Capitolo 11

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L'estate era ormai giunta al termine. Io e i miei compagni di squadra eravamo ancora felici per la vittoria contro i nostri "rivali". Ma la scuola stava per iniziare e ci salutammo. Con l'arrivo del freddo e della lontananza tra i paesi le partite fra di noi sarebbero diventare sempre meno, così prendemmo una decisione ogni domenica mattina dalle nove a mezzogiorno avremmo giocato. Tutti e dieci eravamo d'accordo tranne uno Federick. Aveva detto di essersi iscritto ad una scuola calcio e che di domenica lui non poteva assolutamente venire a giocare. Noi accettammo comunque dal momento che le squadre si sarebbero mescolate. Non c'era più un noi e un loro ma un unico gruppo con un amore verso il calcio.

La scuola iniziò e io e Jack partimmo emozionati ma anche spensierati. Pronti ad iniziare il nostro secondo anno di scuola media. Entrammo in classe e rivedemmo i nostri compagni. Ci abbracciammo e iniziammo a parlare di tutto quello che ci fosse passato per la testa.

Passò la prima settimana di scuola e finalmente arrivò la domenica. Ci avvisammo tutti tramite messaggio su cellulare e partimmo. Arrivammo tutti e nove li al campo. Ma si presentò subito un problema. Eravamo dispari. Un cinque contro quattro non sarebbe stato leale da parte degli avversari e così al posto di giocare tutti presero il cellulare per chiamare qualcuno tranne me. I miei unici amici si trovavano li d'avanti a me. Nessuno riuscì a trovare un giocatore. Dovevamo giocare senza una persona. Così decisi di provare a trovare l'uomo mancante io. La persona più vicina a me, l'unico che condivide con me giorno e notte, mio fratello. Si allenava con me e Jack di tanto in tanto e sembrava amare il calcio quasi quanto me. Non aveva mai giocato ma con Jack aveva un legame fortissimo come il mio. Decisi di chiamarlo e farlo venire. Aveva solo 9 anni. Un po' presto per giocare partite al nostro livello ma era l'unica occasione. Chiamai a casa dove rispose mia madre dicendo che Mark sarebbe arrivato subito. Posai il cellulare e avvisai gli altri spiegando la situazione. Risposero dicendo che non vi erano problemi e che per loro un giocatore vale l'altro. Non appena arrivò gli dissi che doveva fare solo come facevo io in allenamento dietro casa, lui sorrise e disse:

"Sal, guardami e stupisciti".

Poco dopo decidemmo le squadre e ci preparammo per iniziare.

L'ultimo calcio di rigoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora