Capitolo XII L'incubo che si cela nella felicità

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POV Violetta

Stavo scendendo delle splendide scale fatte di marmo nero, sopra cui c'era steso un lungo tappeto verde pino.

Il soffitto era completamente affrescato come un cielo notturno e da esso pendevano dei splendidi lampadari di cristallo che sembravano quasi delle stelle.

Anche questa volta il "mio" corpo si muoveva da solo.

Quando passai vicino a una gigantesca finestra, che dava su uno splendido giardino di rose bianche, notai quello che sarebbe dovuto essere il mio riflesso.

Il riflesso che mi ritrovai davanti non era il mio, bensì quello della ragazza che avevo visto nel sogno della notte prima, se non sbaglio si chiamava Kirina.

Vidi che sulle labbra gli era spuntato un sorriso dolcissimo e solo in quel momento mi resi conto che non era uguale all'ultima volta.

Quella che avevo davanti era una ragazza della mia stessa età, i suoi capelli ora arrivavano ai fianchi ed erano adornati da delle perline e dei fiorellini rossi e viola.

Il suo corpo non era più quello acerbo di una ragazzina bensì quello di una giovane donna.

Il vestito che indossava era semplice e consisteva in un bustino, senza spalline, di velluto che le fasciava il seno, il bacino e i fianchi, alla fine del bustino c'era una morbida gonna, anch'essa di velluto, che terminava una decina di centimetri prima del ginocchio.

Il tutto completamente tinto di nero ossidiana e su tutto il vestito c'era ricamato un disegno di fiori color porpora, che sembravano rose.

Ai piedi sentivo che avevo... avevamo, delle scarpe col tacco.

Il corpo in cui mi trovavo ricominciò a camminare ma fece in tempo a fare soltanto un'altra rampa di scale perché delle grandi mani l'afferrarono, trascinandolo in una rientranza della parete.

Pochi secondi dopo delle forti braccia mi abbracciarono da dietro.

Sentì il respiro di una persona vicino il lobo del "mio" orecchio, le mani che erano sui fianchi di quel corpo che non sapevo se potevo considerare veramente mio, iniziarono a percorrere tutto il "mio" bacino, fino ad arrivare al "mio" collo.

Appena quelle grandi mani si spostarono dal mio collo, per tornare ad abbracciarmi, potei sentire qualcosa di freddo e senza che io lo volessi fino infondo, il "mio" viso si abbasso, così potei notare che ora al collo portavo una leggera catenina da cui pendeva un cristallo azzurro.

Ero talmente concentrata su quel ciondolo, che non mi resi subito conto che colui che mi aveva fatto quello splendido regalo, ora era vicino al "mio" orecchio e appena sentii che il "mio" corpo cercava di girarsi, lui iniziò a parlarmi vicino ad esso, lungo il "mio" corpo sì propagavano come scariche elettriche e brividi ad ogni sua parola, ad ogni contatto con la sua pelle e ogni volta che il suo alito caldo mi sfiorava il collo.

-Ti piace il regalo?- una voce dolce e roca al tempo stesso, venata da una nota di malizia, mi raggiunse come una melodia.

Sembrava la bellissima voce di un angelo peccatore.

-Si molto!- dalle "mie" labbra invece uscì una voce cristallina e gentile, ma che aveva una nota particolare nel tono, che mai ti avrebbe fatto pensare ha un angelo bensì più che altro, sembrava quasi il vento.

Libero, ribelle, incontrollabile ma sopratutto incontaminato e anche gentile.

-Ora dovresti andare, stanno tutti aspettando Violetta Kirina Mechtat'Angela principessa del Regno delle Tenebre e guardiana della Dea della Luna.- quelle parole mi scioccarono particolarmente, sopratutto il fatto che quella ragazza avesse una parte del nome uguale al mio.

Kirina.il diario nero [BOZZA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora