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babe
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Lucy ferma il suo sguardo su una vetrina di una boutique parigina. Il manichino indossa un abito da sera lungo e rosso con qualche spaccatura qua e là; porto uno sguardo dal manichino a lei notando come gli occhi le stessero brillando; somigliava in modo incredibile ad una bambina il giorno del suo compleanno, quando scarta il regalo che ha sempre desiderato e il mondo le sembra perfetto.
Alza lo sguardo su di me sorridendomi debolmente, appoggia una mano sulla vetrina del negozio per poi riportare lo sguardo sull'oggetto dei suoi desideri. <<Bello, vero?>>
Annuisco mettendomi dietro di lei per abbracciarla, il mento piantato sulla sua testolina bionda. <<Ti starebbe davvero bene perché metterebbe in risalto il tuo corpo slanciato>> Le lascio un bacio nell'incavo del collo, ma lei incassa la testa tra le spalle come scottata dal fuoco.
<<Gray noi non dovre- — prende un respiro profondo prima di staccarsi dal mio abbraccio e voltarsi verso di me con una strana espressione disegnata in viso. — Gray tu ami Juvia. Io amo Natsu. Non possiamo fare questo ad entrambi. A loro, ai nostri sentimenti. È così egoista>>
Annuisco trovandomi pienamente d'accordo con lei. <<Sì, hai ragione. Scusa è stato solo un momento di debolezza. Sai... le cose con Juvia non stanno andando per nulla bene e credo, sì, insomma, che vessi solo un po' di conforto da un'amica. Un conforto sbagliato — sospiro sonoramente grattandomi la nuca nervosamente. — Nessun rancore, vero?>>
<<Nessun rancore — mi sorride con quella sua tipica dolcezza per poi indicarmi con un cenno del capo, e un sorrisetto imbarazzato a causa della perdita di tempo, la vetrina della boutique e quindi l'oggetto della sua attenzione. — Vado a provare il vestito. Entri con me, così potresti darmi un tuo parere. Non voglio che, ecco, mi stia troppo attillato>>
Annuisco con diversi cenni della testa sorridendole contento. <<Faccio solo una telefonata veloce e ti raggiungo. Devo avvertire mamma che sono arrivato, ho dimenticato di farlo prima>>
Annuisce con diversi cenni del capo per poi entrare all'interno del negozio ed iniziare a parlare con la commessa, chiedendole informazioni sul vestito esposto. Prendo il cellulare dalla tasca anteriore dei pantaloni per poi comporre velocemente il suo numero. Dio, che ansia del cazzo. Uno, due, tre, quattro. Al quinto squillo risponde con la voce più bella ed entusiasta che io abbia mai avuto modo di sentir fuoriuscire dalla sua bocca, perlomeno in quest'ultimo periodo.
<<Allora?>> È divertita, come se si aspettasse solo una risposta positiva a tutto quel piano che abbiamo messo su in circa mezz'oretta, giusto il tragitto dall'albergo all'aeroporto.
<<Lucy mi ha detto che ama ancora Natsu rifiutando persino tutte le mie avance. A te come va' lì, invece? L'idiota che sta combinando? È ancora depresso? — chiedo, nel mentre mi appoggio ad un muro portante del negozio; lontano dalla visuale di Lucy. — Non l'hai baciato, vero?>>
<<Sì, l'ho baciato — ammette; appoggio la testa contro il muro sbuffando contrariato. Adesso sicuramente se la sta ridendo, facendomi girare ancora di più le palle già girate che ho. — Natsu sta arrivando a Parigi per riprendersi la donna che ama e per dirle che nulla può interrompere il loro amore. Tu l'hai baciata?>>
<<Sono innamorato perso di te. Penso di essermi innamorato di te>>
<<Mi manchi Gray. Tantissimo>>
<<Incontriamoci il prima possibile, allora. Io prenderò il primo volo disponibile per casa e tu potresti raggiungermi a casa mia, e spiegarmi come mai i pesci rossi non possono affogare. Non abbiamo ancora finito la nostra conversazione, l'hanno interrotta a metà>>
Ride dall'altra parte del mondo. E penso che la sua risata sia stupenda. <<Penso che faremo di tutto all'infuori del parlare, Gray. Aspettami>>
