VII

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"Camminò per le strade
del quartiere più
malfamato di Seoul, per
poi pararglisi davanti
agli occhi un ragazzo
dal sorriso a coniglietto."

Taehyung's pov.

L'azzurro uscì definitivamente dal negozio di botanica, dirigendosi verso la sua abitazione, sperando stavolta di non trovarsi davanti agli occhi sorprese sgradevoli.
Mentre camminava, abbassò la testa verso l'asfalto della strada, per poi scuoterla e ridacchiare al solo pensiero del discorso appena avuto con Yoongi, il ragazzo dai capelli grigio fumo. Trovava a dir poco ridicolo il fatto che avesse tentato di vendergli della droga, e per di più che avesse provato a farlo entrare in quel girone di non ritorno. E poi, Taehyung non ne era proprio il tipo. Probabilmente, al posto di vendere dei grammi di droga, avrebbe certamente commentato sarcasticamente la situazione in cui si sarebbe trovato col cliente, prendendosi gioco di lui. Come faceva sempre, d'altronde. Ecco una cosa che Taehyung aveva appreso dal comportamento dei bulli. Sapeva come difendersi, sapeva come comportarsi, e soprattutto, con il sarcasmo. L'arma più utile per dire sempre la verità con gentilezza e un pizzico d'ironia.
Fermò i suoi pensieri non appena si ritrovò davanti casa sua, dirigendosi verso di essa e afferrando le chiavi dalla tasca dei jeans. Dopodiché, aprì con uno scatto la porta, iniziando ad incamminarsi all'interno di essa. Tutto era rimasto per com'era. I vetri della bottiglia rotta sul pavimento, così come anche il sangue ormai asciutto. E poi il vaso di fiori. L'unica differenza, però, era che adesso suo padre non era più lì. Probabilmente si era arreso e aveva preferito uscirsene.
Sospirò, avanzando poi lungo il corridoio di casa, a passo lento e cadenzato, in cerca di analizzare al meglio la situazione. Il nemico sarebbe potuto comparire in qualsiasi istante. Arrivò quasi alla fine di esso, fino a quando non udì dei gemiti da lontano. Soffocati, costanti. L'azzurro volle per un attimo pensare che il suo cervello non fosse arrivato a ciò a cui aveva collegato automaticamente quegli strani rumori.
Chiuse per un po' gli occhi, per poi riaprirli dopo un po' di tempo.
Si diresse verso la porta della stanza, indugitando un attimo sull'aprire o meno la porta. Dopo un po', si decise, spalancandola.
Ciò che vide, lo fece rabbrividire.
Sua madre era con un uomo. Uno dei tanti frequentanti ai pub notturni cui lei andava spesso.
Udendo il rumore, sua madre si alzò subito dal letto, in intimo rosso, lasciando che suo figlio la guardasse da capo a piedi con sguardo disgustato.

"Che cazzo credi di fare? Spostare lo studio delle prostitute qui a casa?!" - Taehyung alzò la voce, lasciando che la sua vena pulsasse ritmicamente sul suo collo.

La madre lo guardò, mordendosi il labbro nervosamente, per poi riferire con tono deciso:

"Taehyung, esci fuori di casa, e lasciami fare il mio lavoro."

L'azzurro la guardò, per poi ridacchiare, e trasformare il tutto in una sonora risata, lasciando che, inconsapevolmente, delle lacrime solcassero il suo bel volto.

"Lavoro? E questo lo chiami lavoro?!
Puttana!" - Sbraitò, con tutte le forze in corpo.

Sua madre serrò la mascella alla risposta data dal figlio, guardandolo indignata, per poi, istintivamente, sferrargli uno schiaffo in pieno viso.

"Come ti permetti, malato!"

Taehyung portò una mano sulla guancia destra, massaggiandosela, per poi sentire sua madre continuare a riferire:

"Va' subito fuori da casa mia, e fatti un'esame di coscienza prima di tornare!" - Puntò un dito verso la porta, aspettando che suo figlio uscisse fuori.

Taehyung continuò a guardarla, per poi retrocedere lentamente verso l'uscita della stanza, guardando per l'ultima volta sua madre con sguardo indignato.

"Sei anche peggio di papà." - Scosse la testa, per poi poggiare la mano sulla maniglia della porta, uscendo definitivamente e chiudendosela alle spalle con violenza.
È che lì iniziò nuovamente a ridere, a ridere così tanto forte da farsi guardare male da chiunque. Uscì dall'abitazione ancora una volta, iniziando a camminare alla cieca. In queste situazioni, le passeggiate lo aiutavano molto, anche se magari servivano soltanto a farsi guardare male da una persona in più ogni minuto, ma alla fine, era un modo per sfogarsi.

Mise le mani sulle tasche dei jeans, continuando a camminare imperterrito, riempiendo i vicoli di risate incessanti e lacrime che scorrevano a vuoto, fino a quando non sbattè contro qualcuno.
Alzò lo sguardo con una risata ed una lacrima che percorreva il suo volto, vedendo pararglisi davanti un sorriso a coniglietto, che si spense subito alla vista delle condizioni di Taehyung.

"Ehm.. Taehyung?" - Fu tutto ciò che disse Jungkook.

L'azzurro non smetteva di ridere, lasciando che le lacrime scorressero costantemente.

"Ci dobbiamo sempre incontrare quando mi ritrovo in queste condizioni, a quanto pare." - Stavolta Taehyung portò una mano sulla pancia, piegandosi leggermente, e portando un dito sul volto, togliendo le gocce di pianto.

Jungkook lo guardò, inclinando leggermente la testa di lato, per poi dire, un po' a disagio:

"Ascolta Taehyung, non so esattamente cosa sia successo. Ma di qualunque cosa si tratti, sappi che si può risolvere."

Notò che l'azzurro provò a guardarlo negli occhi, non riuscendoci a causa del disagio che sta provando, così, il moro, mordendosi nervosamente il labbro per ciò che sta pensando di fare, si avvicinò lentamente a Taehyung, afferrandogli dolcemente il viso con entrambe le mani, costringendo l'azzurro a guardarlo negli occhi.

"Guardami, Taehyung." - Riferì, con tono fermo e deciso.

L'azzurro continuò a ridere incessantemente, mentre le lacrime scorrevano imperterrite sul suo volto.

"Ripeto. Non ho idea di cosa sia successo. Ma può andare via."

Taehyung corrugò le sopracciglia, ridacchiando e portandosi una mano sul viso, asciugandosi qualche lacrima che continuava a scorrere.

"Cosa?" - Chiese con un filo di voce.

Jungkook gli tolse lentamente la mano dal volto, per poi alzargli il mento con un dito, e rispondere:

"Il dolore. Può andare via."

È lì tutto si fermò. L'azzurro smise di ridere all'improvviso, non seppe neanche lui la motivazione. Si era incantato a guardare i grandi occhi neri di Jungkook, e adesso solo una lacrima scorreva sul suo volto, intenta a terminare il percorso.
Si rese conto che i loro volti erano davvero vicini, così si allontanò di scatto, chiedendo incredulo:

"Come hai fatto?"

Il moro alzò le spalle.

"Adesso hai smesso di piangere."

~hobi;

u s e u m ; 웃음 [t a e k o o k] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora