Capitolo otto.

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Spazio autrice.

Allora vorrei scusarmi dell'imbarazzante ritardo con il quale ho aggiornato ma purtroppo non ho potuto farlo, ho avuto molte verifiche nelle ultime settimane.
Spero però che il capitolo possa essere all'altezza degli altri e non deludervi, grazie del supporto e scusate ancora l'attesa e la storia è anche arrivata a duemila visualizzazioni! Grazie mille!
Un bacio.

Zayn.

La luce del mattino formava una sottile linea che si propagava lungo il pavimento dalle asse malandate del locale dove lavoravo; il bar si chiamava "21 Strikes" non aveva molto senso, però il proprietario era un fan acclamato del Bowling. Ogni sabato, infilava il suo abitino composto da pantaloni a pinocchietto beige e la sua maglietta con sopra ricamati dei birilli ed elogiava le sue tecniche per fare strike con tutto il locale. Era veramente una persona particolare e buffa. Il tipico uomo bassetto che cercava di comandare, insomma il capo. Mi lasciai sfuggire una risata mentre ero intento a premere, grazie alla forza del mio palmo connesso al braccio, la pezza bianca e sporca a causa della polvere, contro la superficie in legno del bancone posto dinanzi a me, sperando che i rimasugli di birra, briciole di patatine e noccioline della sera prima potessero sparire prima dell'arrivo di nuovi clienti; ma fu proprio in quel momento che, non appena conclusi il mio pensiero, eccolo lì, il rumore della porta che si apriva con timidezza per permettere ad un essere vivente di entrare in quell'umile bar. Arrestai i movimenti della pezza per poter alzare il volto verso l'uomo che era ora all'interno del luogo. Ciò che mi sorprese fu il fatto che era un ragazzo sui vent'anni, non capitava spesso che dei miei coetanei venissero qui, solo Louis mi faceva visita ogni tanto.

«Sei tu Zayn Malik?»

Mi limitai ad annuire silenziosamente, non appena la voce apparentemente gentile e dolce del giovane mi distrasse, non potendo nemmeno evitare di appoggiare la mia completa attenzione su di lui: possedeva le stesse caratteristiche del ragazzo che avevo visto qualche giorno prima. Capelli marroni tendenti al biondo cenere, occhi scuri, lineamenti sofisticati e una leggera peluria che contornava la sua mascella; era proprio un bel ragazzo.

«Il tuo amico mi ha mandato qui...un certo...uhm, Louis Tomphson...» fece una breve pausa, aggrottando la fronte e socchiudendo gli occhi come se si stesse concentrando a ricordare il vero cognome. «Ah no, Tomlinson, sì sì, Louis Tomlinson!»

Appena nominò il mio amico, ci fu un minuto di silenzio completo. Il fatto che Louis lo avesse mandato qui mi confondeva. Magari era un suo lontano cugino pensai, ma proprio lontano visto che non si somigliavano nemmeno ad occhi chiusi. Mi allontanai lentamente dal bancone prima di appoggiare il palmo olivastro di una delle mie mani sul mi fianco, accarezzandomi con i polpastrelli il tessuto della maglietta nera.

«Dimmi tutto.» dissi, cercando di rimanere più posato possibile.
«Ecco, desideravo soggiornare qui per qualche mese e il tuo amico mi ha comunicato che stai cercando un coinquilino...ecco mi chiedevo se ti andasse di dividere il tuo appartamento con me.»
«Non so nemmeno il tuo nome, non voglio che un estraneo entri così nella mia casa.» affermai abbastanza innervosito, mi dava fastidio che Louis agisse senza avvertirmi e poi lo sapeva che io volevo vivere con lui, non con un ragazzo del quale non sapevo niente. Avrebbe potuto benissimo essere un maniaco!
Allungai qualche passo verso un tavolino rotondo in legno, ignorando lo scricchiolio delle parquet rovinato al di sotto delle suole dei miei stivali, mantenendo in mano la pezza bianca e sporca su qualche lembo di grigio per poter pulire le superfici luride dei tavoli, sperando che il giovane se ne sarebbe andato da un momento all'altro.

«Liam, mi chiamo Liam.»

Sbuffai a causa dell'insistenza del giovane, non avevo intenzione di continuare quel discorso, per me era più che portato a termine quindi non gli diedi nemmeno l'onore di rispondergli. Protesi il palmo verso il tavolino posto dinanzi a me prima di curvare leggermente il busto per poter cominciare a formare dei lievi cerchi con la pezza bianca, liberando quella superficie dalla polvere. Mentre compievo quei gesti continui e decisi, le mie orecchie vennero pizzicate fastidiosamente dal rumore dei tacchetti delle scarpe del giovane, stava venendo verso di me, ne ero sicuro. Infatti, poco dopo, il suo respiro leggero come una piuma si scontrava contro la mia maglietta nera in cotone quindi non potei evitare di abbandonare il tessuto bianco per potermi voltare verso di lui. In quel momento eravamo distanti meno di cinque centimetri e questo mi fece protendere il petto verso il tavolino, facendomi anche appoggiare i palmi su di questo. Non sembrava proprio il ragazzo dolce che immaginavo, la sua voce di sicuro sarà stata un'illusione però aveva qualcosa negli occhi che mi trasmetteva tristezza, qualcosa di strano.

«Senti Zac, Zen o come ti chiami, il mio migliore amico, il vicino del tuo, abita qui e non ha nemmeno un accenno di amico ed io non ho molti soldi. Non voglio lui si senta solo quindi adesso mi fai il favore di condividere la tua fottutissima casa con me.»
«Adesso capisco tutto, ah e sono Zayn non Zac o Zen.»

Nel momento in cui il giovane mormorò quelle parole che erano più un ordine misto ad un avvertimento, tutto si fece più che chiaro per me: Louis aveva detto a quel povero ragazzo di me solo perché così avrebbe potuto vedere più spesso Harry. Che razza di bastardo. Il mio volto si fece livido dalla rabbia quindi flettei le braccia verso il petto del giovane, coperto da una magliettina bianca, prima di allontanarlo dal mio corpo ed allungare dei passi verso l'uscita buia del bar, avrei pure potuto perdere il lavoro ma ciò che aveva fatto quello stupido, mi aveva mandato su tutte le furie.

Louis.

«Sei serio Louis?!»

La voce del mio migliore amico mi fece sobbalzare dal letto sul quale mi stavo tranquillamente rilassando ascoltando i brani degli "Arctic Monkeys". Le cuffie bianche cadettero dalle mie orecchie a causa del mio salto, il mio cuore stava ora battendo al ritmo del battito delle ali di un colibrì. I miei occhi erano fermi sul volto furioso del giovane posto accanto alla porta di legno di ciliegio. La sua mascella era serrata e metteva in mostra i suoi lineamenti duri e geometrici; l'avevo visto così solo una volta e quel giorno l'avevo voluto completamente dimenticare. Scossi svariate volte il capo prima di poter rispondere al ragazzo con tono tremante ed insicuro, temendo cosa avrebbe potuto fare:

«C-cosa è...è successo?»
«Cosa è successo?! Fai pure il finto tonto?! Io non sono la tua arma per arrivare a Harry, Louis. Se quel ragazzo ti ha fottuto il cervello non è colpa mia, devi capirlo che è etero o quello che è, non ti vorrà mai e sei fidanzato con Stan ed io quel Liam non ce lo voglio a casa mia, perché devi sempre agire senza mai chiedere prima il mio parere?»

Mi alzai velocemente dal letto, colmo adesso anche io di rabbia, non potevo credere che Zayn dubitasse questo di me, non c'erano stati secondi fini nel mio gesto non sapevo nemmeno che quel ragazzo c'entrasse con la vita di Harry, l'avevo semplicemente visto disperso e volevo aiutarlo. Sbuffai sonoramente prima di allungare dei passi verso la mia scrivania per poter dare le spalle al mio migliore amico in modo da non avere un contatto visivo con lui. Era l'unica persona che temevo. Appoggiai entrambi i palmi delle mani sulla superficie della sedia a rotelle davanti a me prima di schiudere le labbra sottili, passandoci sopra la punta calda della lingua in modo da procurarmi più tempo possibile per calmarmi e pronunciare delle parole in modo pacato.

«Zayn, stammi bene a sentire, io non sapevo nemmeno che Liam fosse amico di Harry, volevo aiutare te con le bollette e lui a trovare una compagnia di amici. Sì, lo so, Harry m'interessa e da quando c'è stato quel bacio penso sempre alle sue soffici labbra ma è il ragazzo di Lottie, sto cercando di togliermelo dalla testa, ti prego credimi.»

Appena finì quella frase percepii il frastuono di un oggetto di vetro scontrarsi contro il pavimento e rompersi in mille frammenti. Il mio cuore sobbalzò e non potetti evitare di girarmi ma ciò che vidi una volta con il corpo in direzione di Zayn non fu affatto rassicurante. Mi sentii come catturato in una gabbia: non avevo scampo adesso. La paura si era ormai impossessata del mio corpo, sarei riuscito a scamparmela da questa situazione? Il volto del mio migliore amico nemmeno mi portava sicurezza, anzi, era terrorizzato forse quanto me.

The boy next door.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora