Capitolo otto

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Ho la testa annebbiata.

Mi ritrovo sdraiata sull'erba, la testa appoggiata a qualcosa di morbido. Il sole sta sorgendo e la sua luce nonostante sia così soffusa mi infastidisce gli occhi. Sono di nuovo qui, nell'isola.

Dall'altra parte non mi hanno scoperta, però questo non vuol dire che io non sia in pericolo. Mi metto a sedere e qualcosa mi scivola via dal corpo, facendomi sentire quasi freddo.

E' una giacca, fin troppo familiare. La giacca di quel viscido.

La prendo e la getto via, schifata che qualcosa di suo mi abbia toccata.

<<Bel modo di vingvaziare>> mi dice con quella sua r moscia così marcata. Quanto mi infastidisce. Mi sale un nervoso atroce solo a guardarlo, quando parla figuriamoci.

E' seduto distante da me, ma non così tanto da dover urlare per farsi sentire. Gli brillano gli occhi, come divertito dalla mia reazione.

<<Mi hai messa tu così?>> gli chiedo alzandomi e fissandolo con tutta la rabbia che posso provare.

<<E chi se no? Ti sei addovmentata in piedi, savebbe stato un peccato fav indolenzive quel bellissimo collo di cigno>> mi dice alzando una mano come a volermi sfiorare.

Mi sposto istintivamente anche se abbastanza distanziati e lui non riuscirebbe comunque a toccarmi.

<<Ti avevo avvertito che non avresti mai dovuto toccarmi.>> gli dico avvicinandomi a lui a passo sostenuto e mollandogli un sonoro ceffone sulla guancia.

La sua faccia si sposta di lato.

<<Puttana>> mi dice tornando a guardarmi. La sua guancia inizia a colorarsi di un bel rosso, segno che il mio schiaffo ha fatto proprio centro.

<<Oh beh, se è così che conquisti tutte le donne avrai dietro la fila. Sinceramente, non è molto carino chiamare una ragazza in quel modo. Tua madre avrebbe dovuto educarti meglio!>> gli dico con un sorrisino cattivo.

Il suo sguardo si fa di fuoco, si avvicina ulteriormente a me. Ora siamo naso contro naso. Posso quasi sentire l'unto dei suoi capelli addosso e solo questo serve a farmi provare schifo.

<<Non. Osave. Nominave. Mia. Madve>> dice lui tra i denti, scandendo ogni singola parola e sputacchiando.

<<Se no?>> ho più coraggio di quanto potessi ammettere e soprattutto di quanto mi aspettassi di avere.

<<Ti ucciderò! Fosse l'ultima cosa che farò...>>

<<Non penso ti convenga, non ne sarebbero affatto felici>> gli dico puntando il dito alla telecamera.

Anche lui alza la testa e sembra notarla solo ora. So di avere esagerato, ma so anche quanto sia vero il fatto che nessuno mi voglia uccidere.

Mi hanno rapito dall'accampamento solo per riportarmi qui e asservirmi al loro volere, di certo non vogliono che io muoia.

Me ne vado da lui, ma non faccio in tempo a percorrere dieci passi che una voce amplificata mi richiama in un luogo dove non sono mai stata.

<<Oh oh, ora si che ci sarà da divertirsi>> dice David.

Non mi volto a guardarlo, non merita la mia attenzione e ora ho una cosa più importante a cui devo pensare.

Mi avventuro nel folto della foresta. L'atmosfera è inquietante, non si sentono gli animali, nessun suono che possa far pensare che sia abitata.

Il silenzio spaventa, fin troppo irreale.

Mi lascio alle spalle la luce del sole e con essa un barlume di calore. Il freddo mi penetra nelle ossa. Forse ho esagerato a schiaffeggiare David, ma penso se lo meritasse. Non sopporto quel suo fare arrogante, odio questa situazione, odio l'essere di nuovo qui.

La mia prima esperienza all'Isola è stata ben diversa, non pensavo fosse reale, non volevo farla eppure qui ho conosciuto Luke.

Luke, è un po' che non penso a lui. E' stato in grado di superare la mia reticenza e a farmi provare quei sentimenti che avevo pensato di provare per Caleb ma che così non è stato.

Non so se posso definirlo amore, però forse ci si avvicinava. Ora siamo separati e non so più nulla di lui. E' con Raphael e mia madre. E Matthew.

Il cuore perde un battito solo a pensare al suo nome. I suoi occhi grigi, che ricordano i cieli in tempesta, mi sorridono. E' bello, non posso negarlo. Con quell'aria da cattivo ragazzo, i capelli biondo scuro e quel sorriso biricchino.

Sorrido e spero tanto che stia bene, però mi sento in colpa. Voglio stare con Luke, eppure sto pensando a Matthew. Cosa mi succede?

Nel frattempo mi sono inoltrata nel fitto della foresta. Il passaggio è sempre più angusto e i rami sporgenti mi graffiano. A chi mai verrebbe l'idea di organizzare un incontro in questo punto?

Quando ormai penso che finirò incastrata tra qualche albero, ecco che spunta un raggio di luce lontano.

Scosto gli ultimi rami e mi ritrovo in una piccola radura, al cui centro si trova una minuscola casa.

La porta di legno scuro spicca in mezzo alla facciata bianco perla. Il tetto è rosso, vi è un comignolo da cui esce uno sbuffo di fumo. Sembra quasi che mi stia invitando ad entrare eppure io sono restia a farlo.

Cosa ci fa una casa in mezzo al nulla?

La porta si apre e una donna ne esce.

Mi fa cenno di avanzare e così eseguo.

Mi avvicino a lei, lentamente, misurando chi possa essere e perché mi abbia fatto chiamare qui.

Indossa una gonna lunga fino ai piedi, nera come la notte. Sulle spalle uno scialle come a volersi riparare dal freddo.

Sono a pochi passi da lei quando un sorriso le illumina il volto.

<<Benvenuta Alexa.>>

<<Chi sei e perché mi hai fatto chiamare?>>

<<Il mio nome è Alisea e sono la custode dell'isola.>>

L'isola delle Coppie #2- Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora