Capitolo 4

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A tre giorni di distanza da quel pranzo, lui e Luhan pianificano di svignarsela dal controllo dei propri genitori per andare a divertirsi. Scelgono proprio questa serata perché è il giorno libero di Jongin mentre ai loro padri hanno detto che andranno da un loro amico in comune : Kim Jungkook, figlio di Kim Namjoon e Kim Seokjin, anche lui un adolescente di diciassette anni a cui piace infrangere le regole. I Kim sono un clan situato a nord di Seoul e alleati con i Park da anni quindi Chanyeol e Yixing non sono stati molto ritrosi nel lasciarli uscire.
Alle cinque si fanno portare a casa di Jungkook e passano tutto il pomeriggio in camera sua tra videogiochi e chiacchiere su come ideare per bene il piano. Hanno intenzione di dire ai genitori di Jungkook che usciranno per andare a casa di un altro loro amico e dormire lì invece andranno in una discoteca, si divertiranno e staranno tutta la notte svegli, la mattina dopo colazione al bar poi torneranno a casa Kim in tempo per non far sospettare nulla a Chanyeol, Yixing e Namjoon.
Un piano perfetto.
Quando arriva l'ora stabilita nascondono gli zaini per la notte nel ripostiglio degli attrezzi in giardino e partono per la loro avventura: prima di tutto vanno in pizzeria per un buon pasto, cazzeggiano un po' al parco dove vanno di solito poi, alle dieci e mezza in punto si incamminano verso la discoteca. Il tragitto non è molto lungo, arrivano in neanche un quarto d'ora di camminata, fortunatamente non vengono chiesti loro i documenti così entrano facilmente. Una volta dentro la musica alta li investe in pieno, si buttano quindi nella mischia e si mettono a ballare insieme seguendo il ritmo. È divertente, elettrizzante trasgredire le regole ed avere un segreto così grosso da mantenere. Ma cosa potrebbe mai succedere? I loro padri sono così esagerati.
In quanto palesemente minorenni non viene servito loro alcol ma va bene così, rimangono sobri e si divertono di più a guardare gli ubriachi che fanno figure di merda. Stanno per l'appunto commentando la buffa caduta di un ragazzo mentre sono appoggiati alla ringhiera del soppalco quando un uomo si piazza dietro di loro, il primo ad accorgersi della sua presenza è Kyungsoo che coraggiosamente si mette davanti ai suoi amici in segno di protezione.
«Che ci fanno tre bellezze come voi tutti soli in questo posto?»
«Ce ne stavamo giusto andando» dice Kyungsoo facendo segno da dietro la schiena agli altri due di andarsene.
«Fermi, fermi. Non c'è fretta» afferra il più grande per un polso.
«Lasciami!»
«Sssh, non c'è bisogno di agitarsi.»
«Lo dirò a mio padre!»
«Oh ma che paura. Una volta che avrò finito di scoparvi neanche vi ricorderete i vostri nomi.»
«Mio padre è Park Chanyeol.»
L'uomo esita un attimo lasciandolo andare poi fa spallucce «Non è qui e voi non sapete il mio nome quindi non vedo il problema.»
«Il problema è che non ti guardi le spalle» dice una voce.
«Jongin!»
«Quando Park avrà finito con te pregherai per una morte veloce» dice un'altra voce più profonda.
Prima che l'uomo possa rispondere Jongin gli è addosso: lo atterra con una spallata per poi colpirlo ripetutamente tra pugni e calci.
«Taehyung io-»
«Tu niente Jungkook, le spiegazioni lasciale per tuo padre.»
Kim Taehyung, ventiquattro anni e al sevizio della famiglia Kim da quando è nato. Gli è stato affidato il compito di guardia del corpo di Jungkook fin da subito, per Namjoon e Jin è come un figlio. Con Jongin, oltre ad essere amici, sono cugini.
Escono dalla discoteca portandosi dietro quel viscido uomo, Taehyung lo stordisce con un colpo secco al collo e lo caricano nel portabagagli mentre i tre ragazzini si siedono nei sedili posteriori. Un silenzio pesante aleggia nell'abitacolo fino a che arrivano a casa Park, sul pianerottolo delle scale Chanyeol, Yixing e Namjoon li attendono. Il primo a scendere dall'auto è Jongin che raggiunge i capo clan mentre Taehyung apre lo sportello a Kyungsoo, Luhan e Jungkook e a testa bassa i tre raggiungono i loro genitori.
«Appa-»
«Silenzio» ordina Chanyeol a denti stretti.
Kyungsoo batte in ritirata insieme ai suoi amici andando in soggiorno dove trovano tutti gli altri, subito Baekhyun, Junmyeon e Jin li raggiungono per abbracciarli.
«State bene?» domanda Jin prendendo il viso di Jungkook tra le mani.
«Si.»
«Perché lo avete fatto? Se Jongin e Taehyung non fossero stati lì sarebbe potuto succedere di tutto!» sbotta Baekhyun al limite dell'isterismo stritolando Kyungsoo in un abbraccio.
«Siete nei guai fino al collo!» li rimprovera Junmyeon senza lasciare andare Luhan.
«Dovevi vedere appa! Era talmente arrabbiato che a momenti gli schizzavano gli occhi fuori dalle orbite» dice Chen serafico dal divano rivolgendosi al fratello.
«Park Jongdae!»
«Ma è vero! Poi urlava e diceva un sacco di parolacce, alcune non avevo nemmeno idea che esistessero!»
Uno degli uomini di Namjoon, Min Yoongi, scoppia a ridere.
«Smettila di ridere, poteva essere tuo figlio quello in pericolo» lo colpisce il marito, Min Jimin.
«Mio figlio non farebbe mai una cosa del genere, non è così Hobi?»
«No, altrimenti mi spezzerai le gambe» dice il bambino di dieci anni, Min Hoseok.
«Esatto.»
«Yoongi!» Jimin lo colpisce di nuovo.

°°°

«La prego... la prego signor Park! Non era mia intenzione mancarle di rispetto» si giustifica l'uomo.
«Ma lo hai fatto.»
«S-si m-ma io... io-»
«Sssh, basta parlare. Mi stai annoiando.»
Gli mette un pezzo di stoffa in bocca e gli dà un buffetto sulla guancia prima di dargli le spalle e armeggiare con i suoi attrezzi posti sopra al tavolo di metallo, li soppesa uno ad uno prima di decidere che le pinze fanno al caso suo. Torna dalla sua vittima, gli prende una mano, avvicina le pinze e senza esitazione gli strappa via un'unghia. Il malcapitato, impossibilitato a muoversi visto che delle corde lo tengono ben legato alla sedia, può solamente urlare e sperare che la tortura finisca in fretta, peccato abbia ancora nove dita.
Dopo la manicure improvvisata, con diligenza, inizia a spezzargli un dito alla volta. Un gesto barbaro ma molto significativo nel suo linguaggio; la tortura in atto viene praticata quando la persona che la subisce ha rubato o toccato qualcosa che appartiene ad altri. Un segno che servirà da lezione per lui e tutti gli altri che vedranno il lavoro finale.
Questa volta Chanyeol non lo strangola a morte, lo tortura un giorno intero poi lo fa caricare nel portabagagli della sua auto e lo conduce fino al grande magazzino che utilizza per riunirsi con altri clan mafiosi di tutta Seoul e zone limitrofe. Proprio quella sera si tiene un incontro per parlare di una grossa partita di cocaina che arriva direttamente dalle Honduras. Quando arriva al magazzino i capo clan con al seguito le loro bande sono già lì ad aspettarlo. In silenzio fa portare da due dei suoi uomini il malcapitato incappucciato e legato al centro del grande cerchio umano, si posiziona accanto a lui e, a forza, lo fa inginocchiare.
«Vi ho mai detto quanto odio ripetermi?» chiede retoricamente. «Pensavo di essere stato chiaro: quando entrate nel mio territorio dovete essere cauti.»
Taglia la corda da intorno ai polsi del suo prigioniero facendo vedere le sue mani a tutti i presenti poi gli toglie il cappuccio dalla testa scoprendo il suo viso tumefatto.
«Yah! Lee Sanghyun, non impari mai!» sbotta uno dei capi facendosi avanti.
«Quindi è uno dei tuoi.»
«Che cosa ha fatto?»
«Ha toccato qualcuno a me molto caro, puoi raggiungermi tesoro mio?»
Da dietro le spalle larghe di Jongin spunta fuori la piccola figura di Kyungsoo che a testa bassa raggiunge il fianco di suo padre aggrappandosi poi ad un suo braccio. L'ansia e la timidezza lo divorano, tutti quegli sguardi che lo fissano lo mettono in soggezione. L'uomo davanti a loro impallidisce mentre in mezzo alla calca di gente si smuove l'agitazione.
Tutti sanno quanto Park Chanyeol sia attaccato ai figli.
«Puoi fare di lui quello che vuoi.»
Senza dire una parola, Chanyeol libera il braccio dalla presa di suo figlio, prende tra le mani la testa dello sventurato e con uno scatto gliela gira spezzandogli il collo. Il corpo senza vita si accascia ai suoi piedi come una marionetta senza fili, il silenzio creatosi è assordante mentre Kyungsoo guarda la scena senza fiato e con gli occhi pieni di lacrime. Jongin è subito al suo fianco per sorreggerlo e portarlo via da lì.
«Portate via questo sacco di merda» ordina Chanyeol ai suoi uomini. «Ora dobbiamo parlare di affari.»

°°°

Sono ormai venti minuti che Kyungsoo è chiuso in bagno a rigettare anche l'anima mentre Jongin gli tiene i capelli all'indietro con una mano e con l'altra compie rilassanti movimenti circolatori sulla sua schiena. Quando la crisi sembra essere passata, il più piccolo tira lo sciacquone, si lava i denti e torna nella stanza adiacente per mettersi il pigiama e infilarsi sotto le coperte. Tutto questo sempre con l'aiuto della sua guardia del corpo che dalla sera precedente è diventato quasi un angelo custode. Si sdraia al suo fianco e lo stringe tra le braccia per trasmettergli calore e sicurezza.
«Come avete fatto a sapere che eravamo in quella discoteca?»
«Sapevo che prima o poi avresti fatto qualche cazzata così ho chiesto a dei miei amici di tenere gli occhi aperti e chiamarmi nel caso in cui ti avessero visto in posti come quello.»
Rimangono per un altro po' in silenzio prima che Kyungsoo dica altro.
«È stato terribile.»
«Lo so.»
«Perché lo ha fatto?»
«Per punirlo.»
«Ma lo aveva già punito abbastanza.»
«È una questione d'onore, Soo. Quel Lee ha mancato di rispetto a tuo padre dal momento in cui ti ha messo una mano addosso, per non parlare del fatto che se n'è fregato quando gli hai espressamente detto chi fosse tuo padre. Lo ha fatto anche perché una cosa del genere non ricapiti mai più, quell'uomo aveva quarantadue anni mentre tu, Jungkook e Luhan siete solo degli adolescenti. Questa è pedofilia e non era la prima volta.»
«Si ma-»
«Lo so, è terribile.»
Kyungsoo si gira nell'abbraccio e nasconde il viso nel suo petto scoppiando a piangere. È stata una serata da dimenticare.

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