Negli anni che seguirono la seconda guerra mondiale, la psicanalisi cominciò ad esercitare un influsso crescente sul cinema. Le teorie sull'inconscio di Freud influenzarono, per esempio, molti film di Alfred Hitchcock e di Woody Allen. Accanto alle teorie di Freud, che meglio si adattavano al teatro domestico, l'elaborazione psicanalitica di Carl Gustav Jung, ricca di riferimenti orientali, supportò la struttura mitica di numerosi film.
La fantascienza, con l'allargamento dell'orizzonte oltre i limiti individuali e il trasferimento della fantasia dello spettatore verso altri mondi, fu un'occasione propizia di contatto con la psicanalisi. La rappresentazione dell'ignoto, infatti, stimola la psiche individuale ad intraprendere il viaggio interiore che la può condurre al ritrovamento della sua dimensione collettiva e del suo radicamento nell'archetipo universale.
Star Wars appartiene al genere fantascientifico, ma non solo. Sarebbe più corretto definirlo un'opera di "fantarealtà", a causa della molteplicità di piani che compongono il suo tessuto fantastico: miti, fiabe, cicli cavallereschi, riti, tecnologie e persino riferimenti storici.
L'inestricabile intreccio di questi piani, appartenenti a contesti diversi e lontani nel tempo, appare da un lato come un dimostrazione parodistica della loro sincronia, secondo un procedimento analogo a quello adottato da Jung nelle sue ricerche mitologiche, dall'altro si presta all'analisi e al ritrovamento degli schemi archetipi che lo strutturano.
Jung, infatti, partendo dall'analisi dei sogni dei suoi pazienti, riscontrò come certe immagini, concetti e situazioni vissute in sogno e non riguardanti l'esperienza personale, fossero in qualche modo innate nella mente umana, o meglio, derivino da un inconscio collettivo, condiviso, ereditato insieme al patrimonio genetico.
L'inconscio collettivo, per Jung, è costituito sostanzialmente da schemi di base universali, impersonali, innati, ereditari e immutabili che lui chiama archetipi. In sostanza, Jung sposta sul piano dell'inconscio alcuni condizionamenti culturali (religiosi ed artistici) e ambientali, comuni a tutti gli individui di un certo gruppo, che Freud riteneva invece presenti nel Super-io della mente umana.
L'archetipo è una specie di prototipo universale per le idee attraverso il quale l'individuo interpreta ciò che osserva ed esperimenta.
Gli archetipi, integrandosi con la coscienza, vengono rielaborati continuamente dalle società umane, si manifestano "contemporaneamente anche in veste di fantasie e spesso rivelano la loro presenza solo per mezzo di immagini simboliche", si rafforzano, si indeboliscono e possono anche morire. La sopravvivenza degli archetipi, in epoca moderna è legata anche agli esiti della comunicazione di massa. Un film di successo, un libro, una trasmissione televisiva possono giocare un ruolo nel ravvivarli o indebolirli.
Questi archetipi immutabili possono essere colti soltanto attraverso il loro manifestarsi di volta in volta nei miti, nei sogni e nelle storie individuali. Seguendo il pensiero di Jung, si può quindi affermare che la fusione di due miti produce un nuovo mito sostenuto dagli stessi archetipi dei suoi componenti.
In Star Wars, George Lucas sembra spingersi addirittura oltre questo teorema, inserendo il mito in uno scenario ricco di riferimenti alla storia recente, come il viaggio interstellare o l'abbigliamento nazista degli ufficiali imperiali, trasportandolo quindi in una dimensione attuale, che acquista a sua volta un'aura mitica.
Questo porta anche ad una sorta di globalizzazione del tempo, nella quale le prospettive temporali dei miti evocati precipitano una sull'altra. Lo spazio-tempo in cui nuotano frammenti di miti e culture distanti migliaia di anni e di chilometri si appiattisce, come in un sogno, nel luogo-tempo unico dell'azione.
I personaggi, poi, sono costruiti con una consistenza storica che li rende accessibili all'identificazione da parte di ogni genere di spettatore. Jung distingueva, infatti, l'inconscio collettivo dall'inconscio individuale. Quest'ultimo riguarda le esperienze dell'esistenza individuale ed i contenuti psichici che accompagnano la personalità nella sua evoluzione storica.
I personaggi di Star Wars, pur non avendo ovviamente una vera e propria dimensione psicologica individuale, hanno una loro individualità che dipende solo in parte dagli universali archetipici del mito, in quanto è anche il risultato di una condensazione di immagini, di riferimenti, di citazioni, che traggono potenza espressiva da cinquant'anni di cinematografia mondiale. Per esempio, il Maestro Yoda è un grande maestro, mostriciattolo piccolo e bonario come certi nani delle fiabe, con occhi da monaco tibetano quando socchiusi, ma da sceriffo country quando aperti sull'allievo attento ai suoi severi consigli. Qui-Gon Jinn e Obi-Wan Kenobi, la coppia di cavalieri Jedi (maestro e allievo) condensano nell'abito e nell'arma le immagini del frate e del samurai, il novizio rasato, il maestro con la lunga chioma simbolo della maggior esperienza.
Insomma, Star Wars, sulla base di miti antichissimi, tesse la trama di un immaginario recente.
Ciò non avviene senza un'arte sorprendente: metafore, allusioni, condensazioni, costruiscono personaggi e scenari. A questo proposito si può far riferimento all'interpretazione dei sogni di Freud, in particolare a quanto afferma sul lavoro onirico e dei meccanismi che lo compongono. Il lavoro onirico, infatti, non crea nulla di nuovo, ma si limita a trasformare materiali già esistenti. Tuttavia, è il lavoro del sogno e non i materiali che costituisce l'essenza del sogno stesso.
La condensazione è il meccanismo che ritroviamo più frequentemente anche in Star Wars. Secondo Freud, la condensazione fa sì che una rappresentazione unica raffiguri da sola varie catene di associazioni.
La forza rappresentativa dei cavalieri Jedi, la cui immagine si pone all'intersezione di culture lontane, ma accomunate dalla lotta del Bene contro il Male, la suggestione delle fusioni tra sembianze umane, animali e tecnologiche, hanno forse radici nelle leggi del sogno; nel sogno di un regista, Lucas, ma anche in quello di un'intera collettività, e perciò nel mito. Per Jung, infatti, il sogno è la versione individuale del mito e il mito la versione collettiva del sogno: mito e sogno sono entrambi simbolici in quanto frutto della stessa dinamica della psiche.
Gran parte del successo di Star Wars sta proprio in questo: Lucas è riuscito con le sue visioni fantascientifiche a colmare la sete di mito di un'intera collettività, il suo sogno è riuscito ad interpretare il sogno della società americana.
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Star Wars - Un mito moderno
Non-FictionLa mia tesina di maturità. Si prega di prendere ispirazione, ma di non copiare.