Capitolo due.

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Una volta fuori dal bagno dove precedentemente si era tenuta la discussione tra me e quel riccio, mi decisi finalmente a tornare dai miei parenti quindi, con ancora i pugni serrati e l'ansia che avvoleva come una sciarpa la mia gola, percorsi le scale fino a ritrovarmi davanti alla mia famiglia che stava vociferando riguardo l'accaduto. Sospirai il meno sonoramente possibile prima di schiarirmi la voce con un colpetto di tosse e, non l'avessi mai fatto, mi ritrovai gli occhi di tutti puntati addosso. Ciò che potei notare in quell'istante fu che nella mia famiglia, tutti possedevano delle iridi chiare, tipica caratteristica degli Inglesi.
Allungai qualche lento passo verso di loro, lasciando che ora le mie suole strusciassero contro il parquet bianco con il fare di un viscido serpente; mi frenai una volta dietro la sedia di ciliegio sulla quale era comodamente seduta mia sorella Phoebe, una delle gemelline. Dischiusi le labbra, approfittando dell'assenza dell'intruso, in modo da fare finalmente il mio annuncio ma, proprio appena l'attenzione delle mie iridi oceano andarono a posarsi sul volto ben tenuto di mia madre, questa era attenta a fissare qualcosa dietro di me e con un sorriso stampato in volto e solo appena lei si decise a parlare, guardando anche a volte me, riuscii a capire cosa - o meglio chi - stesse guardando.

«Louis che ne dici di portare anche Harry alla festa di domani? Quella di Zayn, me ne avevi parlato ieri, ricordi? Trovo sarebbe un occasione utile per potervi conoscere e soprattutto capire se è un tipo apposto, la piccola Lottie merita il meglio.»

Notai mia madre fare l'occhiolino al ragazzo dietro di me, mi stupiva il fatto che lo trattasse come uno di famiglia e al solo pensiero che mi sarei dovuto trascinare quello là alla festa, mi salivano i conati di vomito; non lo volevo, non doveva infilarsi ulteriormente nella mia vita, era il ragazzo di Lottie non il mio! Il problema maggiore era che Zayn non aveva organizzato nessuna festa ma era semplicemente una scusa per potermi vedere con Stan (il mio ragazzo segreto purtroppo) e passare una lunga serata con lui. Purtroppo con mia madre non ero in grado di dire no, la sua rabbia era ciò che tutti noi temevamo quindi mi limitai a stare in silenzio perché come si dice, "chi tace acconsente", e sperare in un no netto da parte di Harry.
Percepii il rumore dei passi pacati del ragazzo rimbombare nelle mie orecchie che si arrestò non appena il giovane si ritrovò in posizione eretta al mio fianco, quando dischiuse le sue bellissime ed invitanti labbra per poter mormorare una frase con il suo solito tono roco e abbastanza strafottente:

«Mi farebbe piacere venire alla festa, mi sono trasferito qui da poco e sfortunatamente non ho molti amici quindi...» adesso le iridi smeraldo del ragazzo erano intente a fissare i miei lineamenti, quasi facendomi sentire sotto pressione. «Domani passami a prendere, sono il tuo vicino di casa non dovrai nemmeno fare tanta strada, Tomlinson.»



Aprii gli occhi al suono fastidioso del mio telefono, continuava a fischiettare ancora ed ancora ed io non ero pronto ad affrontare un nuovo giorno, soprattutto se avessi dovuto rinunciare a vedermi con Stan. Protesi il braccio fino al comodino accanto al mio letto, ricercando con fare goffo l'oggetto elettronico prima di percepire qualcosa di duro, lungo e freddo al tatto e, capendo fosse ciò che stavo cercando, lo afferrai velocemente prima di portarmelo davanti agli occhi e premere il pulsantino nero posto alla fine del cellulare. Avevo tre messaggi, tutti da parte di Stan.

"Non vedo l'ora di passare l'intera serata con te.
Ti amo,
Stan xx."

"Lou, sono le cinque del pomeriggio, per quanto vorrai ancora dormire?"

"Louis spero scherzi, devi assolutamente svegliarti!"

Sospirai afflitto al solo pensiero che avrei dovuto dargli la brutta notizia, soprattutto per me visto che avrei dovuto passare le ore più sconsolate della mia vita assieme al ragazzo di mia sorella. Sbloccai l'apparecchio elettronico all'ultima moda prima di appoggiare delicatamente entrambi i pollici sullo schermo gelido in modo da digitare con gli occhi ancora socchiusi, nonostante fossero le cinque e mezza del pomeriggio ed avessi dormito tredici ore.

"Stan c'è stato un imprevisto, oggi non possiamo vederci devo fare da baby sitter al ragazzetto di mia sorella.
Ti amo anche io,
Louis xx."

Nel momento in cui inviai il messaggio, mi alzai con uno scatto dal letto in modo da recarmi nel bagno posto nella mia camera per potermi lavare ed andare da Harry. Mi buttai nella doccia senza voglia e mi sciacquai con prodotti al cocco, che amavo alla pazzia. Una volta conclusa la mia preparazione, mi abbigliai con dei pantaloni di una tuta malconcia ed una maglietta rossa con sopra disegnato un panino. Non avevo assolutamente voglia di sistemarmi per qualcuno verso il quale non provavo alcun sentimento.
Allungai dei passi verso il mio letto disfatto dove sopra vi era posto il mio telefono in modo d'afferrarlo e porlo nella tasca della mia tuta prima di recarmi alle scale, scendendole con fare goffo e lento. Quando arrivai in salone, non mi degnai di salutare nessuno ed uscii velocemente di casa. Ciò che mi stupì di più fu il fatto che Harry era già davanti al portone di casa mia! Quel ragazzo aveva di sicuro qualche problema mentale. Sbuffai sonoramente appena lui mi rivolse un sorriso contornato dalle sue adorabili fossette, scavate al centro delle sue guance lisce e dai lineamenti giovanili.

«Andiamo Tomlinson togli quella smorfia permanente dal tuo volto, potrei offendermi!»

Esclamò il ragazzo mentre rideva facendo vibrare il petto scoperto, dato che la scollatura della sua camicia bordò lasciava ben in vista la sua pelle candida e ricoperta dall'inchiostro pece di alcuni tatuaggi molto belli. Scesi i tre gradini dinanzi l'ingresso della mia casa prima di avvicinarmi al ragazzo e mormorare con tono distaccato e freddo:

«Che disdetta.»

A quella mia unica affermazione notai che il ragazzo, invece di buttarsi giù e mostrare un volto dispiaciuto, non si perse d'animo e diede vita ad un sorriso ancora più ampio e splendente; sembrava mi volesse far capire che non avrei mai ferito i suoi sentimenti con nessuna mia affermazione fredda e tutto ciò mi diede ai nervi perché lui mi aveva rovinato fin troppe cose.

«Dov'è la festa Tomlinson?»

«Da nessuna parte.»

Appena dissi quella frase, Harry si limitò ad annuire comprimendo le labbra carnose tra di loro in modo d'appiattirle prima di sospirare, infilando le mani magre e dalle dita lunghe e fine nelle tasche dei suoi jeans neri strappati alle ginocchia. Trovavo adorabile il fatto che ogni movimento della sua bocca era contornato dalle sue fossette, lo rendeva quasi tenero.
Allungai dei passi verso il marciapiede grigio, marchiato dalle varie orme delle persone che vi ci erano passate giorni o anche anni prima.

«Quindi dove mi stai portando, Tomlinson?»

Fu la voce di Harry ad interrompere i miei pensieri, il tono roco e rilassato che usava ogni volta che apriva la sua bocca carnosa e rossa, mi dava un senso di sicurezza, mi piaceva ascoltarlo anche se la maggior parte delle parole che liberava erano sgradevoli. Mi schiarii la voce con un lieve e fluido colpetto di tosse prima di dividere le labbra per poter mormorare, con fare pacato una frase mentre continuavo a camminare lungo quella strada contornata da alberi verdi e villette a schiera.

«In un bel posto.»

The boy next door.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora