Giorno 1. Ora arrivi tu

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Alice la lasciò proprio davanti al cancelletto di casa sua. Appena il rumore del motorino fu abbastanza lontano, Giorgia si accorse di alcune risate provenienti dal giardino sul retro. Aveva ancora le chiavi all'interno della serratura, quando si accorse che parcheggiata in pendenza, lungo lo scivolo del suo garage, c'era una Mercedes classe C completamente nera, che di certo non apparteneva alla sua famiglia. Fece scoccare la serratura ed entrò per poi chiudere il cancelletto delicatamente, per non farsi sentire. Non entrò neanche in casa, fece semplicemente il giro da fuori. Quando voltò l'angolo rimase stupita nel vedere che i signori Wood erano arrivati in anticipo. La tavola era apparecchiata con una tovaglia bianca avente i bordi in pizzo, i piatti erano in vetro azzurro mentre le posate semplici in metallo. Una bottiglia di vino rosso era già stata stappata e da quel che si poteva intuire dall'atmosfera, avevano già bevuto.

Cristina, quando si accorse della presenza della figlia, si alzò contenta di presentarla ai due nuovi ospiti. La prese per braccetto e la invitò ad avvicinarsi, senza risparmiarsi un "ti ho chiamato un sacco di volte" sussurrato nell'orecchio.

«Jerard, Nancy, lei è nostra figlia Giorgia». Aveva un sorriso a trentadue denti. Probabilmente aspettava quel momento da un sacco di tempo.

Giorgia allungò la mano per stringere quella del signor Jerard. Un bell'uomo, carismatico, dai capelli ricci brizzolati e gli occhi azzurri come il cielo. Era alto e magro, compreso però di una leggera pancia quasi impercettibile. Indossava una camicia a quadri verde con le maniche corte e un paio di pantaloni marroni a sigaretta che lo slanciavano maggiormente. Strinse la mano di Giorgia con decisione e sorrise.

«Wow», disse poi spostando per un attimo lo sguardo su Pietro, «che meraviglia». Ritornò poi a guardare la ragazza, che nel frattempo stava arrossendo per il complimento. «È un piacere conoscerti, Giorgia».

Le venne un brivido lungo la schiena nell'ascoltare il proprio nome pronunciato con quell'accento americano. Per un istante la sua mente si annebbiò e dovette concentrarsi per ricordare la risposta corretta in inglese.

«È un piacere anche per me signor Wood» disse balbettando. A primo impatto era un uomo davvero gentile. Ora capiva per quale ragione suo padre c'era diventato così amico; caratterialmente sembravano molto simili.

Il loro ospite le sorrise. «Oh, chiamami Jerard». Giorgia annuì sorridente, sempre con un leggero imbarazzo. Poi il signor Wood si spostò leggermente, facendo passare una bellissima donna che doveva essere la moglie. Giorgia rimase incantata da tanta bellezza. I capelli castani raccolti in una pettinatura stile anni cinquanta, gli occhi verdi e luminosi con le labbra tinte di un rosso caldo, facevano di lei la rappresentazione fisica di una dea. Alta quanto il marito, snella, indossava dei pantaloni a palazzo bianchi, stretti in vita con una cintura in pelle marrone, con l'aggiunta di una camicetta in raso bianca, aperta il giusto per mostrare un leggero tocco di pizzo della bralette, il tutto si completava con dei mocassini marroni che richiamavano la cintura. Come poteva un essere umano possedere tanta bellezza? La carnagione chiara rendeva il complesso ancora più affascinante.

«Sei un incanto, lasciatelo dire» disse la signora Wood, trascinando Giorgia in un tenero abbraccio. Certo che, se lei era un incanto, pensava, quella donna cos'era? Rimase comunque stupita dallo strano accento con cui aveva pronunciato la frase. Aveva quel tocco francese indistinguibile.

«Vous êtes très belle, madame»1.

La donna ebbe una reazione spontanea di felicità. «Oh super! Tu parles français?»2 di certo l'ultima cosa che si aspettava era che Giorgia sapesse parlare una terza lingua.

«Juste un peu»3.

La signora prese le mani di Giorgia invitandola a sedersi sulla sedia a fianco alla sua. Aveva delle mani così piccole e magre a confronto con le sue, proprio come quelle delle dame che si vedono nei film in costume. Le sorrise guardandola negli occhi. «Piacere di conoscerti Giorgia, io sono Nancy e se senti questo strano accento è perché, come avrai notato, parlo francese. Spero non sia un problema per la comprensione».

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