.💕☀️1(parte prima)☀️💕.

91 5 67
                                    

La mia mano destra era appoggiata al tavolino mentre sorreggeva la mia testa facendo appoggiare le mie dita sopra la morbida guancia, i miei occhi erano diretti verso un panorama soleggiato di inizio Agosto che passava velocemente a quegli 80 km/h attraverso l'oblò mezzo aperto di un camper che viaggiava nelle strade della campagna.
Le palpebre sbattevano più velocemente al contatto col sole e le guancie arrossivano.
Nelle orecchie rimbombava forte una canzone a me conosciuta da molto:Blame- Calpurnia. Era uno dei miei gruppi preferiti: Malcom Craig, mi piaceva nel ruolo di batterista, Jack Anderson, ottimo membro che shippavo con il terzo, Ayla Tesler-Mabe, quanto mi piaceva la sua chitarra e il modo in cui la suonava. Eh si, ne mancava uno: Finn Wolfhard, il ragazzo diciassettenne più carino che avessi mai visto, i capelli ricci erano il suo punto forte, così morbidi, per non parlare delle lentiggini di cui era pieno in viso, erano il tocco di classe insieme alla sua sviluppata corporatura che faceva impazzire le sue fan nei sui concerti; non c'è bisogno di descriverlo nei dettagli perché si sa che è un Dio greco.Io però lo percepivo un po' diverso da tutte le altre ammiratrici, infatti non mi definivo innamorata o cotta di lui, pensavo solo fosse carino in modo amichevole. Non credevo di essere una di quelle ragazzine sfegatate che fanno urletti striduli, o forse sì?In fondo non si può conoscere veramente una persona se non si hanno prove del suo carattere.

In ogni modo ero lì ad osservare il paesaggio ripensando agli anni di gloria di quella band, perché proprio nell'autunno del 2019 si erano sciolti a causa del meanager a cui era stato diagnosticato il cancro. I miei altri pensieri su come avrei rivisto la mia cugina di secondo grado e la sua famiglia mi rallegravano, mia cugina era sempre disponibile nonostante fosse molto più grande di me, mio zio era un uomo dalle mille risorse, mia zia era una donna del sud sempre pronta per sprizzare energia, mentre l'ultimo membro, mio cugino, era ancora più grande di mia cugina e viveva con la sua fidanzata estetista che adoravo fin dal primo istante in cui la vidi. Non vedevo l'ora di vedere cosa avevano trovato nel nuovo album di famiglia che avevano trovato, c'era sempre qualcosa di nuovo da fare o da vedere.I miei pensieri volarono col vento quando sentii la voce di mia madre dire "Siamo arrivati!" mentre si alzava dal sedile per scendere a terra. Nel trambusto non mi ero accorta di quanto fosse durato poco il viaggio in realtà molto lungo, ma ero troppo felice per badarci, così scesi gli scalini e iniziai a correre lungo la salita all'interno del cancello che conduceva a un portone della casa. Il mio cuore accelerò quando sentii il beeep che aprii il cancello, la casa era proprio come me la ricordavo: una casa a due piani gigantesca provvista di soffitta e un cortile immenso ricoperto da zone verdi e alcune palme. In fondo, sempre collegato alla casa, un portico che conduceva anche a quella di mio cugino e della sua fidanzata, e per ultima cosa i vari terrazzamenti con una piscina che diventava poi un fiumiciattolo di gradino in gradino. Non vedeva l'ora di abbracciare tutti, ma quello che vidi arrivata al portico mi spaventò, non erano tutti a farsi i fatti propri, ma erano tutti schierati come per dare una notizia terribile, non era da loro. "Cia-o" l'ultima vocale mi calò quando gli vidi. "Hey Sofia!" mi rispose mia cugina con un sorriso finale. "Dobbiamo darti una notizia, non sappiamo come la prenderai, ma non svenire" mi disse frettolosamente mi zio Gianfranco.
"Perché mai dovei farlo? Non sono mai svenuta, nemmeno con le notizie più sconvolgenti" risposi stranita.
"Si, ma questa è ben diversa" mi disse Martina, la fidanzata di mio cugino e io le accennai un sorriso con la fine del labbro.
"Spero sia buona. Parlate" avevo paura di pronunciare quell'ultima parola, ma ormai l'avevo detta.
"Sai che avevamo fatto le pulizie qualche mese fa e abbiamo trovato tanti ricordi e tante foto? Ecco, tra quelle vecchie foto abbiamo scoperto che tua zia aveva una sorella che non era voluta, così fu mandata in orfanotrofio, ma fu adottata dopo poco e finì dall'altra parte dell'oceano, in Canada." disse in modo non troppo sciocccato Gianfranco.
"Wow, è una storia molto strana! Ora vi siete riunite? Potrei aiutarvi a farlo" ribattei vogliante di far qualcosa.
"Vedi, questa storia è accaduta un paio di mesi fa, e si, ci siamo ricongiunte, ora lei ha qualche anno in meno di me,è sposata e ha due figli" mi spiegò mi zia Gaetana.
"Beh, allora vuol dire che i figli saranno già abbastanza grandi" domandai incuriosita.
"Si, uno ha l'età di tuo cugino, 22 anni, e l'altro ne ha solo 17 e... è venuto qui in Italia per qualche mese prima di partire per una cosa importante per lui..." balbettò mio zio.
"Posso conoscerlo allora!" gli sorrisi.
"Ok...però...non svenire" mi pregò mia cugina.
"Si..." ormai ne potevo essere sicura: Canada, 17 anni, partire per qualcosa di importante come un tour....no, non poteva essere! Era la mia fantasia!

Peccato che quando mia cugina uscii dalla cucina mi ritrovai la sua figura in carne ed ossa. Cazzo. Le gambe mi tremavano, la vista era offuscata e piano piano, forse a velocità di una lumaca, mi avvicinai e porsi la mano: "H-h-i!"fu l'unica parola sensata che riuscii a pronunciare mentre ingoiavo litri di saliva e fissavo un punto fisso sulla sua faccia con occhi spalancati.
"Oh, non preoccuparti, so parlare abbastanza l'italiano, sono qui da un mesetto" mi rispose lui. Un Finn che sa parlare italiano? Starò sognando 😍.
"Oh, bene, io non sono un asso con l'inglese o l'americano, quello che so l'ho imparato maggiormente dalle tue canzoni e ....ok, forse ho parlato troppo, so che non vorresti una fan come cugina" straparlai.
"Di questo potremmo parlarne mentre andiamo di sopra a sistemare le tue cose, che ne dici?" mi chiese lui.
"Oh, certo" gli risposi.

Wow, stavo percorrendo una scalinata in compagnia di Finn Wolfhard in persona, sentivo di essere un vulcano di emozioni mischiate tra la paura, la gioia e l'ansia.
"Sai, in realtà mi aspettavo che reagissi così, insomma, sei una mia fan mi hanno raccontato, quindi è normale..." iniziò lui.
"In verità, io sono una tua fan, ma non vorrei apparirti solo come questo o come un'ammiratrice speciale, vorrei mi vedessi come tua cugina di secondo grado, ok?" gli imposi quasi questa cosa.
"Mi piace questa versione" affermò lui.
Arrivati in camera mi aiutò a prendere alcune cose dallo zaino e dalla valigia mentre io gli suggerivo dove collocarle. Nel frattempo mi sentivo un po' maleducata nei confronti di chi era sotto che non avevo salutato, ma come potevate biasimarmi?
"Okay, cos'è rimasto?" gli chiesi.
"I costumi da bagno" mi rispose mostrandomeli.
"Mmhh...non so dove metterli" risposi sinceramente.
"Che ne dici di pensarci dopo? Devo darti una cosa" mi incuriosii lui.
"Come sapevi che tra poco è il mio compleanno?" feci un po' stranita.
"Non c'è molto da fare qui, mi sono informato, io non posso andare in paese, mi riconoscerebbero" mi spiegò.
"Dura la vita delle celebrità cugino?" dissi sarcasticamente.
"Non sai quanto" mi rispose con più serietà lui.

Arrivati in terrazza trovai tutti in attesa di vederci ritornare. Com'è che nessuno ha niente da fare quest'oggi? Basta stalkerarci! Non farò cose con Finn, lo prometto!
"Tieni!" i miei strani pensieri si dissolsero a questa parola di mio cugino canadese.
Gli feci cenno con la testa di venire a sedersi con me sul divanetto lì vicino per aprirlo, e lui mi seguii. Sciolsi il fiocco e iniziai a togliere la carta che mi divideva dal regalo. Quello che potevo immaginare non poteva di certo essere quello: UN GATTO!
Quell'esserino saltò fuori e si posò sul divano, emisi un gemito di sorpresa per poi portarmi le mani alla bocca e iniziare a sentire un lamento di pianto proveniente da me, finché le lacrime non mi inondarono il viso. Non riuscivo più a calmarmi, nessuno mi aveva mai fatto un regalo del genere nonostante lo chiedessi, mentre sembrava che Finn mi conoscesse da sempre. "E solo perché tu lo sappia sto piangendo per la gioia...ti prego dammi un abbraccio!" lo pregai e in poco tempo mi ritrovai con le mani intorno al suo collo, la testa sulla sua spalla e le sue mani sui miei fianchi, riuscì a sussurrarli un "grazie" nell'orecchio per poi afferrare con delicatezza il gattino. Era un gatto certosino, un gatto dal pelo nero/grigio e con occhi verdastri. Restammo tutto il pomeriggio sul divanetto a coccolare il morbido animale con Finn, qualche volta anche appoggiandomi sulla sua spalla con la mia testa,ma non mi importava, mi sentivo bene.

A Finn venne un'idea brillante e me la propose:
"Hey, ti va di fare una videochiamata a Jack Grazer? Non lo sento da un po'"mi chiese.
"Jack? Jack Grazer? Jack Dylan Grazer?Ovvio che voglio, dai muoviti, vai a prendere il computer!" risposi euforica.
"Ok ok, calma uragano" e si alzò dirigendosi a prendere il computer.
Tornò pochi minuti dopo chiedendomi di parlare in inglese mentre stava preparando la videochiamata su Skype. La chiamata non ci mise molto a funzionare, infatti dopo poco sullo schermo apparse lui: Jack Dylan Grazer.

Angolo autrice
Salve belle persone!
Il mio primo sogno non si conclude qua, infatti il prossimo capitolo sarà: 1(parte seconda). Che ve ne pare? Ho una mente molto contorta, vero?
Non mi sarei mai aspettata che un mio sogno avrebbe dato frutto a una storia del genere. Comunque grazie per il gatto Finnie 😆! Naturalmente nella realtà appena l'avessi visto anche solo di sfuggita me lo sarei limonato, ma questi sono dettagli...
Ora vado a sognare e a vedere cosa succederà, buonanotte ragazzi!

Sogni disturbanti by Finn WolfhardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora