Saluti

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"Mamma, io esco."

"Ciao Erick."

Mia madre era in cucina intenta a scrivere qualcosa su un foglietto di carta; forse era la lista della spesa. Insomma, una di quelle classiche attività che svolge ogni sabato pomeriggio: stilare una lista di ciò che manca da mangiare e di elementi necessari per la casa.

Ero sulla porta della cucina e guardavo mia mamma. Mi sarebbe mancata. Osservavo ogni suo movimento, dal più insignificante. Lei che agita la penna facendola sbattere contro il mento mentre pensa; lei che scosta i capelli dietro l'orecchio e poi si sistema gli occhiali meglio sul naso. I suoi occhi saettano verso l'alto, notando che sono ancora lì, e non accenno a muovermi. Vede lo zaino verde posato a terra dietro di me gonfio. Alza un sopracciglio.

"A cosa ti serve il sacco? Non ti è sufficiente una borsa per trovarti con gli amici?"

L'ho sorpresa. Il suo sguardo è sempre più curioso.

"Ah questo." Lo indico con nonchalance, tranquillo. "Mi serve perché vado in un laghetto qui vicino e ci ho messo il cambio; sai com'è."

Mi sta ancora scrutando intensamente.

"Non c'è molto come vedi."

Lo sollevo dimostrandole che sto dicendo la verità.

Il suo volto si rilassa.

"Certo: il lago. Vai pure Erick e mi raccomando: divertiti."

Sorride e il suo è un sorriso sincero. Mi sento in colpa a doverle mentire. Lei è sempre franca e io adesso la sto salutando come se fra qualche ora tornerò. Sono un bugiardo.

"Adesso vado, ma prima ti devo dire una cosa..." Mi avvicinai a lei.

"Cos'è successo?"

Mi domanda, stranita. A quanto pare nemmeno lei sta capendo molto il mio atteggiamento misterioso.

"Niente; voglio solo dirti che ti voglio bene mamma. Nessun secondo fine." La anticipai. "Non ho bisogno di nulla, né di soldi, né di un passaggio."

I suoi lineamenti si addolcirono. Le feci cenno di alzarsi in piedi: volevo abbracciarla stretta prima di dovermene andare per tornare forse molto tempo dopo. Stavo compiendo una follia, ne ero conscio, ma era la scelta giusta da fare.

"Anch'io ti voglio bene amore mio."

La sua voce dolce tinse l'atmosfera silenziosa di un amore speciale tra madre e figlio. Mi strinse stretto. Tutto sembrava perfetto.

Fu allora che mi venne in mente Ellen. Lei non aveva un padre da abbracciare e nemmeno una madre con cui confidarsi, in quanto Isabel era una donna che era assorbita dalle occupazioni quotidiane e che raramente dedicava del tempo ad Ellen. E comunque pareva che lei ed Ellen non riuscissero a comunicare come avrebbero dovuto. Le mie riflessioni fecero riaffiorare nella mia mente il mio compito: aiutare la mia amica a ricostruire il suo nucleo familiare.

Spezzai quel momento per salutare Carolyn per quella che avrebbe potuto essere l'ultima volta. Interruppi l'abbraccio.

"Ora devo andare. I miei amici mi stanno aspettando. Ciao mamma."

Ammirai la figura di mia mamma un'ultima volta prima di avventurarmi fuori dalla porta di casa mia con uno zaino sulle spalle. Avevo camminato pochi metri, quando il mio dolore si fece strada in lacrime di tristezza che iniziarono a rigarmi il volto. 'Mi mancherai mamma.'

Ellen camminava a fianco a me lungo un sentiero che conduceva alla città. Volevamo accomiatarci dalla nostra città natale nel modo consono: ripercorrendo un'ultima volta le strade di quel paesino di media grandezza, dove tutti conoscevano tutti almeno di nome. Le chiacchere ovviamente giravano anche lì; in particolare nei bar della periferia si poteva trovare gli individui che pareva conoscessero le storie degli altri meglio di sé stessi. Tutto sommato era un bel posto. La gente era aperta e disponibile ad aiutare gli stranieri che passavano in visita, tant'è che si faceva a gara per essere il più precisi e chiari possibili e si chiedeva al visitatore chi fosse stato il migliore, fendo nascere vere e proprie diatribe sul risultato della sfida. Uno di questi bar di periferia si chiamava 'Bar da Bold' ed era quello maggiormente frequentato da noi due durante i nostri oziosi pomeriggi, nonché la nostra attuale meta. Imboccammo un viottolo, il quale dopo mezzo kilometro diventava una stradicciola di città.

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