11. LA VIA DEL RITORNO

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L'undicesima tappa, La Via del Ritorno, costituisce il culmine di ogni mito: qui l'eroe deve dimostrare che la sua vecchia personalità è del tutto morta e che quella nuova è immune alle tentazioni e alle dipendenze di cui era prigioniero. La Via del Ritorno implica il sacrificio, tratto distintivo dell'eroe; ora è pronto a rinunciare a qualcosa a cui tiene per un ideale o per un gruppo. La conseguente trasformazione fa sì che, quanto c'era di buono nel vecchio, sia amalgamato con la lezione imparata nel Viaggio.

Le forze del Male hanno sempre avuto la tendenza a ritornare anche dopo pesanti sconfitte. Questa persistenza del Male è ben rappresentata nella mitologia greca dal mostro Hydra, dotato di un corpo da cane alato e di più teste di serpente. Ogni volta che una testa sarà tagliata, altre due teste ricresceranno al suo posto.

Nell'opera di Lucas, la risurrezione del Male è rappresentata dalla ricostruzione da parte dell'Impero di una nuova Morte Nera ancora più grande e minacciosa della precedente.

Mentre il resto della ribellione si prepara a sferrare l'attacco finale, Luke si consegna a suo padre e, rinunciando del tutto alla violenza, spera di poterlo salvare dal lato oscuro. Vader tuttavia, non accetta la sua richiesta e lo porta davanti al malvagio imperatore, che offre a Luke la possibilità di regnare al suo fianco, uccidendo suo padre. Luke rifiuta, gettando via la spada laser, simbolo di violenza, e dichiara di aver abbracciato completamente gli insegnamenti degli Jedi. Furioso, l'imperatore usa tutti i suoi poteri per uccidere Luke.

Anakin si trova ora davanti ad una scelta fondamentale: lasciare che suo figlio muoia per mano dell'Imperatore o redimersi intervenendo per poi riconciliarsi con il figlio.

Nel confronto con il nemico, Luke, non utilizza il suo potere di guerriero, ma fa appello ai sentimenti: "Padre, per favore aiutami!" sono le parole che griderà nel momento in cui l'Imperatore è in procinto d'infliggergli l'ultimo colpo. Darth Vader reagisce immediatamente alla richiesta d'aiuto del figlio, afferra l'Imperatore e, dopo averne subito a sua volta il mortale attacco, lo getta nel vuoto uccidendolo. Con questo gesto si libera dal proprio lato oscuro sacrificando se stesso davanti agli occhi del figlio.

Uno dei temi fondamentali del terzo episodio della trilogia è la capacità dei personaggi di spogliarsi della propria immagine apparente per rivelarne un'altra differente ed a volte in netto contrasto con la prima.

Nelle culture in cui i miti sono considerati come parti di un rituale, la maschera ha un ruolo dominante così come lo avevano nella tragedia greca. Anche nelle tribù africane, la maschera è utilizzata nei rituali per spaventare il nemico, per evocare gli avi o per celebrare un'alleanza fra tribù differenti.

Nel momento in cui la seconda Morte Nera è colpita al suo cuore dalla Ribellione, Luke cerca di portare in salvo il padre ormai morente che tuttavia insiste perché il figlio rimuova la maschera, anche se ciò provocherà definitivamente la sua morte. Il volto che appare rivela profonde ferite, segni dell'umanità della sofferenza incontrata durante la vita.

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