Riflessione su Instagram post-maturità (2019)

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Siamo nel 2014 e dopo un'estate infernale, un piccolo pargolo tredicenne si prepara ad affrontare un'esperienza nuova: nuovi compagni, nuovi insegnanti, nuove materie, nuove disgrazie fisiche e psicologiche.

Passa il primo anno in maniera discreta e capisce che dovrà impegnarsi tanto per riuscire a stare a galla.

Passa un secondo anno infernale e minaccia di cambiare scuola, quella che poi sarebbe diventata la sua casa.

Il terzo anno se ne va e una piccola esperienza di soli 100 giorni gli cambia radicalmente la vita e da lì il pargoletto inizia a intraprendere un effettivo percorso di crescita che lo porta alla sua critica personale.

Non è più semplicemente un bravo studente, è un sedicenne che finalmente è stato in grado di guardarsi da fuori, di accettarsi com'è e saper sfruttare le sue potenzialità mettendosi sempre in gioco.

Il ragazzo serio, passa nel migliore dei modi un quarto anno difficoltoso, soprattutto dal punto di vista delle pressioni psicologiche e, ora è qui che vi scrive.

Un quinto anno volato e il pargoletto, ora, guardandosi indietro comprende in realtà che quel tempo dilatato che viveva travolto dalla corrente è in realtà passato in estrema fretta.

Il primo grado di scuola superiore è stato un periodo tremendo, molto più di questo secondo grado che si è oggi concluso.

Per via del mio essere in perenne conflitto, i miei rapporti con i miei compagni delle scuole medie si sono conclusi nella maniera peggiore possibile e, se questo da un lato mi tormenta (ho provocato traumi psicologici che hanno tormentato anche loro) dall'altro mi fa comprendere quanto ogni tappa della mia vita sia stata fondamentale per creare ciò che adesso sono.

I compagni che mi hanno accompagnato in questi 5 anni non mi hanno integrato nella loro famiglia, e in fondo è perché io, purtroppo o per fortuna, non apparterrò mai a nessuno e non mi piace sentirmi vincolato (in fondo chi non ricerca un minimo spazio di libertà all'interno di questa gabbia della vita?) Questi compagni mi hanno fatto dubitare sulla psiche, mi hanno mostrato quanto talento possa essere sprecato in maniera inutile, quanto le passioni possano prendere il sopravvento sulle nostre decisioni quanto privandoci di alcune esperienze ci stupiamo nel scoprire che ci piacciono, quanto i gusti delle altre persone possano essere perversi e incomprensibili da parte nostra, quanto l'ipocrisia renda le persone inumane, quanto alcuni individui debbano sempre cercare una figura che possa guidarli, quanto alcune persone silenziose in realtà siano nel loro silenzio piene di qualcosa da dire e lo esprimano tramite la loro arte, quanto l'amore sia universale e non abbia età e sesso, quanto la nostra mente è effettivamente distaccata dal nostro corpo, quanto le persone siano eccezionali senza rendersene conto, quanto effettivamente l'abito non faccia il monaco, quanto le nostre illusioni possano farci vivere in una realtà distorta che viene delusa nella realtà e quanto altri mondi artificiali possano farci sentire apprezzati in questo mondo così cupo (sì, sono 14, uno per ogni compagno che mi ha accompagnato fino alla fine in questo viaggio, a voi scoprire a chi appartiene ogni quanto).

E dopo questi 5 lunghi e brevi anni (in fondo Luca Marini è sempre tutto e il contrario di tutto...) ho visto la mia costruzione distruggersi.
Granello per granello ho ricostruito il mio castello di sabbia e, nelle sue imperfezioni (che mi hanno insegnato come migliorare la mia tecnica scultorea) l'ho visto ergersi davanti ai miei occhi.
Oggi ho posato sopra la bandierina e l'ho ammirato da lontano e, fidatevi di me, era a dir poco meraviglioso.
È inevitabile per lo scultore guardare a tutti i difetti e ricordarsi quanta fatica si abbia impiegato per costruire una meraviglia architettonica di così grande splendore.
Ora ammiro il mio castello di sabbia mentre ho già progettato un nuovo capolavoro ancora più complicato che vorrò costruire tenendo presente i miei errori che ho superato con tanta fatica e se non l'ho fatto, forse, troverò la soluzione per colmare le mie lacune.
Ma sapete qual è il brutto della vita?
Beh, è molto semplice.
Che una volta finito uno dei tanti castelli di sabbia, neanche a farlo apposta, una onda lo spazzerà via e ti toccherà costruirne un altro.
Pensa che, dopo l'ultimo castello, quest'onda assalirà anche te e non potrai più costruirne altri.

Quindi, finché riusciamo a evitare questa onda anomala, viviamo, arrabbiamoci, e continuiamo a costruire e disfare questi nostri castelli.
C'è poi chi, come me, preferisce costruirseli da soli sudando e chi necessita dell'aiuto degli altri.
L'importante è non smettere di costruire i propri personali castelli.
Dopo 5 anni, davanti alla stessa scuola, sono orgoglioso di ammirare orgoglioso il mio castello imperfetto costruito con tanta ambizione prima che l'onda, che già vedo in lontananza se lo porti via con sé.

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