"Svegliati Tatsuaky! Sveglia! Abbiamo bisogno di te..."
Da tempo indefinito io e Erick scuotevamo il nostro amico svenuto, che non dava segni di vita. La disperazione era oramai soppiantata nei nostri cuori ed era alimentata dalla confusione.
'Perché il Κακόν ci ha condotti qui? Come ha fatto a squarciare il telo della finzione? Da quanto camminavamo nell'Ignoto senza saperlo? Forse tutto Oblitum non è altro che una finzione e l'Ignoto si nasconde sotto di essa...' Ma soprattutto, la domanda che risuonava nella mia mente era: 'Cosa ha fatto a Tatsuaky?'
Non riuscivamo a darci pace. No; non poteva essere morto... Non ci capacitavamo dell'accaduto e non comprendevo il motivo per cui, anziché attaccarmi, era scomparso.
Nella mia mente si stava soppiantando un vortice di emozioni negative: rabbia, tristezza, rassegnazione, sconforto. I miei pensieri negativi erano husky liberi che si combattevano in una lotta selvaggia e senza fine. La mia vita mi stava passando davanti.
'Ho fatto solo cazzate nella mia vita. Sono un fallimento; uno schifo.'
Non tentavo nemmeno di fermare i miei pensieri e di combatterli con una buona dose di positività e realismo; anche perché la realtà era quella che si stava mostrando nella mia mente.
Negli ultimi tempi stavo riuscendo a ravvivare il mio spirito ed essere positiva. Avevo mutato la vocina nella mia testa, o perlomeno non la ascoltavo, perché sapevo che non diceva il vero. Tuttavia, la morte di Tatsuaky aveva risvegliato i miei pensieri più bui e aveva prosciugato le mie forze e la mia combattività. Era come se una maschera a gas iniettata di negatività e sconforto fosse stata nel mio volto; stava uccidendo la mia persona, la mia positività e la mia combattività.
Avevamo finito le provviste e io avevo tentato di fare crescere qualcosa con cui mangiare tramite la magia, ma i miei sforzi erano risultati vani: non cresceva nulla in quel terreno ostile e infertile. Affamati e distrutti, ci addormentammo dopo un lasso di tempo indefinito.
L'imponente figura di un vulcano spento si stagliava di fronte a me, quasi oppressa da questa presenza che mi chiamava a gran voce. Sopra, contrastava con quell'elemento grigiastro il cielo azzurro, schiarato da un sole caldo che sprizzava gioia e positività. In lontananza riposavano gobbe di alcune colline rigogliose, decorate con alberi rigogliosi. Io invece ero nel bel mezzo di una pianura verdeggiante e i miei piedi posavano su un sentiero che notai dirigersi verso la montagna magnetica che mi invitava a scoprirla. Mossi prima un passo, poi un altro e a poco a poco proseguii verso la mia meta spirituale, che mi intimoriva e affascinava contemporaneamente. Attorno a me, non vi era nulla, se non il terreno dove camminavo. Ero oramai giunta a destinazione, quando distinsi un portone in ferro che si confondeva con il vulcano e ne indicava l'entrata... Rimasi sorpresa: non mi sarei aspettata di accedere all'interno di un monte. Quando fui abbastanza vicina, mi accorsi che la porta richiedeva una chiave.
D'istinto, tentai comunque di aprirla spingendo e subito, scoprii che ero in possesso della chiave, che era il ciondolo della collana che indossavo al collo. Una volta aperto il portone, mi immersi nel nuovo ambiente e iniziai a guardarmi intorno. Ero in un quadrato delimitato da un corridoio a quattro braccia lunghe una decina di metri l'una. Nei vertici della figura, quattro colonne possenti in marmo sostenevano la struttura e il soffitto costituito dalla terra del vulcano e dal camino principale. Il cielo visibile tramite il cratere aveva un aspetto cupo, buio e nero, contrariamente a quello azzurro che avevo contemplato fino a pochi secondi prima. L'area del quadrato era liquida di acqua verdastra.
Una figura mostruosa emerse dall'acqua torbida, scuotendo l'intera montagna con la sua presenza. Fu questione di un secondo e mi trovai faccia a faccia con essa. Ad una prima occhiata ne distinsi solo i contorni; e poi la ammirai in tutta la sua tremendamente maestosa aura. Un serpente marino dalle scaglie dorate si dimenò, causando la caduta di alcuni massi a pochi metri da me. L'acqua fino a poco prima limpida, lambiva la figura nel suo manto protettivo. Questione di un attimo e cadde di nuovo nel suo bacino, mentre io correvo al riparo, terrorizzata, mentre osservavo quella creatura. Mi rifugiai dietro alcune rovine e solo allora osservai i suoi occhi: quattro iridi a forma di rombo lampeggiavano d'odio. Quella vista svegliò sentimenti contrastanti, che non repressi mentre cercavo di evitare gli attacchi del bestione. Ero ripugnata, ma affascinata dal serpente. Uno strano sorriso nacque nel mio viso. Il silenzio fu spezzato da un urlo acutissimo. Tremai al vedere i denti aguzzi della sua possente mandibola.
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Aequilibrium
Fantasyun padre scomparso una ragazza maga un' avventura una scoperta pericolosa