Capitolo #5

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Strinse il notebook tra le mani nel caso qualcuno avesse avuto il malsano pensiero di rubarglielo- allora... ehm, che ci fai in questo postaccio?- disse per poi guardarlo negli occhi cercando in lui la sua attenzione oltre che l'occasione per perdersi nei suoi occhi neri come la pece.

Lui con altrettanto interesse la fissava perdendosi per un attimo nei suoi occhi marroni come il legno per poi rispondere alla domanda della giovane con titubanza -vedi,i miei genitori sono morti qualche anno fa e io, come puoi capire, vivo da solo da molto. lavoro per pagare l'affitto di casa, le bollette e tutto il resto. Però ho trovato un modo di riuscire a tornare a scuola ed eccomi qui. Onestamente non so minimamente se riuscirò a conciliare tutto questo, spero di riuscirci- il corvino abbassò la testa e fissò il pavimento con uno sguardo assente -mentre tu... che cosa mi racconti?-. La giovane ragazza si voltò verso il ragazzo che ormai aveva uno sguardo assorto nel vuoto ed accompagnato dal suo silenzio mentre lentamente esso spostò lo sguardo su Dark che prontamente rispose senza tanti giri di parole -io? Io vivo da sola, i miei genitori sono andati in Svizzera per lavoro e non torneranno se non tra tre o forse due anni. Vivo da sola quì vicino e non sono molto dedita ad avere rapporti anche solo di amicizia in questa classe come puoi notare- mormorò le ultime parole con un tono che variava dal nervoso ad un ghigno spaventoso e privo di qualsiasi emozione se non di vendetta. Non aveva intenzione di cedere agli insulti o alle dicerie di quei mocciosi che erano in classe con lei. In fondo al suo cuore lei sapeva benissimo che quel posto non era adatto a lei, i suoi genitori come tutti quelli che le volevano bene desideravano e vedevano in lei una ragazza con la media alta, una giovane ragazza che studia sempre e che avrà in futuro una carriera di successo. -La scuola mi opprime come i miei genitori- aggiunse la brunetta ringhiando a denti stretti sibilando ogni parola mentre lo sguardo di essa si sposto sul vuoto, sul muro dietro il giovane che la continuava a guardare. Per aver accumulato così tanto nervosismo in così poco tempo la ragazza tamburellava le unghie sul banco verdastro con delicatezza facendo appena sentire il loro rumore. Ares continuò a mantenere lo sguardo sulla ragazza rispondendole - beh, io e te siamo molto simili- guardando il viso della giovane mentre in lui la sua empatia gli suggeriva che lei fosse triste. Sorrise appena mentre sentiva che si affezionava alla ragazza sempre di più, ogni secondo di più. -Senti, se ti va, potremmo studiare insieme e alleggerirci nello studio. Alla fine noi dobbiamo pensare a noi stessi e non agli altri, loro falliranno noi invece no-. Continuava a sorriderle in modo amichevolmente mentre pensava "questa ragazza oltre che gentile è anche davvero bella, è la prima volta che mi capita una cosa del genere, mi sento strano-. 

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