Capitolo 24

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Mi sveglio stanchissima e vado a prepararmi. Oggi sono particolarmente stanca e non so perché, ieri notte mi sono addormentata presto. <<Marti mi passi le scarpe>> me le lancia e le sorrido ringraziandola per poi alzare gli occhi al cielo. Scendiamo a fare colazione e mi siedo vicino a Jacopo accoccolandosi a lui, che subito mi abbraccia. <<come va oggi?>> lo guardo e sorrido leggermente facendogli capire che non mi sono ancora svegliata bene. Mangiamo in completo silenzio e poi saliamo in stanza a prendere la borsa. <<le scarpe>> sento dire dietro di me da Tali e mi giro prendendole. Usciamo dall'hotel e ci avviamo verso gli studi. Per tutto il tragitto sono rimasta avvinghiata a Jacopo che mi ha fatto ascoltare delle canzoni e insieme a lui ho iniziato a cantarle facendomi svegliare un po'. Arriviamo a scuola e dopo esserci cambiati, noi ballerini come tutte le mattine andiamo in sala per la lezione mattutina di classico. Mi metto le punte e mi appoggio alla sbarra iniziando il riscaldamento. Ad un certo punto però durante una diagonale qualcosa va storto. Sto eseguendo la seconda diagonale e sono salita sulle punte, pochi secondi prima di scendere sento il ginocchio sinistro cedere e con lui il piede che si gira facendomi cadere a terra. Sono seduta e mi fa male tutta la gamba, in particolare la caviglia. Mi vengono subito incontro i ragazzi e il maestro che preoccupato mi chiede dove mi fa male e chiama qualcuno. <<mi fa troppo male!>> quasi urlo dal dolore, mi sono stesa in terra così da poter respirare meglio. Arrivano degli infermieri che mi controllano subito la gamba muovendola leggermente. Ad ogni tocco urlo dal dolore, non riesco a muoverla e la sento troppo pesante. <<dobbiamo chiamare un'ambulanza>> avvisano il maestro e fanno rientrare i ragazzi in sala relax anche se preoccupati. <<allora stai tranquilla adesso arriva l'ambulanza e ti portano in ospedale così ti fanno dei controlli>> annuisco e intanto vedo che la gamba inizia a tremare senza il mio volere. Lo nota anche il maestro che si preoccupa cercando però di mascherarlo. Entra Maria seguita dagli infermieri dell'ambulanza e mi caricano su una barella. <<Maria ti prego tranquillizza Jacopo>> la prego e annuisce. <<tu adesso pensa a te, di lui mene occupo io>> la ringrazio e mi caricano sull'ambulanza. Durante il viaggio hanno chiamato mia madre avvisandola dell'accaduto e ha detto che avrebbe preso il primo volo disponibile per raggiungermi. Arrivo in ospedale e iniziano a visitarmi con molta delicatezza visto che la gamba si è gonfiata e soprattutto mi fa molto più male rispetto a prima. Spero tanto non sia niente di grave perché non posso non ballare, rischierei di perdere questa opportunità. Continuano a visitarmi e portarmi da un reparto all'altro e non ci sto capendo niente perché nessuno mi da una risposta, mi dicono solo di stare tranquilla, come se fosse facile. Decidono di ricoverarmi per tenermi sotto controllo per le prossime ventiquattro ore e poi vanno a visionare i referti delle varie visite. Rimango da sola per un'ora e mezza, fin quando entra in stanza mamma che corre ad abbracciarmi. <<mi hai fatto preoccupare tanto. Come stai?>> mi guarda e mi abbraccia di nuovo e le spiego cosa mi hanno fatto, e che il dolore alla gamba si è alleviato grazie all' antidolorifico che mi stanno somministrando. Sentiamo bussare alla porta sperando sia un medico che ci dica qualcosa e invece entra Ale che si avvicina abbracciandomi. <<mi hai fatto preoccupare>> mi fa tanto piacere averla qua vicino a me. Racconto a tutte e due cosa è successo e come e ad un certo punto entra un medico finalmente che ci spiega la situazione. <<allora signorine, la situazione è un po' critica. Ho controllato i referti e dalle visite è emerso un problema alla rotula, che le ha causato il cedimento, e soprattutto una frattura della caviglia. Pertanto reputiamo più opportuno che si operi, anche oggi se per voi va bene, per mettere apposto la rotula e poi le metteremo il gesso alla caviglia e un tutore con dei ferri per il ginocchio. Ovviamente questo comporta a quattro mesi di astensione totale dall'allenamento fisico e un processo di riabilitazione per il ginocchio>> guardo mia madre e poi Ale che a loro volta mi guardano sconvolte quanto me. Non posso credere a quello che mi ha detto, quattro mesi ferma, più la riabilitazione. Non posso più prendere parte alla scuola, non posso più concorrere per il serale, non vedrò Jacopo tutti i giorni. Mi viene da piangere e Ale si butta tra le mie braccia consolandomi. Acconsento per l'operazione è chiedo a mamma di avvisare Jacopo di stare tranquillo e tutti i ragazzi. <<tranquilla chiamo una ragazza della produzione che si occuperà di avvisare i ragazzi>> la ringrazio e mi asciugo le lacrime. Mi fanno indossare il camice per entrare in sala operatoria e sistemo di nuovo sul lettino. <<ti aspettiamo qua, rilassati e vedrai che andrà tutto bene>> mamma per poco non piange mentre mi dice queste cose e dopo averle abbracciare entro in sala operatoria. Mi fanno l'anestesia, e mi addormento con un unico pensiero in testa, Jacopo.
<<Carla piccola mia>> apro leggermente gli occhi e lo richiudo subito dopo. <<amore sei sveglia>> sento la voce di mia madre rimbombarmi in testa e sorrido. <<mamma>> pronuncio delicatamente con la bocca secca. Apro gli occhi e la vedo con la faccia distrutta e con un sorriso che mi riempie di gioia.i abbraccia e ricambio e poi saluto Ale visibilmente preoccupata. <<Jacopo?>> voglio sapere dov'è, come sta, se l'hanno avvisato, quando lo vedrò. <<l'hanno avvisato, ha appena finito a scuola e sta arrivando con gli altri>> annuisco sollevata e sorrido. Entra il medico e mi controlla chiedendomi come mi sento e se mi fa male la gamba. La sento un po' indolenzita però non c'è più il dolore di prima. Mi metto seduta delicatamente con l'aiuto di mamma e mi guardo il ginocchio coperto da una benda è un tutore con dei ferri, poi un po' più giù c'è un gesso che mi ricopre tutta la caviglia. <<non posso più partecipare ad amici vero?>> le guardo con gli occhi lucidi e scuotono la testa dispiaciute. Mi scende una lacrima dal viso che mi affretto ad asciugare e poi sento bussare alla porta della stanza. Entrano i ragazzi, tutti tranne lui. Mi abbracciano e mi chiedono come sto guardandomi la gamba. <<Marti dov'è?>> sa a chi mi riferisco e si rabbuia. <<non è venuto, ha detto che non se la sentiva>> non ci posso credere, io voglio vederlo ho bisogno di lui, di sentirlo vicino a me. Cerco di scendere dal letto ma non riesco. <<voglio andare da lui ora>> guardo gli altri e interviene mamma dicendomi di stare ferma. Ma perché non capiscono, io non riesco a stare senza di lui. Escono tutti, comprese mamma e Ale dicendomi che devono parlare di una cosa, lasciandomi sola. Penso a lui e dove possa essere in questo momento, non voglio che si allontani da me, non lo accetterei. Provo a scendere dal letto e finalmente riesco a spostare con le mani la gamba giù dal letto, sposto anche l'altra gamba e con un po' di forza cerco di spostarmi dal letto, quando si apre la porta e mi paralizzo vedendolo. <<ma cosa stai facendo. Coricati subito>> corre verso di me e mi aiuta a stendere di nuovo le gambe. L'abbraccio e lo tengo stretto a me. <<volevo venire da te, mi sei mancato troppo>> mi stringe più forte a se e poi mi guarda. <<mi sono preoccupato molto. Volevo venire qua ma mi hanno detto che era meglio se restavo a scuola e mi avrebbero aggiornato loro sulle tue condizioni>> lo bacio senza neanche farlo finire di parlare e approfondisce il bacio. <<non lasciarmi ti prego>> lo imploro e mi guarda baciandomi di nuovo. <<non ti libererai facilmente di me>> sorrido, si siede vicino a me e mi accoccolo sul suo petto. Rimaniamo per un po' così fin quando i ragazzi lo richiamano perché devono tornare in hotel. Lo saluto e dopo avermi promesso che tornerà domani dopo scuola esce dalla stanza. <<come ti senti?>> si avvicina mamma dandomi un bacio sulla fronte. Ale prende una sedia e si siede vicino a me <<meglio, mi fa un po' male la gamba. Voglio riprendere a camminare non cela faccio a stare ferma su questo letto>> si mettono a ridere e annuiscono. Io non sto mai ferma, sono uno tsunami e loro lo sanno bene, pertanto restare su questo letto senza potermi muovere mi ammazza. <<Carla allora questa è la tua cena, io ho finito il mio turno, ci vediamo domani mattina e in base a come stai ti lasciamo andare a casa>> entra il medico che mi ha assistito tutto il giorno, e quando pronuncia casa mi si illuminano gli occhi. <<potrò togliere il tutore?>> scuote la testa e mi rabbuio di nuovo <<questo lo terrai per due mesi mentre il gesso un mese>> scuoto la testa e mi lascio andare sul letto. Lo ringraziamo e mi avvicinano la cena. Se domani mi faranno tornare a casa, partiremo per Cagliari?! Mi auguro di no, io non voglio andare via da qua, non voglio lasciare Jacopo. <<ah Carla mi sono dimenticata di dirti una cosa>> interviene mamma e la guardo curiosa <<ci blocchiamo qua per questi mesi, così ti seguiranno i medici. Ho preso una casa in affitto e Ale resterà con noi>> la guardo e annuisce felice <<e il lavoro?>> sta lavorando a Cagliari come farà, non può viaggiare tutti i giorni. <<l'ho lasciato domenica. Dovevo dirtelo ma non ho avuto modo>> rimango stupita e l'abbraccio. Quel lavoro non faceva per lei, ha fatto bene a licenziarsi. Sono troppo contenta che rimarrò a Roma, l'unica cosa è che non vedrò più i ragazzi come prima, e questo mi dispiace molto. Dopo cena ci mettiamo a parlare un po' e poi dopo che hanno preparato i letti per restare con me a dormire, spegniamo tutte le luci e ci addormentiamo.

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