Eravamo ancora lì, a passeggiare senza una meta prefissata. Non so cosa ne pensasse lui, ma andare in giro senza una meta era liberatorio, nessuno dei due poteva sapere cosa sarebbe accaduto, e ne saremmo usciti tutti e due in modo tranquillo. Era alquanto rilassante.
L'unica cosa ansiogena, come sempre, erano le persone che guardavano Finn in modo scrutante.
"Quando hai detto che è la festa?" mi chiese mentre passeggiavamo.
"Oh, è dopodomani" risposi certa.
"Bene, quindi domani è un pre-compleanno, giusto?"
"Penso di sì, è bizzarro pensarla così"
"Ah, abbastanza, ma è carino"
"Penso di sì"
La breve conversazione finì lì, era uno di quei momenti in cui vuoi dire mille cose a una persona quando non ce l'hai accanto e poi quando è lì...puff.
"Ti va un gelato?" mi chiese dopo svariati minuti indicando la gelateria.
"Sbaglio o eravamo venuti qui per smaltire?" chiesi sentendo la domanda contraddittoria.
"Si...ma si può cambiare idea" si giustificò.
"Va bene, ma sappi che ti sei aggiudicato l'etichetta dell'ingordo" dissi alzando le spalle.
"Sarà..."
Detto questo scavalcò lo scalino della gelateria, e lo stesso feci io.Compì i primi tre passi in modo spensierato, per poi ricredermi strattonando Finn per un braccio fino fuori e sbattendolo involontariamente contro la parete esterna della gelateria.
"Ma che cazzo stai facendo" gli premetti subito una mano sulla bocca.
Iniziò a emettere gemiti non capendo, ma poi iniziai a sussurrare:
"Scusa..."
Scosse la testa visto che ancora non aveva capito.
"È che ho visto quella ragazza, mi sa che è la figlia della gelataia, non possiamo entrare qui" dissi sempre sussurrando.
Finalmente lo lasciai parlare.
"Beh, allora grazie"
"Ti ho evitato una condanna a morte, andiamo..." lo incitai mostrando la strada.Continuammo a camminare in cerca di qualsiasi altro posto facesse qualcosa di rinfrescante. Non stavamo camminando da molto, però già sembrava un'eternità, si sa cosa succede quando si vuole mangiare.
"Ci sarà un'altra gelateria nel giro di 40 km, no?" sbraitai.
"Almeno spero..." continuò.
A quel punto mi squillò il telefono.
(Ed è anche a questo punto che appare missgrazer_gazebos ) 😒.
" Chi è?" mi domandò Finn.
"È una mia amica, ma non so perché mi ha chiamato adesso..."
"E non lo saprai mai se non rispondi" indicò il cellulare.
"Oh, giusto!" affermai.
"Pronto?"
"Ciao...sei già dai tuoi zii in Salento per caso?"
"Si...perché?"
"PERCHÉ FINN WOLFHARD È LÌ!"
La notizia mi sconvolse.
"E..e tu come lo sai?"
"Una certa ragazza a postato una foto di lui di spalle che cammina dicendo che si trova in Salento"
"Si, ma potrebbe essere anche un Photoshop, non credi?!" cercai di salvarmi.
"Oppure no...con lui c'era una ragazza che ti assomiglia. Mi nascondi qualcosa?"
Iniziai a sudare freddo.
"No...(?)"
"Non ti nasconderei mai una cosa del genere, lo sai" continuai.
"Io interrompo qui questa conversazione,vedremo se stai dicendo la verità"
"Io..."
Ormai la conversazione era finita, aveva attaccato.Misi via il telefono e mi morsi il labbro.
"È successo qualcosa di grave?"
Volevo parlare, ma non ci riuscivo.
"Ci ha fatto una foto..."
"Chi?"
"Quella ragazza, alla gelateria" dissi.
"E..?"
"Beh, la mia amica l'ha scoperto e pensa che quella ragazza affianco a te sia io, così ora non mi vuole più parlare"
"Scommetto che non ti odia"
"Più di questo devi sapere quanto ama te"
"Me?"
"Già" mi scappò una risatina nella mia mortificazione.
"Stai tranquilla, sappi che..." non riuscì a finire la frase perché il telefono mi squillò.
Era mia madre. Deglutii e subito dopo risposi.
"Dove siete?"
"In..in giro"
"Ti rendi conto che potrebbero scoprire chi è tuo cugino e postarlo sui social? Avremmo orde di persone assatanate ogni giorno sotto casa! Tornate qui!"
"Si,mamma"
Chiusi il telefono.
"Chi er- " non lo lasciai finire.
"Mia madre"
"Quindi?"
"Ci ha imposto di tornare a casa"
"Perché?"
Non volevo dirgli la verità, ci sarebbe rimasto male e avrebbe sofferto sentendo la risposta che gli avrei dato. Non se lo meritava. Assolutamente.
"Ehm...dice che ho combinato qualcosa"
Fece un respiro.
"Mamma mia, sei un disastro" affermò alzando gli occhi al cielo.
"Eheheh...."
"Prendiamo le biciclette e andiamo a casa"
" Okay"Nel tragitto di ritorno non ci dicemmo molto, era bello quel silenzio amichevole che si sentiva nell'aria. Quando sai di conoscere una persona e ti piace starci non servono sempre le parole, a volte il silenzio parla da se.
Arrivati avevamo le gambe distrutte per la lunga pedalata, ma non finiva lì, dovevamo ancora risalire la salitina che portava alla villa spingendo inoltre le bici. Unico momento in cui avrei voluto morire.
Dovevo fare una salita lunghissima, avevo litigato con una delle mie migliori amiche, avevo discusso con mia madre, avevo mentito a mio cugino e un'orda di fan assatanati avrebbe attaccato la villa in poche ore solo per una stupida foto.
Poteva andare peggio?
Arrivammo in cima così stanchi che non basta un termine per descriverlo, ma io mi ero dimenticata che una volta che si raggiunge il fondo si può solamente salire.
Infatti arrivati sotto la tettoia trovai due persone.
Jack Dylan Grazer e Sophia Lillis.Angolo autrice
Questo capitolo mi piace solo per il finale.
Capirete più avanti che c'è un collegamento tra tutte le chiamate che ho ricevuto, la foto scattata e l'arrivo di queste due belle personcine.
Detto questo vado a dormire e a sognare cosa succederà! 😜😴🤫
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Sogni disturbanti by Finn Wolfhard
Teen FictionVoglio partire dal presupposto che sono una persona strana perché io i sogni non gli faccio a caso, ma a puntate. In pratica il mio cervello mi da serie Netflix gratuite e in prima persona. Cosa posso volere di più? In questa storia vi racconterò la...