Chapter IX

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Edith

Ormai è sera, sto cercando di cucinare qualcosa di commestibile ma le mie doti culinarie me lo impediscono. Sono completamente impedita per queste cose.

Non sono più entrata nella stanza di Alexander. Gli ho rifornito dei vestiti trovati nell'armadio del nonno, che non sono dei migliori ma si dovrà accontentare, gli ho detto che poteva usare il bagno in camera e se avesse avuto bisogno mi avrebbe trovata al piano di sotto.

Mi ha messo di cattivo umore, è un bel ragazzo e quel caratteraccio lo rovina completamente. Quale ragazza sana di mente apprezzerebbe la sua compagnia?

Dopo aver abbandonato ogni speranza di cuocere delle verdure, ancora crude le metto tra due fette di pane con un po' di salsa e prosciutto. Ecco il massimo che posso fare ai fornelli.

Addento il panino quando lo sguardo mi cade sul proiettile, che dopo aver lavato e disinfettato, ho tenuto da parte sul ripiano della cucina.

È un proiettile strano. Ricordo che quelli del nonno non erano così.
È molto lucido, ma a distinguerlo è un piccolo disegno che ricopre solo due lati, raffigura un lupo.

"Che stai guardando?"

La roca voce di Alexander alle mie spalle mi fa trasalire e quasi un pezzo di pane non mi va di traverso.
Mi giro a guardarlo e ingoio il boccone, accennando un sorriso quando noto con piacere che indossa i vestiti che gli ho lasciato. 

Afferro il proiettile e lo porgo al ragazzo. Finisco il mio panino e mi sbrigo a lavarmi le mani.

"Hai fame per caso? Vuoi qualcosa?" chiedo voltandomi verso di lui, che sembra scrutare il piccolo oggetto nelle sue mani come se fosse la cosa più preziosa al mondo.

"No," -risponde secco, probabilmente scocciato- "anzi un bicchiere d'acqua."
Alzo un sopracciglio incrociando le braccia al petto e schiudendo le labbra, puntando lo sguardo nel suo.

"Per favore" aggiunge, borbottando.
Mi accontento e gli faccio avere ciò che ha chiesto.

Lo beve in pochi secondi, non lasciando nemmeno una goccia sul fondo.

"Hai intenzione di tenertelo?" domando alludendo al proiettile. Lo stringe in mano, lo rigira tra le dita, quel piccolo aggeggio ha la sua completa attenzione.

"Sì."
Alzo gli occhi al cielo percependo il suo tono ancora duro.
"Entro quanto guarirò?"

Vorrei potergli rispondere, ma sinceramente nemmeno io lo so. Non sono esperta in questo campo, non sono un dottore o qualcosa del genere, credo sia già un successo aver estratto quel proiettile senza ucciderlo.

Faccio spallucce appoggiandomi con il fondoschiena al tavolo, davanti a lui.

"Non lo so. Credo tu debba stare molto a riposo, verrò a medicarti spesso la ferita."

Annuisce senza spiaccicare parola e così com'è arrivato sparisce su per le scale, con passo lento e ciondolante, fino alla porta della "sua" camera.

Sospiro tornando ad accomodarmi sul divano, e proprio in quel momento il display del cellulare si illumina. Lo sblocco aprendo la chat con lo zio, ritrovandomi più di sei foto ritraenti i nonni a tavola.

Sorrido e mi affretto a rispondergli.

Alexander

Cerco di pensare a qualcosa che non sia il mio branco, ma non ci riesco. Non sono al comando nemmeno da un mese e sono già sparito per quasi un giorno intero.

Devo tornare da loro il più in fretta possibile, so che hanno bisogno di me, soprattutto ora.

Mentre il mio sguardo è rivolto alla finestra che affaccia sul fitto bosco, nella stanza fa il suo ingresso Edith, ovviamente senza bussare.

"Sono venuta a cambiarti le bende."

La voce dolce e pacata che riesce ad assumere anche dopo essere stata trattata male mi spiazza, è una cosa nuova. Questa umana è una scoperta.

Tiene testa ed è testarda quando i miei toni non le piacciono, ma puntualmente è qui a prendersi cura di me.

Lascio che la rossa mi tolga la vecchia medicazione per sostituirla con la nuova, stando fermo.
Le sue agili mani affusolate si muovono ormai esperte nel disinfettare e sostituire le bende.

Nessuno dei due osa rompere il confortante silenzio che è calato.

Raccoglie tutto quello che le serve e si alza una volta finito, si dirige verso la porta ma prima che possa uscire la mia voce la interrompe.

"Grazie."

Werewolf Syndrome.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora