Capitolo sette.

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Zayn.

«Louis, andiamo, togli quel muso.»

Mormorai con tono roco e leggermente preoccupato mentre mi portavo la mia Diana Rossa nella sottile fessura che vi era nelle mie labbra piene e rosse per poter inspirare una piccola quantità di fumo, socchiudendo gli occhi nell'istante che quel sapore amarognolo mi raggiunse la gola, pizzicandola in modo fastidioso; peggio del solletico.
Ero molto preoccupato per Louis, era il mio migliore amico e vederlo così giù di morale, con le occhiaie a fare da cuscini ai suoi occhi, solitamente accesi e il volto non curato, mi spezzava letteralmente il cuore. Ci conoscevamo da sedici anni: eravamo cresciuti insieme, sapevamo tutto l'uno dell'altro. Avevamo condiviso le insufficienze, i viaggi, le sbronze e molto altro.
Allungai dei timidi passi verso il letto del ragazzo, trovandomi poco dopo con gli stinchi, coperti dal tessuto di jeans nero, contro la struttura di legno marrone. Appoggiai l'attenzione delle mie iridi color marrone, contenenti alcune sfumature nocciola e buttando poco dopo il fumo, formando una nuvola color bianco, prima di riprendere a parlare per poter eliminare quel silenzio fastidioso che Louis aveva creato tra di noi, astenendosi dal rispondermi perché "era troppo impegnato a guardare il parquet della sua camera".

«Che ha fatto Stan? Devo andare a parlargli, mhn?»
«Non si tratta di Stan, Zayn.» Mormorò serrando immediatamente la mascella in modo da mostrare i lineamenti ora più duri, alzando gli occhi verso di me, creando un contatto; era temibile con quell'espressione. «Si tratta di Harry...mi ha...uhm...baciato.»

A quella affermazione sgranai gli occhi, com'era minimamente possibile che quel ragazzino lo avesse baciato? Aveva degli atteggiamenti che lo rendevano un perfetto omosessuale ma stava con la sorellina di Louis, tutto ciò era più che raro. Sospirai e mi sedetti sul letto con fare lento, come se volessi dare del tempo al mio cervello di rielaborare la frase, nella speranza di aver capito male, ma niente: Harry aveva realmente baciato Louis.

«Quindi ti ha baciato.»

Riuscii a formulare solo quella razione di frase, pur volendo continuare per potergli tirare su il morale, insomma per potergli dire qualcosa di utile per farlo sorridere, ma niente, solo quella affermazione.
Louis si voltò in modo tale da potermi guardare, incurvò la bocca in un fintissimo sorriso a labbra serrate prima di schiudere queste e mormorare con un tono sottile sottile, quasi come quello di una persona alle quale sono stati appena calpestati i genitali dal tacco di una donna isterica:

«Mi ha baciato, già.»
«Ti è piaciuto?» Nonostante fossi traumatizzato, ero curioso, dovevo sapere altro.
«Purtroppo.»

Mi limitai a protendere il palmo della mano verso la sua spalla ricoperta dal tessuto di una maglietta, accarezzandogliela con fare lento e dolce, come per potergli dire che c'ero per lui ed avrei mantenuto anche questo segreto al sicuro, all'interno del mio cuore. Louis ed io c'eravamo sempre capiti solo con i gesti e gli sguardi, la nostra era più di una amicizia: eravamo fratelli, non di sangue ma eravamo legati lo stesso, niente ci aveva diviso anche quando a quindici anni si prese una cotta per me; ero sempre stato ragionevole e posato con lui.

«A lui...A lui, per un attimo ho pensato gli piacesse, insomma...Zayn non sono stato io a volerlo, quel bacio.»

Fu così che Louis interruppe il silenzio brutale, creatosi precedentemente nella stanza perchè io ero troppo impegnato a pensare e lui a perdersi nel vuoto, fissava ed analizzava il muro verde acqua della sua stanza, come se fosse un'opera d'arte o meglio, un paesaggio malinconico che trasmetteva tristezza. Mi dispiaceva vederlo così, era come se il suo cuore avesse ricevuto un'altra batosta nonostante quel ragazzo non gli interessasse minimamente o almeno così pensavo.

«Lo so Louis, non tradiresti mai tua sorella e nemmeno Stan, passerà ed Harry capirà il tuo errore...Hai intenzione di dirlo a Charlotte?»
«No, poi scoprirebbe che sono omosessuale.»
«Sarebbe un ottimo modo per fare outing.» Risposi, ridendo ironicamente.
«Malik, sarebbe un ottimo modo per morire.»





Harry.

I miei occhi erano puntati sul corpo dell'essere che avevo dinanzi: non potevo credere che lui, dopo tanti anni, avesse deciso di rifarsi vivo con talmente tanta prepotenza, non poteva essere vero. Scossi la testa svariate volte, come se fossi in preda di un attacco epilettico, continuavo a scuotere e scuotere e scuotere mentre l'uomo mi fissava ridendo rumorosamente, come se avesse fatto di me il tipico show della domenica Americana. Non appena arrestai i miei movimenti, ne approfittai per dischiudere le labbra e mormorare con tono altamente infastidito, mettendo a fuoco la figura. Indossava un completo nero a strisce grige ed una camicia educatamente abbottonata di seta. Era sempre stato un riccone. I suoi occhi possedevano il mio stesso colore, aveva due smeraldi con le solite sfumature color nocciola e i capelli erano ormai brizzolati e ricci mentre un tempo possedevano un colore splendente, sembrava quello delle castagne.

«Che cavolo ci fai qui?!»
«Harry, amore mio, sono venuto per riunire la nostra famiglia.»
«Non sei il benvenuto.» Feci per chiudere la porta ma il mio gesto venne bloccato dal suo piede che s'infilò arrogantemente nella fessura che divideva il mio obbiettivo dal suo volto.
«Andiamo Harold, dammi una seconda possibilità.»
«No, Signor Charles Arthur Styles, non è il benvenuto qui.»



Zayn.

Una volta uscito dall'abitazione accogliente di Louis e salutata la madre che come al solito mi aveva riempito di complimenti, mi ritrovai a camminare elegantemente sulla strada di Doncaster, quel posto che era ormai la mia casa pur non essendoci nato. Infilai le mani dalla carnagione olivastra all'interno delle tasche dei miei jeans neri e rovinati, cominciando ad allungare dei passi, mentre l'attenzione che dovevo prestare dinanzi a me era fossilizzata su un sassolino che continuavo a calciare e calciare, come se fossi un atleta professionista, ma il mio "giochetto" venne interrotto non appena andai a scontrarmi con la figura di un essere umano alto più o meno come me. La prima cosa che mi venne in mente di dire fu  "stai attento a dove guardi, cretino..." ma mi trattenni, evitando di risultare uno di quei soliti cafoni dalla testa calda. Quindi alzai il capo, rivolgendo un sorriso a labbra schiuse al ragazzo dai lineamenti maturi dinanzi a me, non riuscendolo ben mettere a fuoco e non capendo nemmeno il colore dei suoi occhi e dei capelli; l'unico particolare che riuscii a notare fu che questo aveva in mano un borsone ed una valigia che dovevano essere colmi di abiti, ed era intento a camminare verso la via della casa di Louis e ciò che mi fece aggrottare le sopracciglia, quasi unendole fra di loro, formando delle rughette sulla mia fronte, fu il fatto che si stava recando verso la villa del suo vicino, ovvero Harry. Stranamente ero curioso di sapere chi fosse e cosa c'entrasse quel giovane con quella sottospecie di scarto dell'umanità: dovevo indagare per il bene del mio migliore amico.  

SPAZIO AUTRICE.

Scusatemi se non ho aggiornato durante questa settimana ma non ho avuto tempo, questo capitolo è più un introduzione di ciò che succederà nei seguenti, non è molto importante e soprattutto scusatemi se non è all'altezza degli altri ma spero vi sia piaciuto. 

Vorrei poi ringraziarvi in particolare delle mille visualizzazioni e i duecento voti, significa molto per me, siete fantastici e grazie del supporto, alla prossima!

The boy next door.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora