Prologo

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"León; sei un uomo veramente geniale, credimi. Del nostro gruppo di ricercatori, sei quello che ha pensato agli esperimenti più incredibili; e si sono rivelati sempre utili. Sei testardo, ma è sempre stato un punto di forza perché, a lavoro concluso, i risultati delle ricerche sono stati interessanti."

Sbuffò impercettibilmente.

"Mi dispiace comunicartelo; davvero."

Il suo viso confermava le sue affermazioni.

"La verità è che ti stai focalizzando troppo su qualcosa di impossibile. Riflettici bene: se esistessero mondi paralleli, avremmo avuto qualche contatto con essi; o no? Io ti voglio bene e ti ho sostenuto sempre, anche quando gli altri erano contrari. Questa volta, tuttavia, ti chiedo di pensare bene a quello che sostieni. Ci conosciamo da una vita e so che mi capirai."

Si prese una pausa per poi tirare le fila del monologo.

"Io sinceramente credo che questo esperimento non ne valga la pena."

Avevo ormai capito che quel momento sarebbe giunto.

"Va bene. Lo accetto."

Il mio amico accennò un sorriso sollevato.

"Ecco vedi: lo so io che sei una persona matura."

Detto questo mi apprestai alla porta per accomiatarmi dal mio collega. Uscimmo dal sottotetto, dove avevamo collocato il Trasportatore, la cui funzione sarebbe stata quella di aprire un varco per entrare in altri mondi paralleli. Da quel momento sarei stato solo nella mia impresa. Non che la novità mi turbasse molto. D'altronde lo capivo: erano mesi oramai che cercavamo di capire come alimentare quel macchinario senza successo.

"Uff..."

Ero stanco. Ogni giorno a lavoro e poi la sera a studiare quella macchina per tentare di progredire nei miei studi personali. Era alquanto frustrante e tedioso. Non riuscivo più a dedicarmi alla mia famiglia quanto avrei voluto; era il mio maggior dispiacere. D'altro canto, non potevo nemmeno buttare all'aria tutto ciò. Quindi ero costretto a studiare come un forsennato per risolvere il problema.

Gli spiegai che comprendevo il suo atteggiamento appieno, ma che non me la sentivo di mollare. Non potevo. Ero consapevole del fatto che non mi stava tradendo in alcun modo; era solamente spossato e senza speranze.

Giunti alla porta di casa, lo salutai.

"Grazie per aver sempre creduto in me, amico mio."

"Tranquillo eh." Rise. "Non è mica un addio."

"Lo so; volevo solamente ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me."

Gli diedi una pacca sulla spalla.

"Comunque, come dici tu, ci vedremo al bar. Non diventiamo mica sconosciuti per una stupidata simile."

Risi e lui si aggiunse alla risata.

"Certo che no. A proposito; questa sera se ti va vieni al bar. Ci sono anche gli altri. Stacca la spina ogni tanto León; ne hai bisogno. Se ti va, noi siamo lì."

"Ci penserò. Ciao, ci vediamo."

"Ciao León."

Nel momento stesso in cui serrai la porta, un urlo di donna squarciò il silenzio. Mi precipitai al primo piano, rischiando di inciampare nei gradini. La soffitta era aperta... Come mi ero potuto dimenticare di chiuderla? I miei occhi guizzarono al suo interno, spaventati. Cosa era accaduto? Spostai pian piano la porta per addentrarmi al suo interno. Mia moglie era accasciata a terra, con accanto nostra figlia Ellen priva di sensi. Sulle sue minute braccia da bambina gli elettrodi del Trasportatore. Il gate era luminoso; si era attivato, ma a che prezzo. Cosa avevo fatto? Mi pietrificai a guardare a scena. Cosa era successo a mia figlia? Maledizione volevo saperlo. Lucas ci raggiunse. Aveva capito che qualcosa non andava. Aveva con sé la sua bottiglietta d'acqua, che rovesciò sul viso della sorella senza pensarci troppo. Ero troppo terrorizzato per fermarlo e pensavo che forse avrebbe fatto qualcosa.

La bimba si risvegliò lentamente. Riuscii a ragionare nuovamente. Ripresi a respirare. Corsi verso la mia amata figlia. Le tolsi immediatamente gli elettrodi dal corpo e la rimproverai.

"Non si fanno queste cose amore. Hai fatto piangere la mamma, vedi."

Isabel era scossa. Anche i miei occhi erano lucidi. La abbracciai stretto per rassicurarla.

"Scusami amore; non so come mi sono potuto dimenticare di chiudere la porta."

Non disse nulla. Una lacrima le rigò il viso, cadendo nella mia maglietta. La baciai per farmi perdonare.

"Bleah che schifo papà."

I miei figli fecero un coro che mi fece scoppiare a ridere. Isabel sorrise. Non era accaduto nulla di grave; per fortuna.

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