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ALICE

«Chi è quel ragazzo?»
Ecco che mia madre nei panni di investigatrice - stile Miss Murple - partiva con il terzo grado e non avevo ancora chiuso la porta di casa alle mie spalle.

Le mancava solo un cane segugio per seguire le mie tracce e sarei stata catapultata in un film giallo.

Sbuffai seccata e mi diressi verso le scale per andare in camera: «Un amico»

Liquidai velocemente senza permetterle di replicare,
l'unica cosa che volevo era stendermi sul letto e spararmi nelle orecchie qualcosa che mi facesse dimenticare il mondo almeno per dieci minuti.
Le ultime parole famose.

"Quando,
quando arrivano i suoi occhi,
tutto intorno si distorce
e di luce mi ricopre se poi
col suo sguardo mi si posa addosso.

Quando,
quando arriva la sua voce,
come neve mi da pace
e quando arriva la sua pelle ad occhi chiusi,
ne immagino il sapore.

Quando,
quando arrivano i suoi occhi,
con lei arrivano le stelle
e non desidero di più che starmene a guardarli.

Quando
e quando arrivano i suoi occhi
e senza suono puoi sentirli
e come il freddo che non fa rumore, ma ti fa tremare.

Quando,
quando arriveran le mani,
forse, forse poi lo scoprirò.

Ma quando,
quando arriveranno i sensi
e quando poi saranno menti
so già che mi perderò, tra stupidi disegni.

E quando arrivano i suoi occhi
e senza suono puoi sentirli
e come il freddo che non fa rumore, ma ti fa tremare."

Ecco, come volevasi dimostrare, sembrava una formula matematica fatta e finita, senza via d'uscita.

La musica ti capisce più di chiunque altro, esprime al meglio ciò che senti nel profondo.

Me lo ritrovavo ovunque, in ogni luogo, in ogni canzone, in ogni frase, in ogni mio pensiero.

Più cercavo di togliermelo dalla testa più lui ricompariva, come un fulmine a ciel sereno.

Che poi lo odiavo, anche se il mio cuore non mi dava mai ragione e iniziava a palpitare così forte che credevo di morire.

Lo odiavo ma quando lo vedevo si annullava tutto, la vista si appannava, ogni cosa scompariva e c'era solo lui.

Lo odiavo ma lo avrei baciato ogni secondo, quel suo sapore caldo e avvolgente mi mancava da impazzire.

Lo odiavo ma quegli occhi non mi facevano respirare, così penetranti, così azzurri, così magnetici.

Lo odiavo quando mi chiamava «tettina» ma mi era sempre sembrato qualcosa di dolce, come un soprannome tenero che si da alla propria ragazza.

Lo odiavo quando mi provocava, ma mi divertivo a vendicarmi.

Certe cose non riuscirei a spiegarle nemmeno tra mille anni.

Questo volerlo ma odiarlo allo stesso tempo, questo sentimento così forte e distruttivo, così contrastante.

Così diversi e così attratti, due poli opposti della stessa medaglia.

Potevo dargli una possibilità, togliere l'ascia di guerra, fidarmi, mettere tutta me stessa, dipendere da lui.

Ma alla fine, avrebbe funzionato?
Il mio cuore sarebbe stato ancora intero?
Mi avrebbe spezzato in mille pezzi?

Un bacio tra amore e odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora