Capitolo sei

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Raphael

Mi trovo nella mia camera, seduto sul letto con le mani nei capelli. Gli ultimi avvenimenti mi stanno logorando dentro e non so cosa fare. Non mi è mai capitato nulla di simile, sono un soldato, bravo ad eseguire gli ordini, ma ora quello che voglio fare è alzarmi da questo stupido letto, uscire da questo accampamento e andare a riprendere mia sorella.

Non sappiamo dove l'abbiano portata, alcune fonti infiltrate tra le file del governo sono state isolate. Solo le persone di più alto livello sanno qualcosa, ma le informazioni sono frammentarie, come se volessero non far arrivare alle nostre orecchie qualcosa di più delle briciole.

Ripenso alle parole di Matthew. Se è vero che quello è il figlio del generale Rattinson allora abbiamo più di un semplice problema.

Alfredo Rattinson non è un uomo, è un figlio di puttana. E' stato addestrato dal peggior soldato che il governo abbia mai avuto. Un uomo di cui si è perso il nome, di cui esistono solo racconti e non si sa nemmeno quanto siano veri.

Ma di Rattinson sappiamo tanto, forse troppo, forse troppo poco. Ha alle spalle stragi di uomini e donne. Non ha mai guardato in faccia nessuno, mai provato pietà e probabilmente non prova nulla se non odio.

Non l'ho mai incontrato dal vivo e forse questo è stato un bene, dicono che sappia leggerti dentro come nessuno e io tremo al solo pensiero di questo uomo, tremo dalla paura di sapere mia sorella con suo figlio, perché se è come lui allora è nei guai.

Fisso lo specchio e ripenso alle parole dei genitori di Luke. Come può un padre fare certe affermazioni ancora non mi è chiaro.

Ma anche lui è un soldato, non accetta la morte. Non è come Rattinson, Leonida prova dolore. Lo si legge negli occhi ogni volta che guarda suo figlio. Lo vede soffrire o almeno pensa che ne provi, anche se il dottore gli ha detto che non sente nulla per tutte le medicine che gli sono state iniettate.

E Dejanira, povera donna. Capisco il suo dolore perché è come il mio. Lo stesso tipo di dolore che abbiamo provato mamma ed io nel vedere Alexa stesa in quel letto.

Era così fragile, così delicata, così bianca. Sembrava prossima alla morte, eppure sotto quel velo di dolore vedevo la sua bellezza, così identica alla mia e così uguale a quella della madre.

Però Alexa si è svegliata, si è ripresa. Ha iniziato a vivere in questo nuovo mondo, scoprendo che quello che credeva reale non lo era. Ha scoperto verità dure, ma che l'hanno resa più forte, più motivata e più conscia di quello che ora dovrà affrontare.

Mi alzo, certo che stare seduto non mi aiuterà a trovarla.

Devo parlare con Matthew, lui è il mio superiore ma è anche un amico e posso fidarmi di lui perché ho visto come la guarda.

E' quello sguardo inconsapevole, uno sguardo in cui non ci si è ancora accorti di quello che si prova per la persona che si sta guardando. Prova qualcosa per mia sorella e lei non è cieca, ricambia in qualche modo e sono convinta che questo le stia sfuggendo un po' di mano.

La sala di controllo è sempre la stessa. Dion è al computer che traffica con la tastiera e borbotta parole incomprensibili. Matthew è seduto di fianco a lui che osserva il monitor.

La figura in primo piano non è difficile da riconoscere: Alexa.

Osserva il tramonto, ma la sua attenzione non è rivolta completamente verso il cielo. Tiene d'occhio David.

<<Perché non porta il cognome del padre?>> chiedo a Matthew rendendomi conto solo ora di quella strana cosa.

<<Rattinson non lo ha riconosciuto. Ha sedotto la madre e poi abbandonata. Lo ha cresciuto lei fino ai sei anni, quando poi lui ha scoperto della sua esistenza lo ha portato a casa da lui e l'ha educato secondo la sua dottrina.>>

<<Come l'hai scoperto?>> gli chiedo

Matthew sorride, come se si aspettasse quella domanda.

<<Ho le mie fonti>> dice soltanto.

<<Ha intenzione di riconoscerlo?>>

<<No. Non lo considera nemmeno suo figlio. Lo ha allevato facendone di lui un soldato, ma è un viziato borioso. Si sente potente perché sa che ha le spalle coperte, ma in realtà non immagina cosa potrebbe fargli quell'uomo se dovesse fallire.

Inoltre non è l'unico. Ci sono decine di David Archibald tra le file dei soldati. Tutti figli illegittimi di quell'uomo. Figli nati dallo stupro di donne diverse che hanno avuto paura di lui, paura di poter essere uccise. Perché tutti sanno cosa fa quell'uomo, ma nessuno ha il coraggio di fermarlo, a loro va bene così. E' un soldato, ma è anche il loro sicario...>>

Quelle parole fanno breccia e la paura provata si trasforma in terrore.

<<Com'è possibile?>>

<<Il grande capo lo protegge. Finché lui obbedisce e si rende utile non gli dirà niente e lo lascerà fare.>>

<<Alexa è in pericolo...>> la mia affermazione lo fa voltare finalmente e nei suoi occhi scorgo il mio stesso terrore.

<<Sta camminando su una linea sottile. Infastidirlo in quel modo la danneggerà e basta.>>

<<Dobbiamo trovarla!>> affermo con risolutezza.

<<E' quello che stiamo facendo...>> dice Dion intervenendo.

<<Abbiamo una pista. A quanto pare il laboratorio è stato spostato. Non è più nello stesso posto dell'ultima volta. Abbiamo qualche indizio, ma non è certo.>>

<<Ci sono altri ragazzi?>>

<<Solo quattro veri...>> dice Dion.

<<Veri?!?>> non riesco a capire, negli altri schermi vedo più di quattro ragazzi.

Dion ride.

<<Sono stati furbi questa volta. Quelli?? – dice indicandoli – sono finti, realizzati a computer, sono virtuali...>>

<<Merda...>> esclamo.

Dion sorride come se fosse divertito da ciò che hanno fatto quelli del governo, io invece provo solo rabbia. 

L'isola delle Coppie #2- Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora