Chapter I

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Edith

Ormai sono due settimane che vivo qui. Bradford mi piace, mi piace anche la compagnia dei miei nonni. Sono riuscita a trovarmi un lavoro in un locale, e non che sia il massimo, ma è qualcosa, dopotutto non voglio farmi mantenere. I miei nonni non hanno difficoltà economiche, ma so per certo che mi sentirei incredibilmente a disagio a richiedere a loro dei soldi per gli affari miei.

Preparare drink fino alle tre in un pub pieno di gente non era certamente l'obbiettivo che mi ero prefissata, per fortuna qui non sono sola. Ophelija, la figlia della proprietaria, è un'ottima amica, non ci abbiamo impiegato troppo a creare un bel legame. Credo sia la mia unica amica qui.

Alexander

Non sono solito ad uscire spesso. Come erede dell'Alpha, ho il compito di badare al mio futuro branco: addestrare i novellini, spalleggiare i miei compagni ogni volta che si va a caccia, tenere d'occhio tutto ciò che sfugge a mio padre, che sta perdendo colpi sempre più frequentemente.
Lui sa che sono pronto a prendere il suo posto, e al momento vorrebbe solo vedermi più spensierato, magari in cerca di una compagna, ma io so meglio di lui che questa non è la priorità del branco.
Raramente assecondo le sue richieste di uscire e festeggiare dopo la caccia insieme a tutti i miei compagni, un po' di spensieratezza non fa mai male a nessuno, penso.

Infilo le mani in tasca seguendo gli altri ragazzi lungo il sentiero innevato che porta dritto alla piccola cittadina di Bradford. Li sento ridere e scambiarsi battutine sulla caccia di poche ore fa, e mentre li ascolto scuoto la testa accennando un sorriso. Non è stata una delle migliori, ma almeno abbiamo portato il bottino a casa per tutto il branco.

"A che pensi futuro Alpha?" Domanda Åke affiancandomi. Rivolgo la mia attenzione al mio beta, facendo spallucce.
Il ragazzo dai capelli corvini e gli occhi azzurri mi spalleggia, come ad intimarmi a parlare, ed il mio sguardo vago deve fargli intuire già ogni mio minimo pensiero.
"Alexander" -inizia con tono di disappunto- "per favore, per una sera riesci a pensare ad altro? Stiamo andando a divertirci dopo una vittoria. Stacca il criceto nella tua testa e pensa, piuttosto, alle parole di Sigrid. Sai credo le abbiano sentite tutti."

Nella mia mente risuonano le parole della bionda che prima di lasciarmi uscire con i miei compagni, mi ha assicurato che si sarebbe fatta trovare nella mia stanza al mio ritorno. Contrariato ed infastidito dal suo tono di presunzione scuoto il capo.

"Sigrid è molto convinta, e se da una parte posso ricavarne un vantaggio per qualche notte, dall'altra sento che i suoi atteggiamenti mi asfissiano," dico al mio amico.

La conversazione viene subito troncata dal rumore della musica che giunge alle nostre orecchie anche a metri e metri di distanza. La cosa non fa che animare gli animi tra i ragazzi, che frettolosamente si precipitano all'ingresso del pub. Giuro di poter sentire il loro desiderio di fare baldoria da chilometri.

Quando metto piede nel locale una miriade di odori invadono le mie narici. Nulla di nuovo: alcol, fumo, erba, profumi maschili e.. vaniglia?
No, non è vaniglia, è molto più delicato e indecifrabile al mio olfatto, è un odore nuovo che prende il sopravvento e sovrasta tutti gli altri.
Sorpasso curioso Åke e gli altri ragazzi, seguendo quella scia che mi porta verso il bancone.

Ai miei occhi una chioma rossiccia è china nel pulire vari bicchieri, e quando mi piazzo proprio davanti a quest'ultima, alza lo sguardo una semplice ragazzina.

I suoi occhi color nocciola incontrano i miei, e giuro di poter sentire il mio lupo scalpitare per venire fuori, tant'è che per un millesimo di secondo perdo il controllo e lascio che le mie iridi prendano quel colorito rosso sangue.

In un istante mi ricompongo, passandomi una mano sul viso e sedendomi su uno sgabello con disinvoltura, cerco di coprire la punta di nervosismo che mi attanaglia.

Mi sono fatto quasi fottere da una femmina umana.

Werewolf Syndrome.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora