Capitolo 14

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Passò una settimana da quel giorno. Con un aria più tranquilla presi il treno e andai a scuola. Entrai con 15 minuti di ritardo dal momento che avevo deciso di stare da solo e salire verso l'istituto ascoltando della musica. Aprì la porta della classe e vidi la professoressa che mi guardava con un aria dispiaciuta.
"Bentornato! Tua madre mi ha avvisato. Per questa volta chiudo un occhio sul tuo ritardo."
Entrai con un passo leggero, quasi come se fossi in punta di piedi. Mentre mi dirigevo verso il banco, mantenendo la testa bassa, guardavo con la coda dell'occhio i visi dei miei compagni. Tutte facce incredule e stupefatte. Avevo detto a Jack di non farne parola con nessuno. Camminavo a testa bassa, con gli occhi spenti. Arrivato al mio banco posai le stampelle e abbassai la testa per riposare un po'. In quei pochi momenti in cui alzavo la testa alcuni dei miei compagni cercavano di parlarmi, ma io facevo cenno con la testa di no. Passavo il mio tempo a guardare il ginocchio e quelle maledette stampelle.
Aspettavo la fine delle lezioni per fare due passi e raggiungere l'uscita dove ad aspettarmi c'era mia madre in auto.
Mentre stavo per salire e avviarmi verso casa Paul mi chiama e fa segno con la mano di aspettare.

"Dimmi Paul."
"Ecco tieni, ci devi essere alla partita."
"Grazie ma non ci tengo a vedere voi in campo e io in tribuna a guardare i miei amici giocare."
"Non devi andare in tribuna. Abbiamo parlato con il dirigente. Starai in panchina a fare una specie di allenatore."
"No no. Sarebbe peggio."
"Allora vai in tribuna e fai il tifo. Senza di te Alfo non intende giocare."
"Se le cose stanno così ci vengo."
"Perfetto, a domani."
"A domani."
Entrai in auto e mi avviai insieme a mia madre verso casa.

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Chiedo scusa per il cospicuo ritardo ma voglio anche ringraziarvi tutti per il grande supporto. :)

EssEmmeTS

L'ultimo calcio di rigoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora