Louis.
Le labbra ispide di Stan erano premute contro le mie labbra con prepotenza, mentre i polpastrelli delle mie mani erano appoggiati delicatamente sul suo volto dai lineamenti ben marcati. Tutto stava andando bene, ci eravamo appostati nella solita stanza dove Zayn non permetteva a nessuno di entrare e non c'era quel rompiscatole di Harry a rovinare altri dei miei programmi.
Non ebbi nemmeno il tempo di chiudere gli occhi per potermi godere al meglio quel bacio che alle mie orecchie arrivò il frastuono di due mani che si sfregavano tra di loro fino a formare una serie di applausi ed il mio cuore perse un battito: ci avevano scoperti. Mi voltai di scatto con il sudore che stava già iniziando a strabordare dai miei pori fino a formare delle goccioline d'acqua. Le mani tremavano e il mio battito cardiaco era irregolare ed accelerato; preferii non guardare Stan per potermi soffermare a cercare di analizzare il volto dello sconosciuto nel buio della stanza.
Tristezza.
Paura.
Panico.
Rabbia.
Era Harry.Mi alzai con uno scatto fulmineo dal letto dal materasso comodo - ignorando completamente il mio ragazzo egualmente terrorizzato - in modo da potermi avvicinare al riccio e chiedergli di non rivelare il mio segreto, ma non appena mi ritrovai ad un metro dal suo corpo snello e slanciato notai i suoi occhi colmi di disprezzo e dolore. Mi si spezzò il cuore. Non feci in tempo ad aprire la bocca che Harry fece prima di me a parlare: il suo tono di voce non era roco ed allegro come al solito ma ferito e triste.
«Mi fate schifo, siete così...così sbagliati!»
Sentii il mondo crollarmi addosso già: era quello che le persone pensavano degli omosessuali. Sospirai frustrato appena il ragazzo girò i tacchi e corse via, sparendo tra la folla; ero indeciso, non sapevo se seguirlo o rimanere immobile come uno stupido ma il mio corpo decise per la mia mente, mi ritrovai dopo qualche instante a correre in modo da inseguirlo. Le suole delle mie scarpe non riuscivano nemmeno a toccare il pavimento per quanto stessi andando veloce e quando raggiunsi la porta dell'abitazione, l'aprii in modo da uscire e lì, seduto sui gradini, c'era Harry. Aveva le mani sul volto, come se stesse cercando di coprire quest'ultimo, le ginocchia erano attaccate al suo petto coperto dalla solita camicia e l'unica cosa che si poteva udire era il suo constante singhiozzio. Presi un respiro a pieni polmoni prima di piegare le mie gambe in modo da appoggiare i glutei coperti dai jeans accanto a lui ed in quel momento la voce del ragazzo ruppe il silenzio tombale.
«Non ci parlo con i froci.»
Quelle parole dette da lui facevano ancora più male del dovuto; in quei pochi giorni che avevo avuto l'opportunità di parlarci, mi era comunque parsa una persona con la quale avrei voluto stabilire un rapporto, soprattutto perché mi attraeva fin troppo e il desiderio di accarezzarlo era alle stelle ma non potevo amavo Stan e lui era il ragazzo di Lottie. Passai la lingua sulle mie labbra sottili e rosee prima di deglutire in modo da calmarmi, accostando le mani alle sue per poter mettere il suo volto in vista, che era perfetto anche in presenza di mille lacrime salate.
«Harry sono sempre io Louis, il mio orientamento sessuale non mi rende un'altra persona.»
«Non m'interessa, mi facevi schifo anche prima che venissi a conoscenza di questo.» Tirò sul con il naso, appoggiando l'attenzione delle iridi smeraldo sulle mie blu oceano ed io ne approfittai subito per mantenere il contatto visivo con lui.
«Come mai...Harry?»
«Mi hai lasciato solo ieri come un cane e non hai mantenuto la tua promessa: sei peggio di mia madre. Mi fate schifo entrambi.»Il mio cuore si spezzò in mille pezzi a quella frase, non sapevo ci fosse rimasto male ma aveva ragione infondo ero il suo unico "amico" a Doncaster. Gli rivolsi un lieve sorriso prima di vedere la sua figura alzarsi ed allungare dei passi verso la strada con i pugni stretti e la mascella serrata fino a mostrare i lineamenti ancora più marcati, lasciandomi seduto sulle scale con una frase che mi ferì ulteriormente.
«Tornatene da quello.»
Mi alzai velocemente dalle scale, rischiando anche di cadere, in modo da poter raggiungere il ragazzo che era già a qualche metro di distanza e quando gli afferrai il polso per poterlo far voltare, i miei occhi rilevarono il suo volto colmo di rabbia e dolore: tutto ciò stava diventando sempre più affliggente.
«Voglio stare con te, ti avevo promesso una festa.»
«Ah adesso te lo ricordi? Ma fammi il favore fai solo schifo...che cazzo avete voi froci al posto del cervello?! E poi Dio! Toglimi le mani di dosso, non voglio alcun contatto con un succhia cazzi!»Ogni sua parola fu come una pugnalata per il mio cuore e questo adesso stava perdendo fin troppo sangue. Mi aveva appena allontanato per il mio orientamento sessuale e ciò l'avrebbero fatto ben presto tutti a partire dalla mia famiglia. Sentii di poco a poco i miei occhi diventare lucidi e la vista diventare appannata come quando c'è umidità e rilasci il tuo alito sui finestrini della macchina per poter disegnare. Sia Harry che io stavamo piangendo, piangendo per non so quale preciso motivo ma lo stavamo facendo forse perché in qualche modo ci eravamo feriti a vicenda tra gesti e parole. Presi un respiro a pieni polmoni prima di schiudere le labbra coperte dalle lacrime aspre per poter mormorare con voce roca, cercando di nascondere il dolore:
«Ti ho solo toccato Harry non ho cercato di stuprarti! Voi etero avete tutti una mente così chiusa, dovreste aprirvi al Mondo e capire che non siamo tutti fatti con lo stampino anche i "froci" possiedono un cuore ed il mio adesso è frantumato per colpa tua e della tua fottuta omofobia!»
Non feci in tempo ad appoggiare nuovamente lo sguardo sul volto del ragazzo che senti i polpastrelli di quest'ultimo sulle mie guance ricoperte da una leggera peluria e le sue labbra così morbide e paradisiache premute contro le mie. Per un attimo pensai che tutto ciò fosse un sogno e volevo ricambiare quel gesto, ma c'erano fin troppe domande che mi circolavano per la mente in questo momento; troppe che non avranno mai una risposta. Sgranai gli occhi visto che non me lo sarei mai aspettato e appena alzai i palmi delle mani in segno di resa, avvertii le sue far pressione contro il tessuto della mia maglietta nera in modo da scansarmi dalle sue labbra e quando i miei occhi poterono nuovamente osservare il suo volto con fare attento rilevai la sua espressione schifata ed impaurita.
«Non farti vedere mai più! Fai schifo, mi fai schifo! Guarda cosa hai fatto: non avresti mai dovuto baciarmi, cazzo! E' tutta colpa tua, sei solo uno stupido frocio morto di cazzo, io son etero! Sparisci dalla mia vista!»
Harry mi lasciò con quelle parole perché, appena si allontanò dal mio corpo con le lacrime che scorrevano senza fine lungo il suo volto dai lineamenti perfetti ed i tratti giovanili, non fui in grado di trovare la forza per poterlo raggiungere: ero a pezzi e non solo letteralmente. Mentre le gocce d'acqua salate continuavano a scendere dai miei canali lacrimali, mi presi il capo tra le mani, allungando dei passi verso casa non avendo il coraggio di tornare da Stan. Mi sentivo lurido, schifoso, disprezzabile. Troppe domande erano impresse nella mia testa: perché mi aveva baciato per poi accusarmi? Perché avevo provato per qualche istante qualcosa? Perché per un attimo mi parve che gli piacesse? Perché mi sentivo così ferito? Era tutta una serie di perché, inutili tra l'altro.
Spazio autrice.
Salve a tutti! Eccomi qua con un altro capitolo! Volevo ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la mia storia leggendola, votandola e commentandola significa veramente tanto per me. Purtroppo non potrò aggiornare nè domani che mercoledì a causa della verifica ma spero di tornare a scrivere giovedì.
Grazie del supporto.
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The boy next door.
Fanfiction“Ma io posso amarti più di Stan." Fu in quel momento che Harry tirò tutto fuori, si era tenuto dentro un sentimento fin troppo grande ed incontenibile. Non si era mai sentito così; non credeva che l'amore l'avrebbe distrutto fino a risucchiargli l'...