[ 3.00 am ]

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A L I C E 

Erano passate esattamente due ore da quando l'ascensore si era bloccato e il tutto veniva reso sempre meno tranquillo dato il silenzio. Non era tanto imbarazzante, solamente strano.

Abbiamo continuato a guardarci l'un l'altro ogni cinque minuti e a scambiarci qualche sorriso ma nessuno dei due apriva bocca.

Era un pò imbarazzante, per questo decisi di iniziare una coversazione "Quindi, hm... sei di New York?" la sua testa scattò, probabilmente l'avevo spaventato dato che eravamo rimasti in silenzio per le due ore passate.

"Veramente vengo da Los Angeles" disse.

"Oh, cosa ti ha portato qui a New York?" lui sospirò profondamente "E' una storia lunga" io ridacchiai "Beh..." dissi indicando il posto in cui eravamo rinchiusi "Ho tutta la notte" lui rise per la mia affermazione e sospirò nuovamente "Ok, beh... quando ero più piccolo i miei genitori non stavano mai insieme, mi dicevano sempre quello che dovevo fare e così non riuscivo mai ad essere me stesso. Quando mio padre se ne andò, mia madre iniziò ad abusare di me..." si fermò per un istante e guardò a terra per poi continuare qualche secondo dopo "la mia vita faceva parecchio schifo, così promisi a me stesso che al compimento di diciannove anni mi sarei trasferito e sarei diventato uno scrittore, quindi eccomi qui." Gli rivolsi un misero e triste sorriso, era così triste sapere che delle persone ancora oggi fanno certe cose ai propri figli. " Non ci credo, ho appena raccontato la storia della mia vita ad una sconosciuta!" lui interruppe i miei pensieri e io scossi la testa "Tecnicamente non sono una vera e propria straniera, io so il tuo nome, tu sai il mio e poi sono una psicologa, quindi stai parlando con la giusta straniera!" gli feci l'occhiolino e lui arrossì timidamente.

"Di dove sei?" mi chiese "Nata e cresciuta a New York" gli sorrisi e lui arrossì, di nuovo.

* Mezz'ora dopo *

E V A N

Era difficile mantenere le lacrime che si stavano formando intorno agli occhi, ma Alice riusciva a farmi passare tutto e ascoltare le sue battute mi tirava su di morale. Lei era probabilmente la più intelligente, bella e simpatica ragazza che io abbia mai conosciuto. Lei era, ed è tutto quello che un ragazzo vorrebbe. Il modo in cui i suoi capelli scuri si posavano sulle spalle e il modo in cui i suoi grandi occhi brillavano nonostante la luce offuscata dell'ascensore... Era perfetta, specialmente quando sorrideva, si formavano delle fossette vicino ai suoi occhi erano profonde come l'oceano e perfettamente formate.

"Ok senti questa... Toc Toc?" lei rise mentre diceva la sua barzelletta, poichè sapeva benissimo come andava a finire.

"Chi è?" ridacchiai.

"Britney Spears"

"Britney Spears chi?" alzai un sopracciglio, curioso di cosa stesse per dire.

"Toc Toc?" disse nuovamente.

"Chi è?" risposi, di nuovo.

"Oops, i did it again" e in quel momento un'altra risata uscì dalla mia bocca. Non importava quanto bizzarre fossero le sue barzellette, riusciva a farmi ridere, sempre.

12 ore [evan peters]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora