutte le energie.

Harry continuò a camminare, mosso dall’inerzia, ma si fermò. Non vide più Louis al suo fianco. Si girò lentamente, per trovarlo a qualche passo di distanza, con le braccia lungo i fianchi e un’espressione preoccupata sul volto. Lo guardò, chiedendosi perché mai si fosse fermato.

“Harry, stai bene?” chiese il ragazzo dagli occhi blu.

“Sì” rispose subito il riccio.

“Ti ho chiesto se vuoi andare a mangiare qualcosa. Mi hai sentito?”

Louis parlava lentamente, come se si stesse rivolgendo ad una persona particolarmente tarda, o ad un bambino disturbato. Harry provò subito una nuova sensazione, la vergogna, che mischiata al panico e al terrore lo resero pericolosamente instabile emotivamente.

“Sì. Ti ho sentito” mentì, con una disinvoltura abbastanza vacillante.

“Andiamo, allora?” chiese Louis, continuando ad osservarlo con preoccupazione.

“Certo. Andiamo dove vuoi tu” disse il riccio, sentendo la sua voce provenire come da un varco spazio-temporale.

Louis continuò a camminare, ma questa volta in silenzio. Harry sentiva il suo sguardo addosso, era perfettamente consapevole del fatto che lo stesse studiando. Cercò di mostrarsi il più impassibile possibile, ma il suo cervello stava elaborando le più terribili paranoie inimmaginabili.

Sicuramente Niall avrebbe detto a Louis cosa era successo diversi giorni prima. Gli avrebbe spiegato tutto, sino all’ultimo dettaglio, e gli avrebbe detto anche che erano giorni che stava cercando di contattarlo, ma lui l’aveva sempre evitato. Ma soprattutto gli avrebbe detto di avergli scritto di star frequentando una persona.

Lui, Louis.

In realtà Harry non sapeva come definire il suo rapporto con il ragazzo dai capelli lunghi, perché non era sicuro di essere pronto a dire di ‘frequentarlo’. Certo, erano usciti già due volte, e senza mai aver combinato niente, nemmeno un bacio. E la cosa gli stava bene.

Gli piaceva, Louis Tomlinson, gli piaceva sul serio. E per la prima volta nella sua vita non voleva affrettare i tempi, anzi, aveva deciso di godersi ogni singolo istante, ogni risata e passeggiata. Non sapeva se considerarlo un amico o qualcosa in più, e non sapeva nemmeno cosa fosse lui per Louis. Ma non gli importava, non al momento, almeno.

Ma Niall avrebbe parlato, e tutto sarebbe stato rovinato. Harry non poteva credere alla propria sfortuna. Perché, tra i più di otto milioni di abitanti di Londra, avevano dovuto incontrare proprio lui? Il migliore amico di Louis? Il migliore amico di Louis che Harry aveva sverginato da meno di un mese? Doveva assolutamente trovare una soluzione. Avrebbe parlato con il biondo, l’avrebbe visto, avrebbero trovato un compromesso. In fondo era questo che voleva, no?

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