Giorno 3. Confusione tra mente e cuore

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"Baby, sto fumando
Giro por la calle e sono attento
Lei sopra di me lo muove lento
Steso dentro al letto, giuro che la spengo
Poi la riaccendo"
Lento. Boro Boro & Co. 2019

Quando non si ha il coraggio di dichiarare ciò che si prova a qualcuno, si cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione. Molto spesso non ce ne accorgiamo, diamo per scontato che tutto ciò che facciamo siano gesti normali, abituali, che avremmo effettuato anche senza la cotta per quella persona. In realtà è una bugia che raccontiamo a noi stessi. Come Giorgia, che alle nove e mezza della mattina aveva accesso la musica ad un volume un po' troppo elevato, considerando che a pochi metri da lei c'era un ragazzo che stava dormendo. A quell'ora i suoi genitori erano già svegli, erano dei tipi piuttosto mattinieri e sapeva che pure Nancy e Jerard si erano alzati dal letto – poteva sentire i loro schiamazzi fino in mansarda. Collegò il telefono alle casse e accese una delle sue canzoni preferite del momento. Aveva un ritmo latino, nonostante fosse di un rapper italiano, la classica canzone estiva che si sarebbe sentita da giugno a settembre in tutte le spiagge d'Italia. A lei però piaceva, soprattutto il ritornello in cui cantava una ragazza spagnola, le faceva venire una voglia sfrenata di ballare. Quella mattina le andava di dare una sistemata alla camera, era di buon umore. Iniziò quindi a rifarsi il letto, sbattendo bene le lenzuola fuori dalla finestra; dopo di che aprì l'armadio e cominciò a ripiegare per bene tutte le t-shirt che si erano scombinate nei giorni precedenti, quando una sera, dalla fretta, lei ne aveva cercata una in particolare senza badare al caos che stava creando. La canzone continuava e lei muoveva le gambe a ritmo di musica, mentre cercava di sistemare quelle poche cose. Ciò che continuava ad ignorare, era il ragazzo che stava nella stanza di fronte alla sua. Eric infatti, era nel letto che continuava a girarsi, cercando di coprirsi le orecchie con il cuscino. Non era presto, erano già le nove e mezza, ma quella notte era stata particolarmente agitata per la sua mente. Non era riuscito a dormire, si svegliava in continuazione cercando di non pensare al bellissimo momento passato con Giorgia la sera prima, quando avevano suonato al pianoforte. Si girava e rigirava nel letto, prima a pancia in giù, con la faccia immersa nel cuscino, poi a pancia in su, sospirando. Era un pensiero fisso. Gli aveva provocato un culmine di emozioni che nemmeno lui sapeva come interpretare. Ciò che sapeva con certezza era che lei lo faceva stare bene. Ma di fronte a quella musica troppo alta, non poté fare altro che accettare di alzarsi dal letto. Si sedette portando giù le gambe, per poi appoggiarsi con i gomiti sulle ginocchia. Si passò una mano sugli occhi, per poi raggiungere la fronte e tirarsi indietro i capelli mossi. Si alzò dirigendosi verso la sedia da ufficio, sulla quale aveva adagiato i classici vestiti casalinghi, quelli che non si userebbero mai per uscire. Indossò dei pantaloni della tuta, abbastanza leggeri, una canotta a costine bianca e ai piedi si mise dei calzini corti. Aveva ancora gli occhi gonfi dal sonno, quando uscì dalla camera dirigendosi verso quella di Giorgia. Sollevò la mano per bussare, ma venne trattenuto da uno sbadiglio. Era davvero stanchissimo, ma pensava che dietro quella porta c'era la ragione che l'aveva spinto ad alzarsi.

Bussò una prima volta. «Giorgia!» ma non ottenne risposta. Girò la testa leggermente, avvicinando l'orecchio alla porta, per ascoltare cosa stesse facendo. La musica era così alta che era impossibile sentisse qualcosa. Bussò nuovamente, con più forza. «Giorgia, apri!» ma era inutile, non sentiva. Abbassando lo sguardo puntò gli occhi sulla maniglia ed ebbe la tentazione di aprire la porta, ma si ricordò del giorno prima e sicuramente si sarebbe arrabbiata. Non voleva invadere la sua privacy, ma quella musica così alta era davvero insopportabile. Bussò per la terza volta. «Guarda che sto entrando!»

Quando aprì, trovò Giorgia ballare dei passi storpiati di latino americano. Era di spalle e non si accorse della sua presenza, così lui, con cautela, si avvicinò al cellulare che stava sul comodino e abbassò velocemente il volume. Quando lei si voltò di scatto lo colse in flagrante, incrociando le braccia.

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