Pokit

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Ero in un corridoio colonnato color ocra. Di fronte a me, un lembo di terra precedeva la stalla presente alla mia sinistra a una decina di metri da me. Ala mia destra era collocato il braccio della spaziosa casa proprietaria di quel terreno e di ciò che lo caratterizzava. Oltre le costruzioni umane poste sul suolo della terra, la natura silente torreggiava sul cielo, incitando due montagne a elevarsi in tutta la loro maestosità. Ad incorniciarle ci pensavano un folto bosco verdeggiante e i suoi fiumi che scorrevano placidi dalla loro sorgente nei monti, alle colline, fino a giungere nella vallata mite che ospitava pecore, cavalli, mucche e uccelli di svariati uccelli. Notai che erano scesi alcuni camosci per incontrare i loro amici e abbeverarsi con loro. Un uomo sulla sessantina vestito con abiti sgualciti e un cappello da contadino fuoriuscì da una delle poche porte dell'abitazione. Diretto alla stalla, dove era stipata una mandria di mucche, camminava a passi lunghi, evidenziando il movimento della sua zazzera di capelli castani. I più esterni erano apparentemente attratti da fili invisibili in aria: insomma erano elettrici. La pelle del suo viso era tirata in un'espressione stanca e provata dalla fatica di una vita simile. La fronte aperta, sotto la quale guizzavano verso tutte le direzioni due occhi celesti curiosi, denotava un carattere pacifico e attento alle piccolezze.

Nonostante ciò, non mi noto ed io rimasi invisibile, come se non vi fosse modo per me di comunicare con lui e con quella realtà che evidentemente per me non poteva essere altro che un elemento da osservare.

"Arrivo amiche."

La voce soave dell'uomo salutò i suoi animali, i quali, non appena aprì la porta della stalla, uscirono. Si diresse alla volta del prato poco distante, invitandole ad imitarlo tramite ampi gesti. Dal retro dello stallatico sgusciò un pastore tedesco, che corse rapido verso il padrone, il quale lo accarezzò a lungo, prima di ricomporsi e controllare il suo amato bestiame. Imprevedibilmente, due mastodontici colombi apparvero nel bel mezzo del cielo, oscurando per un breve lasso di tempo la luce del sole ai miei occhi. Il loro piumaggio era un misto equilibrato di nero pece e bianco candido, il che rispecchiava la loro dualità d'animo, intuii. Era infatti evidente che erano fieri di sé stessi e che a chi li offendesse, avrebbero riservato rancore. Tuttavia, al contempo nei loro occhietti era leggibile una gentilezza e una disponibilità estrema per chiunque avesse chiesto loro gentilmente aiuto. Le loro ali sbatterono forte fino a quando non atterrarono. Nemmeno allora persero la loro fierezza, anzi il loro decollo fu lieve e non appena fu concluso, si ersero in tutta la loro eleganza al centro del giardinetto. I loro sguardi incontrarono, volutamente, il mio. 'Dunque non sono invisibile ai loro occhi. Chissà perché non vale lo stesso per il contadino e gli animali?'

Riflettei per alcuni secondi, a seguito dei quali fui riportata al mio sogno dalla riverenza che i volatili mi rivolsero... come se fossi la loro regina... Fu allora che la mia consapevolezza si destò: effettivamente lo ero; e loro non erano semplici piccioni. Le loro iridi arancioni si illuminarono di una luce nera, che li fece brillare.

"Entrate." Ordinai loro.

Dal nulla si formò un'aura nera di pece e fumo, nella quale i due in poco tempo furono avvolti. Lingue di fuoco nero scaturirono dalla fusione di quei strani venti scuri e lambirono i loro corpi, che nel frattempo mutavano rapidamente sotto i miei occhi impazienti.

Avevo urgenza di comunicare loro alcune informazioni, che mi erano familiari, ma allo stesso tempo sconosciute e oscure. Era come se una parte di me dormiente si fosse risvegliata dopo molto tempo. Le ali assunsero gradualmente la forma di braccia, mani e dita. Le zampe divennero piedi e le testine più piccoli. Quando la trasformazione fu conclusa, erano divenuti due umani. I loro capelli di media lunghezza erano tinti di nero e coprivano il viso con un ciuffo pieno. Il make up valorizzava gli occhi tramite lo stesso colore dei capelli: emo. Alti, erano magri il giusto, come i modelli, nonostante non fossero muscolosi.

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