Capitolo quattro

2.5K 184 33
                                    

Oddio, ma cosa ho fatto di male? Continuo a ripetermi questa domanda quasi come un mantra mentre il pomposo David Archibald si avvicina a me. Il suo sguardo è quello di un leone che ha appena visto una gazzella. Gli occhi neri come la notte mi squadrano quasi a volermi mangiare. Si passa la lingua sulle labbra quasi mi stesse pregustando ma non penso gli sia chiaro quanto quel gesto lo faccia sembrare un idiota.

Ma cosa ho fatto di male? Perché lui poi? Tra tutti i ragazzi perché proprio lui?

<<Ciao bella...>> mi dice strizzandomi l'occhio.

Perché? Perché? Perché?

<<Io sono David Avchibald Zellon e tu sei la fovtunata compagna della mia vita. Sai molte vagazze favebbevo i salti movtali puv di stave con me...>> dice ammosciando tutte le r e facendomi saltare i nervi già tesi.

<<Mio padve è un ufficiale genevale. E' uno dei gvadi più alti nell'esevcito. Questo vuolo da impovtanza anche a me sai, tutti si aspettanno gvanti cose da me...>> dice e io mi scollego completamente.

Veniamo trasferiti all'isola e ho una strana sensazione addosso che non riesco a riconoscere.

<<Benvenuti e benvenute>> esclama una donna alta dal centro della radura verdeggiante. E' vestita in maniera impeccabile. Pantaloni neri, camicia azzurra. Porta i capelli corti dal taglio militare e anche il suo portamento ricorda vagamente la disciplina dei soldati. Che ne faccia parte?

<<Ma come siete belli, giovani uomini e giovani donne pronti ad affrontare una sfida come questa.

Sarete in grado di superare ciò che la vita vi metterà di fronte? L'amore è difficile, ma lo è ancora di più convivere con una persona che non avete scelto. E' questo quello che vi chiediamo di fare. Imparate a conoscere chi vi abbiamo affiancato perché lui o lei sarà la persona con la quale creerete una famiglia, una famiglia che farà crescere il nostro mondo.>> uno scroscio di applausi poco convincenti risuona dopo quel discorso strano.

<<Aspettate, aspettate. Avrete delle sfide da affrontare, chi non le eseguirà verrà cacciato. Sarà un emarginato, un reietto della nostra società. Verrà catapultato nel mondo esterno al Recinto e ciò che ne sarà di voi, sarà solo un problema vostro.>> finisce facendoci capire quale sarebbe il rischio nel non partecipare.

<<I nostvi figli savanno i più belli di sempve. Io sono molto affascinante, tu sei accettabile, i miei geni pvedominevanno>> lo guardo allibita. Mi ha appena detto che sono brutta? Lo fisso, non posso capacitarmi di questo affiancamento, stiamo scherzando vero? Che ho fatto di male da meritarmi ciò?

<<Senti – gli dico – tu ed io non siamo fatti l'uno per l'altro. Tu ed io non avremo mai figli e se solo ti azzardi a toccarmi ti stacco la parte del tuo corpo a cui sei più affezionato.>>

<<Ma così infvangevemo le vegole della società. Il govevno ce lo ovdina e l'isola fa pavte di questo pvogetto. Dobbiamo fave figli altvimenti vevvemo cacciati...>> inizia lui velocemente inciampando nelle parole per la foga.

<<Non mi interessa. Non c'è nessun noi e farò in modo e piuttosto che stare con te mi farò cacciare. Non guardarmi, non parlarmi e in maniera più assoluta non dovrai toccarmi. Ci siamo intesi?>> gli dico puntandogli un dito sul petto.

Annuisce spostandosi dalla traiettoria del mio dito. I suoi occhi lampeggiano mentre mi scruta. <<Non finisce qui...>> dice semplicemente con un sorriso cattivo che mi promette le pene dell'inferno.

Raphael

Guardo lo schermo gigante appeso alla parete della sala delle riunioni. Mia madre è seduta di fianco a me con lo sguardo triste. Ha una fascia alla testa l'unico segno visibile del suo scontro contro gli uomini del Governo che ci hanno attaccato. Sono passati tre giorni da quando mia sorella ci è stata portata via, tre giorni di ricerche ininterrotte fino ad oggi. Uno dei ragazzi salvati dal campo si è rivelato essere un genio della tecnologia che circonda il progetto isola.

<<Dion, come ci sei riuscito?>> gli chiede mia madre. Ha gli occhi stanchi e dentro vi scorgo il dolore per non essere riuscita a salvare sua figlia.

<<Non lo so, signora. Anche se devo essere sincero su una cosa. L'isola mi è sembrata fin da subito irreale. Vedevo strane irregolarità ma ho avuto paura a parlarne. Le prove che ci hanno fatto affrontare erano strane, come se avessero un secondo fine oltre quello reso pubblico.

Non lo so, tutto ancora mi sembra surreale però questa realtà è vera, tangibile, non fittizia come quella creata dal governo.>>

<<Ti sei mai svegliato ritrovandoti dentro una teca?>> le chiede mia madre.

Il ragazzo la guarda sgranando gli occhi e dalla sua faccia riusciamo a capire la risposta. Sì.

<<Sei come Alexa e mi sembra strano che non si siano accorti anche di te. Forse è un bene, se sei come mia figlia meno persone sanno di te, meno sarai in pericolo.

<<A proposito di sua figlia. Siamo dentro...>> ci dice.

Dannazione! Quello che vedo non mi piace per niente. Alexa deve affrontare di nuovo ogni cosa.

<<E' diversa...>> dice mia madre. Guardo la ragazza che appare nello schermo e noto in lei qualcosa che prima non c'era. E' più viva, più la ragazza che è stata rapita che quella lobotomizzata.

<<Ma chi è quel tipo?>> chiedo a nessuno in particolare. Non mi piace, con quella r moscia e quei capelli lucidi, quasi sporchi.

<<Un problema...>> dice la persona che sta chiudendo la porta alle nostre spalle.

Mi volto per vedere Matthew fissare lo schermo. E' geloso o sbaglio?

<<Quello è il figlio del generale Rattinson.>>

<<Oh cazzo!>> esclamo capendo immediatamente quale sia il problema.

L'isola delle Coppie #2- Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora